Category Archives: Notizie

Abilitazioni, sorteggi e misteri

Segnaliamo ai lettori che, a giudicare dai log, passano di qui in cerca di notizie sulle abilitazioni, l’articolo di Giuseppe Di Nicolao e Antonio Banfi appena uscito su Roars, intitolato Commissioni per le abilitazioni: i misteri dei sorteggi fai-da-te del MIUR.

Perchè il MIUR sorteggia le commissioni alla spicciolata violando il regolamento delle abilitazioni? Il Comitato tecnico nominato dal MIUR aveva previsto una regola “anti-brogli” per prevenire sorteggi pilotati. Perché è stata disattesa? Perché i sorteggi pubblici vengono annunciati con meno di 24 ore di anticipo?

Le domande di Roars riguardano anche il settore della filosofia politica, i cui commissari sono stati appena sorteggiati. E sono pertinenti e preoccupanti.

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Don’t hate the aggregator. Become the aggregator

E pluribus unumIl 25 ottobre 2012 ho partecipato a una conferenza sull’Open Access con Jean-Claude Guédon, organizzata da SardegnaRicerche.

Le criticità degli oligopoli dell’editoria scientifica sono già evidenti, all’estero. In Italia però, complice una valutazione della ricerca costruita su database parziali, proprietari e opachi e su qualche conflitto d’interessi, l’accesso aperto è un fenomeno degno di nota ma minoritario.

Guédon ha sostenuto che consegnare il sigillo della scientificità a multinazionali come Thomson Reuters, che include nel suo database proprietario le riviste a suo arbitrio meritevoli, significa creare non solo oligopolio e oligarchia, ma anche colonialismo culturale. Quando i ricercatori dei paesi emergenti sottopongono i loro articoli a core journals mappati in una prospettiva anglo-americanocentrica, dedicano la loro intelligenza agli interessi dei ricchi, anziché ai propri.

Long TailSe accettiamo che il marchio della scientificità sia impresso dai journals, ma desideriamo una ricerca meno oligarchica, la distribuzione ottimale dell’impatto delle riviste dovrebbe essere una curva non solo lunga, ma anche il più possibile piatta. Senza posizioni preponderanti diventerebbe più difficile drenare risorse dal privato al pubblico e dal centro alla periferia, come è avvenuto nel sistema che ha condotto alla crisi del prezzo dei periodici

Applicare alla ricerca il modello della competizione – privilegiando la parte alta della curva – significa impoverirla, in una monocultura della conoscenza  concentrata su pochissimi interessi e pericolosamente priva di biodiversità.

La rete, rendendo facile la pubblicazione, può aiutarci a uscire dalla povertà. Internet, però, non è esente da posizioni dominanti: come ha mostrato Jaron Lanier, il ruolo giocato, nella pubblicazione scientifica, dalle multinazionali editoriali passa ad aggregatori come i motori di ricerca e le reti sociali proprietarie. In entrambi i casi qualcosa che nasce gratuito viene sfruttato per il proprio marketing e per il proprio profitto.

La pubblicazione ad accesso aperto usa le rete e il software libero per abbattere le barriere economiche che separano l’autore dal lettore. Le riviste ad accesso aperto  come il Bollettino telematico di filosofia politica sono solo un’attività collaterale alla ricerca: possono dunque essere gratuite per chi le legge e per chi ci scrive. Naturalmente, però, una rivista che diventasse mainstream, ricevendo centinaia di articoli al mese, non potrebbe più amministrarsi in modo artigianale: avrebbe bisogno di un’organizzazione più costosa, a spese del lettore, come nell’editoria tradizionale, o a spese dell’autore, come in Plos.

Essere piccoli, oscuri e poveri è il prezzo della libertà. Varrebbe la pena pagarlo, se.solo di libertà si trattasse.  Chi compie una simile scelta rischia, però, di rimanere vittima delle forme più ottuse di valutazione della ricerca e di vedersi rubare la scena da vecchi e nuovi signori delle nuvole. Ci troviamo, dunque, di fronte a un dilemma: o stare nella coda lunga della curva della distribuzione a legge di potenza o stare nella sua parte alta – o essere piccoli, artigianali, liberi, gratuiti e pluralisti, ma oscuri e facilmente sfruttabili, o diventare grossi, industriali e famosi, ma perdere se stessi.

Super-riviste

La soluzione di Guédon al dilemma che gli ho proposto s’ispira al modello delle super-riviste o mega-journals. Plos One, per esempio, pubblica qualsiasi testo scientificamente rigoroso che superi la revisione paritaria, senza nessun’altra considerazione editoriale. La rivista riesce a rispondere rapidamente agli autori e a offrire articoli con cadenza quotidiana,  grazie a un numero enorme di redattori accademici e a un flusso di lavoro automatizzato.

Se tutte le riviste incluse nel Doaj si federassero raggruppandosi in aree disciplinari ampie sotto testate unitarie anch’esse ad accesso aperto, otterremmo delle super-riviste in grado di pubblicare – completamente gratis – un volume enorme di articoli.  Il carattere federale permetterebbe a ciascuna testata federata di mantenere la propria struttura, il proprio comitato scientifico, i propri interessi e i propri tempi di lavoro, mentre le dimensioni della federazione condurrebbero a un volume di articoli e di citazioni troppo grande per essere ignorato. E pluribus, unum.

Naturalmente, perché il federalismo sia possibile, le riviste ad accesso aperto devono intendere la loro attività non in concorrenza, ma in cooperazione.  Si tratta di un passaggio difficile per chi applica alla scienza i modelli aziendalistici, ma facile per quanti sanno che una ricerca non ha successo quando vince il campionato della bibliometria, ma quando aiuta a comprendere meglio una porzione di mondo. La loro generosità, in ogni caso, sarà ricompensata dall’impatto della super-rivista, che ricadrà su ciascuna testata federata.

Questa rivoluzione culturale – un unico giardino aperto, cento fiori – avrebbe, per le scienze umane, un beneficio aggiuntivo: potrebbe aiutarle a superare la pluralità piccola e provinciale degli horti conclusi per aprirsi al pluralismo interconnesso teorizzato, per esempio, da Gregory Crane.

 

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Archivio Marini: acquisizioni recenti

Gennaro Cosentino, La nozione di egemonia
 
Stiamo lavorando per accrescere e migliorare le funzionalità dell’archivio Marini. In ogni caso, per essere tempestivamente aggiornati è sufficiente approfittare dei feed Atom o Rss già disponibili in home page.
 
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Il marchio di scientificità

E’ appena uscita la lista delle riviste che, secondo l’Anvur, meritano di fregiarsene.  Per l’uso dei nostri autori: siamo stati inclusi anche noi, sia nell’area 14 (scienze politiche e sociali), sia nell’area 11 (scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche).

Dobbiamo festeggiare? Temo proprio di no. Rimane in piedi una questione di principio che Immanuel Kant, rivolgendosi a un despota, spiegava così:

Il monarca reca detrimento alla sua stessa maestà se si immischia in queste cose ritenendo che gli scritti nei quali i suoi sudditi mettono in chiaro le loro idee siano passibili di controllo da parte del governo: sia ch’egli faccia ciò invocando il proprio intervento autocratico ed esponendosi al rimprovero: Caesar non est supra grammaticos; sia, e a maggior ragione, se egli abbassa il suo potere supremo tanto da sostenere il dispotismo spirituale di qualche tiranno del suo stato, contro tutti gli altri suoi sudditi (AK VIII, 40).

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Le riviste di filosofia politica italiane di serie A

Humpty DumptyPer tutti quelli che – a giudicare dai nostri log – passano di qui a cercarle: sono state da poco rese pubbliche dall’Anvur, sia pure con un ritardo difficilmente spiegabile. Rinviamo chi fosse incuriosito da questo e altri enigmi alle dieci domande di Roars.

Questa lista, che dovrebbe servire per l’abilitazione scientifica nazionale, segue di pochi mesi un’altra lista, per l’uso della valutazione della ricerca, che già avevamo analizzato su queste pagine.

E’ interessante verificare se, per quanto concerne le riviste italiane incluse in serie A, la classificazione è rimasta invariata. Il confronto che segue considera solo le riviste del settore concorsuale di filosofia politica. Fra parentesi, è riportata la loro posizione nella classifica VQR;  in grassetto l’unica rivista ad accesso aperto.

Filosofia e Questioni Pubbliche (fascia B)
Iride (fascia B)
La Società degli Individui (fascia B)
Notizie di Politeia (fascia C)
Politica & Società (fascia A)
Quaderni di scienza politica (fascia B)
Ragion Pratica (fascia B)
Teoria politica (fascia B)

Filosofia politica, che era in serie A, è addirittura sparita dalla lista. E’ invece rimasta in serie A la giovanissima Politica & Società, di cui avevamo già avuto modo di parlare. Una rivista è stata promossa in A dalla serie C.

Queste variazioni dimostrano una cosa sola: che le classificazioni d’eccellenza delle riviste sono assai mobili e hanno un margine d’arbitrio evidente. Naturalmente, in questo momento, non sono in grado di dire se questa mia considerazione sia scientifica o no: che cosa sia scientifico, in Italia, lo decide il governo. (*)

Le liste dell’Anvur,  in quanto emanazione d’autorità, fanno torto alla libertà dell’uso pubblico della ragione che dovrebbe essere riconosciuta ai ricercatori di professione come a tutti gli altri e, mettendo retroattivamente  il passato sul trono, a ogni forma di disseminazione del sapere e di sperimentazione editoriale futura. Discutere di che cosa avrebbero dovuto includere e che cosa no o di quanto siano migliorate o peggiorate rispetto ai pronunciamenti di pochi mesi fa significa semplicemente accettare di essere degradati da cittadini a sudditi.

(*) V. il penultimo commento a questo articolo.

Aggiornamento

Perché il link al sito dell’Anvur non funziona più? Perché ora la lista è questa, in virtù di un’operazione, che ha rimesso “Filosofia politica” al suo posto. Le classifiche sono mobili – mobili come le statue di Dedalo.

 

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Scholars, don’t disregard Wikipedia. Become Wikipedia

open access logoNel marzo 2012, la rivista ad accesso aperto PLoS Computational Biology ha compiuto l’esperimento di pubblicare, con la procedura normale, un articolo di stile enciclopedico, impegnandosi però a caricarne una versione sulla Wikipedia in lingua inglese.

Gli studiosi accademici sono affetti da una peculiare schizofrenia o, meglio, da un’idiozia specializzata. Tutti noi sappiamo, con Weber, che i nostri contribuiti individuali sono destinati a essere superati, e nella nostra ricerca usiamo senza ritegno opere dell’intelligenza collettiva come Wikipedia. Quando si tratta, però, di contribuirvi, ci comportiamo come se un’etichetta di professore ordinario sull’urna delle nostre ceneri esaurisse il senso della nostra vita: tendiamo, dunque, a “pubblicare” in luoghi più costosi e meno frequentati,  ma in grado di marchiare i nostri articoli con la nostra individualità.

Plos offre un rimedio a questa contraddizione: l’articolo sulla rivista ha i crismi della peer review tradizionale e rimane legato al suo autore, mentre la versione donata a Wikipedia, collettivizzata, potrà essere elaborata nei consueti modi dell’enciclopedia libera.  Nel lungo termine, un effetto collaterale di quest’operazione sarà la possibilità di vedere come, quanto e perché la versione collettiva si differenzierà da quella individuale. Gli auctores antichi – da Omero a Pitagora, da Ippocrate allo stesso Platone – fondavano comunità di conoscenza solo diluendo l’individualità propria e altrui; la rivoluzione telematica, di contro, rendendo facile il forkpermette di rimanere a un tempo autori in un senso moderno e di ambire a diventare auctores all’antica.

La qualità della Wikipedia italiana è oggetto di critiche fondate e di altrettanto fondate ipotesi di miglioramento, che invocano interventi “professionali”. L’espediente di Plos permette di offrirli senza diminuire o ostacolare la contribuzione cosiddetta “amatoriale” che, in un progetto come quello di Wikipedia, deve meritare il massimo rispetto.

Il Bollettino telematico di filosofia politica ha deciso di ripetere l’esperimento di Plos con la Wikipedia italiana e nell’ambito delle scienze umane, mettendo a disposizione le sue pagine per pubblicare, nelle modalità tradizionali, articoli disciplinarmente pertinenti una cui copia sarà destinata a essere donata a Wikipedia. Il nostro primo contributo è la traduzione italiana del saggio di Fichte di cui abbiamo già parlato. E’ inoltre in preparazione un articolo a esso dedicato e siamo pronti a considerare le proposte di altri colleghi.

Una simile iniziativa, già difficile di per sé, lo è a maggior ragione in Italia. Il modello di ricerca di stato confezionato dall’Anvur, perfino in un momento come questo, è costruito prevalentemente se non esclusivamente su database chiusi, editori commerciali, liste oligopolistiche imposte d’autorità. Ma proprio perché la sperimentazione è difficile, è necessario farla, e farla ora: perché l’uso pubblico della ragione applicato allo scopo di migliorare un bene comune dell’informazione dovrebbe essere “meno scientifico” di un marchio apposto da funzionari nominati dal governo?

ResearchBlogging.org Spencer Bliven, & Andreas Prlić (2012). Circular Permutation in Proteins PLoS Comput Biol, 8 (3) DOI: 10.1371/journal.pcbi.1002445

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