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Copertine Maurizi-Piro

Il potere segreto di Stefania Maurizi ricostruisce sistematicamente “la storia di un giornalista” – Julian Assange – “imprigionato e trattato con insostenibile crudeltà per aver rivelato crimini di guerra; della determinazione dei politici inglesi e americani di distruggerlo; e della quieta connivenza dei media in questa mostruosa ingiustizia.”

Maledetti pacifisti di Nico Piro denuncia il lato visibile di questo potere segreto, e cioè le strategie di comunicazione che proteggono una guerra che si desidera normalizzata e infinita.

Nel I articolo definitivo della Pace perpetua, Kant scriveva che la costituzione di ogni stato deve essere repubblicana perché a deliberare la guerra non fosse il potere esecutivo, bensì quanti, da militari o da civili, ne subiscono i danni, tramite i loro rappresentanti parlamentari.

Quanto vive, nelle nostre post-democrazie, della repubblica di Kant? Chi decide della pace e della guerra? Che cosa giustifica l’inizio e la prosecuzione di una guerra – umanitaria, esportatrice di democrazia, per la difesa dei “nostri valori” o del nostro potere – quando il rischio della pace perpetua nel suo senso cimiteriale è sempre meno un’eventualità teorica?

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Foto di Gerd Altmann

Illegalità dei sistemi di intelligenza artificiale, fino a prova contraria: è la proposta di Frank Pasquale e Gianclaudio Malgieri, fondata sull’evidenza delle violazioni dei diritti individuali che hanno luogo quando i sistemi di intelligenza artificiale sono utilizzati per ottenere classificazioni o produrre decisioni che hanno effetti rilevanti sulle vite delle persone. I modelli di IA ad alto rischio incorporati oggi in prodotti e servizi dovrebbero essere disciplinati entro un sistema di “illegalità di default”: fino a prova contraria, tali sistemi dovrebbero essere considerati illegali. Prima di immettere sul mercato un prodotto o un servizio che incorpori sistemi di IA ad alto rischio, le aziende avrebbero l’obbligo di dimostrare che la loro tecnologia non è discriminatoria, non è manipolatoria, non è iniqua, non è inaccurata e non è illegittima nelle sue basi giuridiche e nei suoi scopi.
La proposta di Pasquale e Malgieri di inquadrare i sistemi di IA entro un regime di “illegalità di default” si fonda sulla priorità dei diritti individuali specificamente protetti dalla legge su un generico principio di innovazione, che è spesso la maschera dietro la quale i grandi soggetti economici rivendicano la tutela dei loro concreti interessi.

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scriba

Sottoponiamo alla revisione paritaria aperta due articoli dedicati a dei progetti di riforma politica della scienza istituzionale – una esterna e l’altra interna.
“Rationalized and Extended Democracy”: Inserting public scientists into the legislative/executive framework, reinforcing citizens’ participation di Giovanni Molteni Tagliabue suggerisce di inserire degli scienziati nei processi decisionali della democrazia, così da renderli meno esposti al rischio strutturale di produrre classi politiche autoreferenziali e corruttibili. Un simile inserimento, sostiene l’autore, non trasformerebbe la democrazia in tecnocrazia se avesse luogo tramite una seconda camera legislativa composta da scienziati provenienti da enti pubblici o pubblicamente riconosciuti ed eletti per non più di due mandati, e, per quanto concerne il potere esecutivo, tramite l’affiancamento dei ministri politici con esperti nominati dalla camera scientifica. In caso di conflitti fra le due camere un referendum popolare interverrebbe a risolverli.
Questo disegno, a prescindere dai suoi fondamenti filosofici, potrebbe essere seriamente discusso solo se la scienza istituzionale fosse in grado di esprimere punti di vista indipendenti, ragionevolmente liberi dall’autoreferenzialità e corruttibilità della classe politica, invece che sotto il giogo di una valutazione amministrativa così controproducente che la stessa Commissione europea ne ha avviato un processo di riforma. Di ciò riferisce Una questione di qualità o una formalità? L’Agreement on Reforming Research Assessment e il processo di riforma della valutazione della ricerca in Europa, proposto alla revisione paritaria aperta da Francesca Di Donato. Quale sarà il suo esito? Proprio perché, in particolare in Italia, il rischio di cambiare tutto per non cambiare nulla è elevato, quest’ultimo testo – testimonianza di chi ha partecipato direttamente al processo – merita una lettura molto attenta.

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La publicité est la sauvegarde du peuple

Daniela Tafani, studiosa di filosofia politica e morale, entra a far parte della nostra redazione proponendo alla revisione paritaria aperta l’articolo Il palladio dei diritti del popolo. La libertà di stampa come contropotere in Kant e negli scritti rivoluzionari.

Quando Kant scriveva che la libertà della penna è l’unico palladio dei diritti del popolo non stava – come potrebbe pensare un lettore europeo o americano poco attento alla costituzione materiale che oggi si trova a subire – facendo retorica. Stava riecheggiando non solo il motto della medaglia dei venditori ambulanti di giornali (colporteurs) all’inizio della Rivoluzione francese, ma anche un’ampia letteratura repubblicana che rappresentava la libertà della stampa come un diritto a salvaguardia degli altri diritti, perfino contro il potere costituito.

La posizione di Kant, fondata sul carattere strutturalmente pubblico della giustificazione morale, era già chiara prima della rivoluzione francese quando, nel saggio sull’Illuminismo, scrive che ogni essere umano ha la vocazione a pensare da sé, contro il ministro Zedlitz che invece la riconosceva a pochi. E il suo senso politico diventa ancora più accentuato quando, nel 1793, la libertà della penna, che è libertà spirituale dell’autore invece che mera libertà economica dell’editore, funge da spartiacque fra un regime che contiene leggi ingiuste a cui si può ancora por rimedio tramite il dibattito pubblico e un regime basato sulla mera forza contro il quale è invece lecito fare la rivoluzione.

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anail

“Non è segno di salute mentale essere ben adattati ad una società profondamente malata”.

Jiddu Krishnamurti

L’intervento della presidente del Consiglio degli studenti Emma Ruzzon durante la cerimonia di inaugurazione dell’università di Padova sicuramente risuona nelle aule di molti atenei italiani.
Con intelligenza la studentessa ha saputo raccogliere, e con coraggio pronunciare ad alta voce, di fronte alle autorità, parole che nelle università circolano da tempo, anche se spesso ai suoi margini.
Quand’è che studiare è diventato una gara?

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