Proponiamo alla revisione paritaria aperta, fuori disciplina, il libro di Enrica Salvatori Il fegato del vescovo. Studi di confine sui confini della Lunigiana medievale. Infatti, mentre l’idea di rendere i commenti dei revisori parte della discussione pubblica, in modo da riconoscerne il contributo e da arricchire il dibattito scientifico trova già attuazioni importanti in Europa, chi cerca di praticarla in Italia deve sfidare una valutazione di stato della ricerca ancora amministrativamente incatenata ai limiti tecnici ed economici dell’età della stampa. Così chi, come l’autrice, desidera tentare un esperimento che altrove ha avuto luogo con successo più di un decennio fa deve accontentarsi di questa sede, certamente poco frequentata dagli storici del medioevo.
La versione in corso di stampa del testo è sottoposta a una revisione chiusa e anonima. Questo esemplare, invece, verrà discusso pubblicamente da alcuni esperti invitati, se accetteranno di farlo, e aperto ai commenti di chiunque desideri partecipare, secondo le regole consultabili qui. Per il loro uso, offriamo qui sotto un breve invito alla lettura preparato dall’autrice.
Il fegato del vescovo mette in luce le caratteristiche salienti del processo di costruzione dello Lunigiana dal medioevo ai giorni nostri. La sua ricerca indagine individua il periodo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo come il momento di elaborazione dei miti e delle narrative attualmente più diffusi e condivisi relativi a questo spazio, dando particolare attenzione al mito della distruzione di Luni conseguente a ipotetici attacchi normanni e saraceni. Le ricerche guardano all’uso e al rilievo effettivo del titolo comitale sfoggiato dal vescovo di Luni a partire dal XII secolo, all’estensione della sua signoria in rapporto alle altre realtà signorili del territorio e al formarsi del concetto di Lunigiana tra il tardo medioevo e la prima età moderna.
L’idea di una Lunigiana politicamente irrilevante ed economicamente arretrata perché frammentata e priva di un centro urbano dominante viene sostanzialmente ribaltata dalla considerazione che proprio la frammentarietà e il dinamismo dei dominati tra medioevo ed età moderna costituiscono i fattori che hanno formato il concetto di Lunigiana e soprattutto hanno plasmato il paesaggio che oggi è percepito come caratteristico della regione. Nell’ultima parte del volume i confini della Lunigiana sono stati indagati nel presente, tramite un questionario teso a capire in che modo i residenti e i visitatori non occasionali percepiscano la storia di questo territorio, portandoli a riflettere sulle ragioni che hanno contribuito alla formazione dell’identità delle comunità locali in una regione dai confini politico-amministrativi inesistenti.
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