La
questione omerica:
Caratteristiche dell'epos omerico
Se la
formula serve ai poeti per comporre mnemonicamente nell'improvvisazione
e nella recitazione, quale margine è conferito alla creatività artistica?
La questione è importante non tanto e non solo per la critica letteraria,
quanto per comprendere le caratteristiche dell'epos
omerico.
L'Iliade
e l'Odissea sono ancora molto vicine alla poesia di composizione
e tradizione orale, come il linguaggio formulare e l'esistenza di episodi
a sé stanti dimostrano; tuttavia il poema così esteso è una assoluta
novità in ambito propriamente orale. Il poema epico ha una
struttura circolare, cioè viene costruito secondo un piano
che non intende concatenare i fatti in una sequenza lineare, ma che
li concentra attorno ad un unico episodio limitato nel tempo che viene
progressivamente ampliato e arricchito. Il primo nucleo centrale dell'Iliade,
ad esempio, è l'ira di Achille.
Fausto
Codino in Introduzione a Omero
(1965) ricostruisce e illustra alcune caratteristiche del mondo di Omero,
che si presenta come un quadro insanabilmente contraddittorio in cui
alle descrizioni della realtà contemporanea ai poeti sono sovrapposte
le narrazioni di epoche precedenti. L'uso della similitudine,
un modulo che istituisce un'analogia tra un momento della narrazione
e un dato dell'esperienza comune, è un esempio di intervento del poeta
utile ad attualizzare il contenuto del racconto di Omero. Generalmente,
infatti, sia il corredo delle formule metriche sia i personaggi, i temi
principali e i miti sono di origine micenea.
In particolare, nella descrizione degli oggetti materiali e di atti
o costumi isolati sono rintracciabili elementi della società micenea;
al contrario, per l'insieme dei rapporti sociali in atto, i poeti fanno
riferimento diretto alla vita a loro contemporanea, come rispecchiano
le descrizioni delle tecniche di battaglia. Le interruzioni dell'azione
principale, gli sviluppi a intreccio, le parentesi suggerite da necessità
strutturali e le divagazioni decorative creano una sviluppo che si distingue
dalla disposizione paratattica propria delle cultura ad oralità primaria.
Questi elementi, assieme ad altri, mostrano che i
poemi omerici sono il prodotto di un momento di transizione tra due
forme di società (le comunità democratiche primitive e il
regime aristocratico) e due forme culturali
e artistiche (la poesia orale e la poesia composta graficamente),
e ne documentano le caratteristiche.
L'analisi dei personaggi omerici
spinge ad osservare che nei poemi la personalità degli eroi è,
in senso moderno, inconsistente o contraddittoria. Il personaggio è
caratterizzato da elementi esterni (la posizione sociale, la professione,
le doti fisiche) e ad esso manca alcun carattere individuale.
La religione omerica, diversamente da quella di Esiodo
non è sistematica, e tuttavia offre un quadro da cui è
possibile estrapolare aluni elementi; accanto agli eroi intervengono
gli dei, ma ad essi si aggiunge il potere del destino, che spiega l'incomprensibilità
degli accadimenti di cui neanche gli dei riescono a dar ragione. Il
mito omerico non è il prodotto di un lavoro razionale né
il riflesso di autentiche espressioni religiose, ed esprime una mentalità
laica che fonda gli elementi primi dell'istruzione.
Le
intenzioni dell'epos sono così duplici, e rivolte tanto al piacere
suscitato dalla ripetizione orale, quanto alla conservazione dell'informazione
culturale per il suo riutilizzo; la generale accessibilità della
lingua di Omero permette la trasmissione di un contenuto comune.
"Che cosa conoscevano i Greci di sé stessi,
e che cosa non conoscevano ancora?" (Bruno Snell,
La cultura greca e le origini del pensiero europeo, p. 17)
E' possibile cercare di rispondere a questa domanda a partire dalla
lettura dei testi, tentando di ricostruire il significato dei termini
nei poemi omerici che subiscono, nei secoli successivi, importanti variazioni
di significato; è quanto fa Snell, il quale osserva che nel
linguaggio dell'epos corpo (soma) e
anima (psyche) hanno
un senso molto diverso da quello che siamo abituati ad attribuire alle
due parole. La lingua omerica non ha termini per esprimere i concetti
di corpo e di anima tali da definire il tutto per le parti, ma contempla
soltanto parole che distinguono le parti e le funzioni del corpo: guia
(muscoli), melea (membra), chros (pelle). Lo stesso
vale per gli elementi dell'anima: la psyche è propriamente
ciò che tiene in vita l'uomo, il thymos ciò
che provoca le emozioni e il noos ciò che fa sorgere le
immagini. Ciò a dimostrazione del fatto, confermato dall'arte greca
arcaica, che al tempo di Omero il corpo dell'uomo è concepito come una
pluralità. Allo stesso modo, gli organi dell'anima si distinguono per
la loro particolare funzione. I concetti astratti
non sono presenti nella poesia epica, e sarà Eraclito (fr.
45) a introdurre ad una concezione dell'anima nuova e distinta dal corpo
e dagli organi fisici: "I confini dell'anima non li potrai trovare
fino in fondo quando pur li cercassi per ogni via, tanto profondo è
il suo logos" (B. Snell, pp. 24-40).
E' possibile inoltre osservare che il verbo
essere con funzione copulativa è assente nei poemi:
caratteristica degli eroi e in generale dei personaggi dei poemi omerici
è l'azione e la situazione
che ne è effetto, che ne caratterizza i tratti in modo standardizzato
e privo di riferimento all'interiorità. Tutti i soggetti degli
enunciati sono narrativizzati, e i predicati cui si legano devono essere
predicati di azione e mai di essenza o di esistenza. La frase a copula
è il risultato della ristrutturazione grammaticale e del pensiero
che è resa possibile dall'alfabeto fonetico (grammata)(E.A.
Havelock, La Musa impara a scrivere, pp. 81-122).