Tetradrakmaton

I Greci tra oralità e scrittura

Bollettino telematico di filosofia politica
bfp
Home > Didattica > I Greci tra oralità e scrittura
Ultimo aggiornamento 29 aprile 2003

La questione omerica:

Caratteristiche dell'epos omerico

Se la formula serve ai poeti per comporre mnemonicamente nell'improvvisazione e nella recitazione, quale margine è conferito alla creatività artistica? La questione è importante non tanto e non solo per la critica letteraria, quanto per comprendere le caratteristiche dell'epos omerico.

L'Iliade e l'Odissea sono ancora molto vicine alla poesia di composizione e tradizione orale, come il linguaggio formulare e l'esistenza di episodi a sé stanti dimostrano; tuttavia il poema così esteso è una assoluta novità in ambito propriamente orale. Il poema epico ha una struttura circolare, cioè viene costruito secondo un piano che non intende concatenare i fatti in una sequenza lineare, ma che li concentra attorno ad un unico episodio limitato nel tempo che viene progressivamente ampliato e arricchito. Il primo nucleo centrale dell'Iliade, ad esempio, è l'ira di Achille.

Fausto Codino in Introduzione a Omero (1965) ricostruisce e illustra alcune caratteristiche del mondo di Omero, che si presenta come un quadro insanabilmente contraddittorio in cui alle descrizioni della realtà contemporanea ai poeti sono sovrapposte le narrazioni di epoche precedenti. L'uso della similitudine, un modulo che istituisce un'analogia tra un momento della narrazione e un dato dell'esperienza comune, è un esempio di intervento del poeta utile ad attualizzare il contenuto del racconto di Omero. Generalmente, infatti, sia il corredo delle formule metriche sia i personaggi, i temi principali e i miti sono di origine micenea. In particolare, nella descrizione degli oggetti materiali e di atti o costumi isolati sono rintracciabili elementi della società micenea; al contrario, per l'insieme dei rapporti sociali in atto, i poeti fanno riferimento diretto alla vita a loro contemporanea, come rispecchiano le descrizioni delle tecniche di battaglia. Le interruzioni dell'azione principale, gli sviluppi a intreccio, le parentesi suggerite da necessità strutturali e le divagazioni decorative creano una sviluppo che si distingue dalla disposizione paratattica propria delle cultura ad oralità primaria.
Questi elementi, assieme ad altri, mostrano che i poemi omerici sono il prodotto di un momento di transizione tra due forme di società (le comunità democratiche primitive e il regime aristocratico) e due forme culturali e artistiche (la poesia orale e la poesia composta graficamente), e ne documentano le caratteristiche.

L'analisi dei personaggi omerici spinge ad osservare che nei poemi la personalità degli eroi è, in senso moderno, inconsistente o contraddittoria. Il personaggio è caratterizzato da elementi esterni (la posizione sociale, la professione, le doti fisiche) e ad esso manca alcun carattere individuale.
La religione omerica, diversamente da quella di Esiodo non è sistematica, e tuttavia offre un quadro da cui è possibile estrapolare aluni elementi; accanto agli eroi intervengono gli dei, ma ad essi si aggiunge il potere del destino, che spiega l'incomprensibilità degli accadimenti di cui neanche gli dei riescono a dar ragione. Il mito omerico non è il prodotto di un lavoro razionale né il riflesso di autentiche espressioni religiose, ed esprime una mentalità laica che fonda gli elementi primi dell'istruzione.
Le intenzioni dell'epos sono così duplici, e rivolte tanto al piacere suscitato dalla ripetizione orale, quanto alla conservazione dell'informazione culturale per il suo riutilizzo; la generale accessibilità della lingua di Omero permette la trasmissione di un contenuto comune.

"Che cosa conoscevano i Greci di sé stessi, e che cosa non conoscevano ancora?" (Bruno Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo, p. 17)
E' possibile cercare di rispondere a questa domanda a partire dalla lettura dei testi, tentando di ricostruire il significato dei termini nei poemi omerici che subiscono, nei secoli successivi, importanti variazioni di significato; è quanto fa Snell, il quale osserva che nel linguaggio dell'epos corpo (soma) e anima (psyche) hanno un senso molto diverso da quello che siamo abituati ad attribuire alle due parole. La lingua omerica non ha termini per esprimere i concetti di corpo e di anima tali da definire il tutto per le parti, ma contempla soltanto parole che distinguono le parti e le funzioni del corpo: guia (muscoli), melea (membra), chros (pelle). Lo stesso vale per gli elementi dell'anima: la psyche è propriamente ciò che tiene in vita l'uomo, il thymos ciò che provoca le emozioni e il noos ciò che fa sorgere le immagini. Ciò a dimostrazione del fatto, confermato dall'arte greca arcaica, che al tempo di Omero il corpo dell'uomo è concepito come una pluralità. Allo stesso modo, gli organi dell'anima si distinguono per la loro particolare funzione. I concetti astratti non sono presenti nella poesia epica, e sarà Eraclito (fr. 45) a introdurre ad una concezione dell'anima nuova e distinta dal corpo e dagli organi fisici: "I confini dell'anima non li potrai trovare fino in fondo quando pur li cercassi per ogni via, tanto profondo è il suo logos" (B. Snell, pp. 24-40).
E' possibile inoltre osservare che il verbo essere con funzione copulativa è assente nei poemi: caratteristica degli eroi e in generale dei personaggi dei poemi omerici è l'azione e la situazione che ne è effetto, che ne caratterizza i tratti in modo standardizzato e privo di riferimento all'interiorità. Tutti i soggetti degli enunciati sono narrativizzati, e i predicati cui si legano devono essere predicati di azione e mai di essenza o di esistenza. La frase a copula è il risultato della ristrutturazione grammaticale e del pensiero che è resa possibile dall'alfabeto fonetico (grammata)(E.A. Havelock, La Musa impara a scrivere, pp. 81-122).




Ricerche locali Notifica degli aggiornamenti