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I Greci tra oralità e scrittura |
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aggiornamento 29 aprile 2003
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La diffusione dell'alfabeto grecoL'alfabeto
viene inventato intorno al 1500 a.C., ad opera di una o più popolazioni
semitiche nella stessa Mesopotamia; dallo sviluppo di questo derivano
tutti gli alfabeti del mondo. I Greci in particolare modificano la scrittura
fenicia, un sillabario non vocalizzato, e inventano nell'VIII secolo
a.C. l'alfabeto fonetico. Una prima generica attestazione dell'uso della
scrittura si trova in Omero (Iliade, VI, vv. 167-70) ove Bellerofonte
è inviato in Licia con segni incisi
su una tavoletta. Il nuovo mezzo
reimpiega alcune delle consonanti fenicie, in principio definite mute
(aphona, aphthonga, e solo poi symphona) per rappresentare
i suoni vocalici. Anche nel caso greco, non si tratta dunque di una
vera e propria invenzione ma di un riadattamento. I Greci si limitano
infatti ad applicare sistematicamente un meccanismo presente nelle sillabografie
semitiche le quali, per indicare al lettore la corretta interpretazione
del segno, utilizzavano talvolta degli indicatori fonetici chiamati
“madri della lettura”. Dall’applicazione sistematica di questo stratagemma,
nasce la caratteristica fondamentale dell’alfabeto greco, quella di
essere un sistema vocalico pienamente
sviluppato. Il successo dell'alfabeto greco
deriva da questa innovazione, che permette la rappresentazione
visiva del suono e produce una vera e propria rivoluzione
nelle modalità del pensiero umano. |
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