Dal
Libro terzo. Della discoverta del vero Omero:
"II
DISCOVERTA DEL VERO OMERO.
Or tutte queste cose e ragionate da noi e narrate da altri d'intorno
ad Omero e i di lui poemi, senza punto averloci noi eletto o proposto,
tanto che nemmeno avevamo sopra ciò riflettuto, quando (né con tal metodo
col quale ora questa Scienza si è ragionata) acutissimi ingegni d'uomini
eccellenti in dottrina ed erudizione, con leggere la Scienza nuova la
prima volta stampata, sospettarono che Omero finor creduto non fusse
vero: tutte queste cose, dico, ora ci strascinano ad affermare che tale
sia adivenuto di Omero appunto quale della guerra troiana, che, quantunque
ella dia una famosa epoca de' tempi alla storia, pur i critici più avveduti
giudicano che quella non mai siesi stata fatta nel mondo. E certamente,
se, come della guerra troiana, così di Omero non fussero certi grandi
vestigi rimasti, quanti sono i di lui poemi, a tante difficultà si direbbe
che Omero fusse stato un poeta d'idea, il quale non fu particolar uomo
in natura. Ma tali e tante difficultà, e insiememente i poemi di lui
pervenutici, sembrano farci cotal forza d'affermarlo per la metà: che
quest'Omero sia egli stato un'idea ovvero un carattere eroico d'uomini
greci, in quanto essi narravano, cantando, le loro storie.
1.
LE SCONCEZZE E INVERISIMIGLIANZE DELL'OMERO FINOR CREDUTO DIVENGONO
NELL'OMERO QUI SCOVERTO CONVENEVOLEZZE E NECESSITA`.
Per sì fatta discoverta tutte le cose e discorse e narrate, che sono
sconcezze e inverisimiglianze nell'Omero finor creduto, divengono nell'Omero
qui ritruovato tutte convenevolezze e necessità. E primieramente le
stesse cose massime lasciateci incerte di Omero ci violentano
I Che
per ciò i popoli greci cotanto contesero della di lui patria e 'l vollero
quasi tutti lor cittadino, perché essi popoli greci furono quest'Omero."
….
"V
Così Omero compose giovine l'Iliade, quando era giovinetta la Grecia
e, 'n conseguenza, ardente di sublimi passioni, come d'orgoglio, di
collera, di vendetta, le quali passioni non soffrono dissimulazione
ed amano generosità; onde ammirò Achille, eroe della forza: ma vecchio
compose poi l'Odissea, quando la Grecia aveva alquanto raffreddato gli
animi con la riflessione, la qual è madre dell'accortezza; onde ammirò
Ulisse, eroe della sapienza. Talché a' tempi d'Omero giovine a' popoli
della Grecia piacquero la crudezza, la villania, la ferocia, la fierezza,
l'atrocità: a' tempi d'Omero vecchio già gli dilettavano i lussi d'Alcinoo,
le delizie di Calipso, i piaceri di Circe, i canti delle sirene, i passatempi
de' proci e di, nonché tentare, assediar e combattere le caste Penelopi;
i quali costumi, tutti ad un tempo, sopra ci sembrarono incompossibili.
La qual difficultà poté tanto nel divino Platone che, per solverla,
disse che Omero aveva preveduti in estro tali costumi nauseanti, morbidi
e dissoluti. Ma egli, così, fece Omero uno stolto ordinatore della greca
civiltà, perché, quantunque gli condanni, però insegna i corrotti e
guasti costumi, i quali dovevano venire dopo lungo tempo ordinate le
nazioni di Grecia, affinché, affrettando il natural corso che fanno
le cose umane, i greci alla corrottella più s'avacciassero.
VI
In cotal guisa si dimostra l'Omero autor dell'Iliade avere di molt'età
preceduto l'Omero autore dell'Odissea."
(G.Vico,
Opere, a cura di Paolo Rossi, Classici Rizzoli, Milano 1959)