Tetradrakmaton

La Repubblica di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

La costituzione oligarchica

L'oligarchia è la costituzione fondata sul censo, nella quale i ricchi comandano e i poveri non partecipano al governo (550d). La transizione ha luogo a causa della segreta avidità di denaro dell'uomo timocratico. Per emularsi a vicenda, i timarchici cominceranno a fare grosse spese, e sostituiranno gradualmente la sete di onore con la sete di denaro. Questo - per inciso - era quanto stava avvenendo a Sparta mentre Platone scriveva la Repubblica.

La costituzione oligarchica stabilisce, imponendolo con la forza delle armi o dell'intimidazione, un criterio censitario per l'accesso alle cariche pubbliche e al governo della città. La città oligarchica sarà governata da una minoranza, più o meno numerosa a seconda della soglia di censo fissata come criterio per attribuire i diritti politici.

Il suo errore fondamentale è dovuto proprio al suo caratteristico criterio censitario: se un criterio simile fosse adottato, dice Socrate, per la selezione dei piloti delle navi, un povero, anche competente, verrebbe escluso, a vantaggio di un ricco, anche incompetente. Il risultato sarebbe una cattiva navigazione: questo vale, a maggior ragione, anche per una polis nella quale i compiti sono distribuiti, violando il principio della giustizia platonica, indipendentemente dalle competenze (551c-d).

In secondo luogo, la città oligarchica è intimamente conflittuale, perché è quasi composta da due città, una di ricchi e una di poveri. In caso di guerra, i ricchi sono costretti a servirsi del popolo armato, e a temere più quello dei nemici, oppure a mettere in campo un esercito di pochi (551d-e).

Infine, l'andamento del mercato costringerà alcuni a vendere tutto quello che hanno ad altri. Si creerà, così, una minoranza di ricchi e una maggioranza di poverissimi. Ove il denaro è identico al potere fra coloro che si conserveranno o diventeranno ricchi ci saranno molti parassiti e molti malfattori, che sfruttano e taglieggiano gli altri (552a ss).

Il tipo umano oligarchico è figlio di un timocratico, caduto in rovina e impoverito a causa della sua ambizione politica. Il figliolo, ammaestrato dalle esperienze paterne, si dedicherà al commercio per risollevarsi, mettendo da parte ogni ambizione. In lui dominerà la parte appetitiva dell'anima. Quest'uomo, grande lavoratore e risparmiatore, sarà una persona gretta e meschina, assolutamente disinteressata a pratiche antieconomiche come la paideia. Per questo avrà appetiti da parassita o da malfattore, come il clientelismo e la tendenza ad abusare degli altri, soprattutto se sono deboli. Queste passioni, nei suoi rapporti d'affari, saranno tenute a freno solo dalla paura di perdere il credito. Le sue virtù, in altri termini, non sono tali da resistere alla prova dell'anello di Gige, ma gli conferiscono solo un'apparenza di rettitudine (553b ss).

Bibliografia e URL rilevanti

Platone. La Repubblica 550d-555a.

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