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La Repubblica di Platone |
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Adimanto fa notare a Socrate che la sua teoria del governo dei filosofi contrasta con l'opinione comune, secondo la quale le persone che non praticano la filosofia solo da giovani, per motivi educativi, 43 ma continuano a dedicarcisi, diventano dei grandi originali, per non dire di peggio, e sono comunque del tutto inutili alla polis (487c-d).
Socrate risponde all'obiezione con una similitudine, cioè con un'illustrazione per analogia, cui si dice costretto a ricorrere perché deve chiarire un'esperienza non paragonabile a nessun'altra, e cioè quanto provano le persone più competenti nelle città del suo tempo (488a).
Si pensi a una nave, il cui capitano è più grande e più forte di tutti i marinai, ma - pur non essendo cattivo - è di vista corta, un po' sordo e inesperto di cose nautiche. I membri della ciurma stanno a litigare fra loro, contendendosi il timone, pur essendo anch'essi inesperti di marineria; anzi, affermando che quest'arte non è insegnabile, fanno continue pressioni sul comandante per ottenere il timone. Se non riescono a ottenerlo con le preghiere, ammazzano o buttano fuori bordo i concorrenti, o drogano il capitano. E esaltano chi li aiuta in queste loro intraprese trattandolo come un esperto, anche perché, pur essendo privi di techne e di pratica, pensano che l'arte del pilota si acquisisca semplicemente prendendo il governo della nave. Il pilota competente, il quale sa che ci si deve preoccupare dell'«anno e delle stagioni, del cielo e degli astri», viene trattato come un inutile chiacchierone con la testa fra le nuvole.
In questa immagine, la ciurma allude ai moralisti tradizionali, i retori e i sofisti, per i quali la politica si riduce all'arte di manipolare il popolo, qui rappresentato dal capitano, non cattivo ma ignorante, sordo e miope. 44 Nell'arte della navigazione antica, un pilota competente doveva osservare il cielo e preoccuparsi delle stagioni. Doveva. cioè, guardare lontano, al di là della nave e delle sue relazioni interpersonali. Queste cose sono apparentemente inutili, per chi pensa che ciò che conta sia il mondo ristretto dell'imbarcazione, ma essenziali, per chi sa - come ogni Ateniese che avesse pratica di mare sapeva - che la nave deve navigare in un ambiente molto più ampio e incerto. Così la filosofia speculativa, che guarda oltre e lontano, fa cose apparentemente senza senso, a meno che non ci si renda conto che le relazioni interumane e i confini ristretti della propria cultura non solo non possono darci spiegazioni esaurienti ma forse non sanno neppure guidarci nelle nostre scelte, se le vogliamo fare in maniera consapevole. Le società umane sono racchiuse in un mondo molto più grande, che ne determina le condizioni e i limiti, e che sfugge al controllo della retorica.
L'immagine della nave indica che Platone è molto al di qua della divisione moderna fra scienze fisiche e matematiche e scienze umane: la politica può essere veramente oggetto di scienza solo se si supera il provincialismo di quelli che oggi chiameremmo umanisti, e si indagano le sue condizioni fisiche e metafisiche.
Si capisce allora - prosegue Socrate - perché i migliori fra i filosofi sono considerati inutili: la gente, semplicemente, non ne sente il bisogno. I filosofi, dal canto loro, non vogliono imporre la loro competenza a persone che non ne avvertono il bisogno.
Si può anche spiegare l'accusa peggiore rivolta alla filosofia, secondo la quale essa rende non solo inutili, ma malvagi: i caratteri migliori, se non trovano l'ambiente favorevole e non ricevono una buona educazione, rovesciano tutte le loro doti in vizi. Ciò avviene, fatalmente, quando l'educazione è dominata da sofisti i quali insegnano, in sostanza, soltanto l'arte della manipolazione del popolo nelle assemblee, ma non offrono gli strumenti per criticare le opinioni della maggioranza e per ricercare, disinteressatamente, verità di tipo concettuale. In un simile ambiente la filosofia, pratica minoritaria e per sua natura poco proclive al conformismo, sarà fatalmente osteggiata, e si farà di tutto per allontanare da essa i giovani brillanti. Così, la filosofia rimarrà appannaggio di persone pretenziose, e solo raramente verrà praticata dai migliori, per circostanze variamente accidentali come un esilio, o la cattiva salute, o il daimonion, 45 o la volontaria astensione da una vita politica che non si apprezza ma su cui si è impotenti ad influire (489b ss).
Platone. La Repubblica 487b-497a.
[ 43 ] Adimanto sta probabilmente alludendo al modello educativo di Isocrate (Antidosis, 261 ss), che insegnava la filosofia, nella sua scuola, soltanto come propedeutica alla retorica politica, evitando sia astronomia e geometria, sia le teorie astratte degli antichi sofisti (Empedocle, Ione di Chio, Parmenide, Melisso, Gorgia). in quanto inutili per la pratica politica. Il programma della scuola di Isocrate, fondata nel 392 a.C., è esposto nelle orazioni Contro i Sofisti e Elena: «Avere opinioni adeguate (epieikos doxazein) su ciò che è utile è più importante di avere scienza esatta (akribos epistasthai) su ciò che è inutile.» (Hel. § 5)
[ 44 ] Questa rappresentazione del popolo indica, ancora una volta, l'opposizione di Platone alla democrazia diretta ateniese, che si basava sul principio di una pari competenza politica di tutti i cittadini in quanto tali.
La Repubblica di Platone
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