Tetradrakmaton

La Repubblica di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Il primo libro: synesòmetha kai dialexòmetha (Resp. 327a-328c)

Socrate, la voce narrante della Repubblica, racconta di essere disceso 7 al Pireo per la festa di Bendis e, già sul punto di tornare ad Atene, di esservi stato trattenuto dall'insistenza di Polemarco, non solo per le attrattive della festa notturna, ma anche perché là «synesòmetha te pollòis ton neon [...] kai dialexòmetha» (328a). Queste parole - «staremo insieme a molti giovani e discorreremo» - hanno, oltre al loro significato ordinario, un senso peculiarmente platonico: la synousìa è la partecipazione alla comunità di conoscenza e di educazione proprie delle "scuole" filosofiche antiche, e il dialégesthai designa il metodo dialettico in quanto “conversazione” filosofica. Polemarco, un imprenditore straniero che non gode di diritti politici, è, paradigmaticamente, un homo oeconomicus. Eppure, nell'ozio di una giornata festiva, sembra cercare qualcosa di più, in una synousìa e in un dialégesthai indipendenti da finalità economiche.

Bibliografia e URL rilevanti

Platone. La Repubblica 327a-328c .



[ 7 ] L'incipit della Repubblica [327a] è un "discesi [kateben] al Pireo" che è sembrato molto significativo a un interprete come Eric Voegelin, perché richiama il kateben (Od., XXIII, 252-53) con il quale, in Omero, Odisseo racconta la sua discesa all'Ade. Secondo Voegelin, la discesa di Socrate al Pireo è una katabasis - un viaggio verso il basso - in un Ade sociale e culturale. Non dobbiamo, però, dimenticare che il significato del mondo dei morti è rielaborato, nei testi platonici, in modo tale da fare dell'aldilà un luogo di verità, come si può vedere, dubitativamente, alla conclusione dell'Apologia, e con sempre maggior forza nel mito finale del Gorgia, nel mito dell'anamnesis del Menone, e nello stesso racconto di Er, al termine della Repubblica. Mario Vegetti («Katabasis», in Platone, La Repubblica, Napoli, Bibliopolis, 1998, vol. I, pp. 93-104) ricorda che il verbo greco katabaino (scendo) ha anche un significato quotidiano e banale. Tuttavia, prosegue Vegetti, l'impegno stilistico di Platone nella composizione della sua opera e la presenza, nel dialogo, di altri temi "catabatici" - nel mito di Gige, nell'allegoria della caverna e nel racconto di Er - fa pensare che questo incipit non sia frutto di una scelta casuale. Alla discesa iniziale corrisponde una risalita finale: nelle ultime righe del libro X, Socrate riprende la parola, dopo aver concluso il racconto di Er, per esortare a «seguire sempre la via verso l'alto» [tes ano odou 621c]

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