Tetradrakmaton

Il Protagora di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Una conclusione prometeica (360e-361a)

Nella sua discussione con Protagora, Socrate pretende costantemente che questi risponda alle sue domande, anche quando è ormai chiaro che la conversazione serve solo a sviluppare le sue tesi. Protagora lo accusa di philonikein - di voler stravincere -, usando un'espressione già impiegata da Crizia nei confronti di Alcibiade. Socrate gli risponde che il suo unico interesse è chiarire una questione che non è stata affatto definita, e cioè - esattamente come nel Menone - che cosa sia la virtù (360e). L'insegnabilità della virtù dipende infatti dalla sua eventuale natura di scienza (361b).

Andrea Capra, nel testo qui sotto (pp. 13 ss.), nota che Socrate rappresenta la sua posizione dicendo panta chremata estin episteme (361b), «tutto è scienza». Questo lo contrappone al principio più famoso del pensiero di Protagora, «l'uomo è la misura di tutte le cose» (anthropos metron panton chrematon). Non l'uomo - soggetto all'ignoranza e all'errore -, ma la scienza misura le cose, perfino quando il bene è - rozzamente - identificato col piacere.

Nel corso della conversazione, nota Socrate, i due interlocutori hanno rovesciato le loro posizioni sulla possibilità di insegnare la virtù (361b). Infatti, se l'arete è scienza, essa, in quanto sapere prometeico frutto di un progetto razionale, potrà essere insegnata. Se non lo è, ed è frutto dell'evoluzione inconsapevole come adombrato dal mito di Protagora, allora sarà solo un sapere epimeteico, che emerge soltanto ex post e dunque non è soggetto a insegnamento (361c).

Il sapere di Protagora - che è anche il sapere della democrazia - appartiene a questo secondo tipo. Socrate dice di preferire la conoscenza prometeica (361d), cioè lo sforzo di controllare razionalmente la propria vita anziché rimanere in balia del mondo e degli eventi, come avviene quando si professa una retorica modellata sull'opinione comune e sul suo - fortunoso - successo evolutivo.

La narrazione si conclude con una conversazione lasciata di comune accordo in sospeso. Protagora recupera la propria superiorità lodando Socrate come un giovane già di grande sapienza, ripromettendosi di continuare la discussione in un altro momento; Socrate prende congedo adducendo l'impegno per il quale aveva già detto di volersi allontanare (361e-362a).

Chi affronta questo dialogo come un trattato, aspettandosi un senso compiuto e l'ultima parola, rimane deluso. Ma chi lo legge come parte di un ipertesto si rende immediatamente conto che è un nodo virtualmente ricchissimo di collegamenti. Sta a noi scrilettori renderli attuali.

Lettura consigliata

Andrea Capra. «La tecnica di misurazione del Protagora». Annali della Scuola normale superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia. 2:1(1997), pp. 273-327..

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Il Protagora di Platone by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/protagora