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Il Menone di Platone |
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Contro il paradosso di Menone, per illustrare come sia possibile imparare e cercare, Socrate introduce uno straordinario racconto: per noi l'apprendimento è reminiscenza o anamnesis, cioè un richiamare alla mente cose che conosciamo già, in modo da saperle argomentare e fissare nella memoria. Poiché cerchiamo ed impariamo cose di cui non abbiamo avuto esperienza nelle nostre vite individuali, la parte in noi che conosce, l'anima o psyché, deve essere immortale ed indipendente dalla forma umana che, al momento, la veste.
L'anima, essendo immortale e venuta ad essere più volte, e avendo veduto le cose dell'al di qua e quelle dell'Ade, in una parola tutte quante, non c'è nulla che non abbia appreso. Per questo può ricordare ciò che prima aveva appreso della virtù e del resto. Poiché tutta la natura è congenere e l'anima ha imparato tutto, nulla impedisce che l'anima ricordando (questo gli uomini chiamano apprendimento) una cosa sola, trovi da sé tutte le altre, se uno è coraggioso e infaticabile nella ricerca. Cercare e imparare sono anàmnesis. (81c-d)
Il paradosso di Menone – l'impossibilità di cercare quello che non si sa – presuppone una concezione patrimoniale della conoscenza. Nell'anamnesis, di contro, non posso sostenere che un'idea sia "mia" perché ricerca e apprendimento possono aver luogo solo col presupposto di un continuum di conoscenza contestuale comune e interconnessa. Lo stesso Menone può discettare dell'insegnabilità della virtù, pur senza saperne dare una definizione rigorosa, perché si trova in questo continuum. Quando scopro o imparo qualcosa di nuovo, questo qualcosa è nuovo per me – e dunque per me, in quanto soggetto storico, c'è evoluzione e futuro – ma non posso dire che la "mia" nozione possa dirsi "mia" in quanto creata da me ex nihilo e nuova per tutto e per tutti. Infatti io ho potuto apprendere e scoprire solo col presupposto di una conoscenza comune precedente, e questa mia conoscenza è una conoscenza in quanto non è una personalissima impressione mia, ma in quanto può rientrare, intersoggettivamente, in un complesso comune e sovraindividuale. Socrate riferisce che questo mito non è di sua invenzione, ma viene da «uomini e donne assai addottrinati nelle cose divine» (81a); lo attribuisce, cioè, a una tradizione di sapere sovraindividuale. Si tratta, però, di mostrare se esistono esperienze di apprendimento nel senso socratico del termine.
Il Menone di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/menone