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Il Menone di Platone |
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Enrico Berti, a proposito del Menone, scrive:
Nel Menone Platone distingue il modo di discutere e di confutare dei Sofisti, definiti eristici ed agonistici, da quello che si usa tra "amici" e che è definito "più dialettico" (dialektikôteron): quest’ultimo consiste, per chi risponde, nel dare risposte vere, e per chi interroga, nell’assumere come premesse solo ciò che l’interlocutore ha effettivamente concesso (75d). Si tratta dunque esattamente dello stesso procedimento praticato nei dialoghi giovanili, cioè socratici. [...]
[...] la dialettica ha sempre a che fare con delle ipotesi (hupotheseis). Nel Menone si dice infatti che, quando non si conosce che cos’è un oggetto, per esempio la definizione della virtù, e tuttavia si vuole conoscere una sua qualità, per esempio se la virtù sia insegnabile o no, si deve formulare un’ipotesi, per esempio assumere che la virtù sia insegnabile, e vedere quali conseguenze ne derivano (86e-87b). Partire da un’ipotesi significa dunque assumere una tesi, di cui ancora non si sa il valore, e dedurne le conseguenze: evidentemente il tipo di conseguenze che ne deriveranno fornirà delle indicazioni circa il suo valore. 23
Questa interpretazione contrasta con la lettera del testo, per la quale Socrate ricorre al metodo ipotetico come ripiego, dal momento che Menone si rifiuta di procedere in modo dialettico, concordando preliminarmente con lui una definizione della virtù prima di indagarne le proprietà. Il procedimento dialettico comincia, infatti, stabilendo una definizione vera, su cui gli interlocutori convengono, a partire dalla quale si può procedere per deduzione; il metodo ipotetico, di contro, prende le mosse da una affermazione meramente condizionale e provvisoria. Nel caso particolare, la falsificazione dell'ipotesi è compiuta tramite una ricerca empirica entro un ambito limitato, che mostra solo che ad Atene non esistono maestri di virtù, ma non implica affatto che in generale non possano esistere maestri di virtù. Socrate stesso ne riconosce la possibilità nella conclusione del dialogo
Tuttavia, in termini meno formali, gli interlocutori di una interazione dialettica, per cercare una definizione vera, possono certamente valersi di ipotesi. Che senso ha, allora, trattare il metodo ipotetico come un metodo di secondo ordine?
Una risposta si può trovare nella metafora della linea, del VI libro della Repubblica, ove si dice che la dialettica tratta le ipotesi come supposizioni in senso proprio, cioè come meri punti di partenza per arrivare all'incondizionato; questo la differenzia dai procedimenti dianoetici, che si limitano ad assumerle come date, senza accertarne la verità. In altre parole: il procedimento ìpotetico è un metodo di seconda scelta solo quando viene adottato non come ausilio, bensì come sostituto del metodo dialettico.
[ 23 ] E. Berti, «Si può parlare di un’evoluzione della dialettica platonica?», in Journal of the International Plato Society, Vol. 2, 2002.
Il Menone di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/menone