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Il pactum unionis civilis non è un fatto storico: ciò consente di usare l'idea dello stato come modello normativo per criticare le istituzioni esistenti, indipendentemente dalla circostanza che alla loro origine ci sia stata o no una qualche forma di patto (pactum subiectionis civilis). 167 Se un popolo, dunque, è già soggetto alla legge civile, è ozioso cercare di legittimarla - o delegittimarla - sulla base di un'indagine storica sulla sua origine, per due motivi:
il popolo non può essere trattato come un potere costituito in contrapposizione allo stato perché esiste come tale solo quando è unito sotto una volontà comune legislatrice, cioè quando è riunito nello stato: poiché è lo stato stesso che lo rende popolo, non può quindi contestarne il potere supremo (summum imperans);
se un suddito contestasse lo stato, lo stato sarebbe legittimato a punirlo, giustiziarlo o espellerlo come fuorilegge
In altri termini: se si ha società civile solo nello stato, e un popolo si costituisce come uno solo nello stato non è possibile sul piano logico-giuridico contestare lo stato senza distruggere allo stesso tempo anche la società civile, cioè senza tornare allo stato di natura.
Il detto omnis potestas a Deo 168 suggerisce, secondo Kant, che la legge statale sia così sacra, proprio perché rende possibile la società civile, che nessuno sia autorizzato a metterne in discussione il fondamento, al punto che possiamo rappresentarcela come opera di un legislatore sovraumano e infallibile. Questo non significa, però, che essa sia stata istituita da un ipotetico Dio in un certo momento della storia e ci sia noto teoreticamente: significa solo sul piano pratico, che al potere legislativo vigente si deve ubbidire qualunque sia la sua origine: lo stato non è legittimo perché in un passato difficilmente sondabile qualcuno diverso da noi ha firmato un ipotetico contratto, ma solo perché è approssimativamente conforme a un modello offerta da un'idea della ragione.
Per diritto di resistenza s'intende il diritto di disubbidire al potere costituito, cioè di resistere ai suoi ordini, anche in modo violento. John Locke era a suo favore e lo chiamava "appello al cielo":
Come in tutti i casi in cui non c’è un giudice sulla terra, il popolo non ha altro rimedio se non l’appello al cielo. In tali tentativi, infatti, i governanti, esercitano un potere che il popolo (che non si può supporre acconsenta a che qualcuno governi su di lui a suo danno) non ha affidato nelle loro mani, facendo ciò che non hanno alcun diritto di fare. E quando il corpo del popolo, o un singolo uomo, è privato del proprio diritto, o è sotto l’esercizio di un potere destituito di diritto, e non ha appello sulla terra, ha la libertà di appellarsi al cielo, ogni qualvolta ritenga la causa di importanza adeguata. Dunque, sebbene il popolo non possa essere giudice, e non abbia in virtù della costituzione di quella società un potere superiore per determinare ed emettere nel caso una sentenza effettiva; tuttavia, in base a una legge antecedente e superiore a tutte le leggi positive, esso ha riservato a sé quell’ultima determinazione che appartiene a tutta l’umanità, dove non c’è appello sulla terra, ovvero giudicare se ha una giusta causa per fare il proprio appello al cielo. 169
anche in questo caso Locke si appella al cielo per risolvere un problema che non sa risolvere da sé: se il diritto di resistenza è un "diritto secondo me", come è possibile riconoscerlo senza far ricadere la società civile nello stato di natura? Avendo già scomodato Dio per saltare l'acquisizione originaria, Locke trasforma il diritto di resistenza in un appello a un tribunale celeste, superiore a quelli della società civile. Nell'appello al cielo, l'uso della forza è un giudizio di Dio: il conflitto violento che ne può derivare è dunque un atto divinamente civile e non un ritorno alla libertà selvaggia dello stato di natura.
Il §168 del II trattato di Locke generalizza una questione costituzionale inglese: solo il monarca ha la prerogativa di convocare il parlamento, ma come comportarsi se non lo fa? 170
La posizione di Kant è diversa: il potere supremo e il suo organo, il reggente, non possono essere oggetto di resistenza nemmeno quando agiscono in modo che ci sembra ingiusto, per esempio compiendo discriminazioni nella tassazione e nel servizio militare. Contro queste ingiustizie è lecito far ricorso, cioè valersi dai rimedi giurisdizionali, ma non resistere. Gli argomenti su cui Kant fonda questa tesi sono di carattere logico-giuridico: come può una costituzione contenere la norma del diritto di resistenza, vale a dire di un diritto a farsi giustizia da sé, senza autodistruggersi come costituzione di una società civile?
Se nello stato ci fosse un potere con la facoltà di ordinare la resistenza contro chi agisce per lo stato, allora sarebbe esso stesso il potere statale, e non l'altro.
Questo ipotetico contropotere avrebbe un carattere necessariamente dispotico, cioè non rappresentativo e non tripartito. Quando qualcuno, per dirla alla Locke, si appella al cielo, è infatti a un tempo legislatore, esecutore e giudice.
Resistere al potere costituito in nome di un "diritto secondo me" distrugge la costituzione legale: chi resiste, infatti, si fa giudice in causa propria ed è disposto a usare la forza, come nello stato di natura: merita perciò di essere punito come un traditore e un fuorilegge.
Una costituzione che contenesse una norma la quale autorizzasse il diritto di resistenza annullerebbe se stessa, negando la possibilità stessa di un potere supremo che ha l'ultima parola
Tuttavia, dal momento che l'origine storica dello stato è giuridicamente irrilevante, Kant sostiene anche che uno stato esito di una rivoluzione vittoriosa dovrebbe ricevere ubbidienza dai suoi cittadini (325). Il monarca detronizzato non sarebbe obbligato a cercare di riprendersi il potere, anche se avrebbe facoltà di farlo perché la rivoluzione che lo ha esautorato era ingiusta. 171 Potrebbe farlo anche con l'appoggio di una coalizione di potenze straniere per sopprimere lo scandalo del delitto commesso dal popolo? Questa, dice Kant, è una questione di diritto internazionale. 172
Sebbene Kant sostenesse che anche a uno stato nato da una rivoluzione si dovesse ubbidienza, la lettera della sua nota era tale da suonare ineccepibile alla censura prussiana. Dobbiamo però chiederci se i suoi argomenti logico-giuridici contro il diritto di resistenza valgono esclusivamente in stati almeno approssimativamente conformi al diritto secondo ragione, nei quali soltanto si può propriamente parlare di stato giuridico, oppure per qualsiasi ordinamento giuridico positivo. Quanto Kant scriveva nel 1793 suggerisce che la sua preferenza vada alla prima opzione.
Come dovrebbero comportarsi i sudditi, poniamo, di un dispotismo illuminato che ha costruito una forma di stato di diritto? Possono giuridicamente resistere o no? Kant considera l'ipotesi di una costituzione manchevole (321-322) e sostiene che essa non può venir cambiata dal popolo tramite una rivoluzione, ma solo dal sovrano con una riforma, limitata però al potere esecutivo. Il lettore attento ha gli indizi per comprendere che una simile costituzione erronea (fehlerhaft) ha un potere esecutivo preponderante che dovrebbe autolimitare il proprio ambito, perché il potere legislativo non è in grado di farlo in quanto evidentemente in mano al despota. Ma perché anche sotto una costituzione manchevole non dovrebbe esser lecito fare una rivoluzione, alla maniera dell'appello al cielo di Locke, dato che essa non produce un vero e proprio stato giuridico? La risposta alla domanda si trova nella seconda formula di Ulpiano: anche se ci possono essere rivoluzioni inevitabili, non ci possono essere rivoluzioni giuste, nello stesso senso in cui non ci possono essere guerre giuste. In entrambi i casi, infatti, la controversia viene risolta con la forza e non con il diritto, e nulla garantisce, a meno di non credere che le vicende terrene siano decise dal cielo e dunque la parte vittoriosa sia anche quella che ha ragione.
Chi resiste si scontra col potere esecutivo. Nella Glorious Revolution inglese (1688) il parlamento aveva deposto Giacomo II Stuart, sostenendo che il re non aveva rispettato il contratto originario, per sostituirlo con la figlia Maria, protestante, e il marito Guglielmo d'Orange. Il parlamento aveva detronizzato il monarca, presupponendo di agire in nome del popolo, immaginato come unanime, per proteggere i suoi diritti. Il controllo parlamentare sul potere esecutivo, qui tramite una rivoluzione senza spargimento di sangue, può essere rappresentato come un'istituzionalizzazione del diritto di resistenza? Kant risponde di no.
Se il parlamento, come garante dei diritti del popolo, può resistere all'esecutivo, allora il potere di costringere, che sarebbe proprio dell'esecutivo, è sotto il suo controllo; e siccome per resistere deve anche stabilire, come spetterebbe al potere giudiziario, se l'esecutivo ha violato il diritto, il suo potere è dispotico perché indiviso.
Nella cosiddetta costituzione moderata - si potrebbe obiettare - il controllo sul governo da parte del parlamento è però costituzionalizzato. Per Kant però la repubblica parlamentare è tutt'al più una soluzione prudenziale, ma non aspetto strutturale dello stato di diritto. Se capita che sia costituzionalizzata, la facoltà del parlamento, in quanto rappresentante del popolo, di opporre un "veto negativo" alle istanze che il governo ritiene necessarie per l'amministrazione dello stato, è comunque legittima ed è bene che venga esercitata spesso. Infatti, un parlamento che non la esercitasse mai sarebbe un organo corrotto al servizio di un governo dispotico che tiene il potere legislativo ai suoi ordini.
Lo scarso entusiasmo di Kant nei confronti del regime parlamentare britannico uscito dalla Glorious Revolution è dovuto al timore che i parlamentari, in virtù della loro influenza sull'esecutivo, non facciano più da garanti del popolo ma si occupino dei loro interessi, anche lasciandosi manipolare o corrompere, producendo un sistema in cui potere legislativo e potere esecutivo sono di fatto in mano alle medesime persone. 173 Inoltre criticare, come nella seconda parte del Conflitto delle facoltà 174 il regime britannico gli consente di esprimere opinioni che, se avessero avuto per oggetto la monarchia prussiana, non avrebbero superato la censura.
Kant dedica una lunga nota a piè di pagina a una questione che turbava i contemporanei di Kant per l'effetto della recentissima esecuzione di Luigi XVI (1793): in quanti modi può essere eliminato un re? Kant ne elenca quattro:
Detronizzazione per abdicazione volontaria, con la quale il re restituisce il potere al popolo.
Destituzione per esautorazione del monarca da parte del popolo, ma senza violenza.
Assassinio del monarca.
Esecuzione formale.
Sull'abdicazione volontaria Kant sembra dare per scontato che il monarca restituisca legittimamente al popolo un potere che non appartiene a lui, ma al popolo stesso. 175 come potrebbe avvenire in una trasformazione pacifica di uno stato dispotico in repubblicano.
L'esautorazione non violenta è un crimine per il quale il popolo può invocare il pretesto 176 dello ius necessitatis: ma ciò suggerisce un regime che si regge solo sulla paura e la cui stessa persistenza appare ai ribelli più spaventosa delle possibili conseguenze della loro ribellione. In ogni caso, ricorda Kant, l'esautorazione non comporta il diritto di punire quanto il re ha compiuto in passato nella sua veste di capo dello stato dotato del potere di costringere senza essere costretto
Un discorso analogo sembra valere per il regicidio: il monarca viene assassinato, ma per timore della punizione che i ribelli potrebbero subire se sopravvivesse: anche questo caso queste condizioni suggeriscono un regime che si regge solo sulla paura.
L'esecuzione formale, come quella di Luigi XVI e Carlo I Stuart, "viene considerata come un delitto che rimane eterno e che non può mai essere espiato (crimen immortale, inexpiabile), simile a quel peccato, di cui i teologi dicono che non può mai essere perdonato né in questo mondo né nell’altro" (322). 177
La trasgressione della legge morale - chiarisce Kant - deve essere trattata come un atto libero, perché, se avesse una causa meccanica in grado di spiegarla, sarebbe determinata dalla legge della natura e non potrebbe essere imputabile. Essa può avere gradi differenti, a seconda di come il trasgressore si pone nei confronti della legge che viola:
negative, cioè solo difettivamente: si riconosce l'autorità della legge e si intende la propria massima solo come un'eccezione o una deviazione dalla regola. Questo potrebbe essere il caso dell'assassinio del re, dovuto al timore di essere puniti e non a un generale disprezzo per la legalità della società civile;
contrarie o diametraliter, quando si nega l'autorità stessa della legge. Questo potrebbe essere il caso dell'esecuzione solenne del re, nella quale la violenza viene opposta al diritto come principio alternativo: il popolo non solo fa valere le sue ragioni con la forza, ma rappresenta la sua forza come ragione. 178
Si può davvero credere che chi ha giustiziato il re con una esecuzione capitale professi un'idea così abominevole come quella della soppressione violenta dell'unità e della legalità della società civile, 179 in una sorta di "suicidio dello stato" nella quale la forza è eretta a legge? Kant risponde che nessuno può abbracciare posizioni così aberranti: l'esecuzione pubblica, pertanto, non è nient'altro che l'assassinio del re, ma travestito da provvedimento giuridico per timore della vendetta di quest'ultimo. Il travestimento, però, è fallimentare: una società civile non può fondarsi sulla forza, comunque la si mascheri.
La lunga nota a piè di pagina condanna l'esecuzione di Luigi XVI, ma facendo, per così dire, due passi avanti e uno indietro: dopo aver evocato l'idea del principio della forza (popolare) contro la costituzione, che comporterebbe la proclamazione solenne di un diritto di resistenza che condurrebbe al suicidio della costituzione civile stessa perché renderebbe provvisorio ogni diritto, Kant riduce, anticlimaticamente, l'evento del gennaio 1793 a un normale assassinio, commesso nello scenario tipico dello ius necessitatis, nel quale la deterrenza del diritto è impotente di fronte alla paura della morte immediata. Un avvocato difensore che avesse dovuto, di fronte a giudici ostili, patrocinare i giacobini, regicidi oltre ogni ragionevole dubbio, 180 non avrebbe potuto fare di meglio. I regicidi hanno certamente usato la forza per commettere un assassinio, ma fuori dallo stato giuridico, e soltanto per paura - non, dunque, in quanto capi o membri di un'associazione criminale avversa all'idea stessa di stato di diritto.
Filosoficamente, questa strategia "difensiva" consente a Kant di riconoscere l'illegittimità del regime del Terrore salvando però ciò che gli interessava di più: i princìpi della Rivoluzione francese. 181
Nel secondo articolo preliminare della Pace perpetua, il superamento della concezione patrimoniale dello stato è fra le condizioni per l'uscita dallo stato di natura internazionale: gli stati sono società di esseri umani e non proprietà che si possono scambiare e acquistare, o i cui eserciti possono essere dati in affitto. Qui, però, Kant sostiene che il sovrano può essere considerato non solo come il comandante supremo, ma anche come il supremo proprietario del territorio, vale a dire non soltanto il suo signore, ma anche suo padrone (dominus territorii). Perché? Perché per avere qualcosa di esterno come proprio in senso giuridico, a partire dal possesso del suolo, non basta assegnare al sovrano il comando supremo sul popolo, secondo il diritto personale: occorre anche che la società civile abbia giurisdizione sul suolo. Il suolo, dunque, deve diventare oggetto di diritto pubblico.
L'unione civile, pertanto, deve rappresentarsi anche come
l'unificazione necessaria della proprietà privata di tutti nel popolo sotto un possessore pubblico universale.
Questa rappresentazione determina anche la proprietà particolare non, empiricamente, per aggregazione, ma, formalmente, per ripartizione (divisione del suolo). 182
In Locke, il comunismo primitivo e la privatizzazione della terra tramite il lavoro individuale, senza la necessità di parlarne con altri, fa uscire dalla stato di natura con una proprietà già precostituita. In Kant, invece, nello stato di natura può aversi tutt'al più una proprietà provvisoria, che fin dall'inizio ha bisogno della conversazione con gli altri e del presupposto ideale della comunione originaria. Per passare dalla "proprietà secondo me" alla "proprietà secondo noi", anche la proprietà deve diventare civile: anche pubblicisticamente, per poter dire che una cosa è mia in senso perentorio devo riconoscere che è della società civile, ma non in senso patrimoniale. 183
Il proprietario supremo non può essere proprietario privato (dominus) di nessun terreno. Se lo fosse, sarebbe un proprietario fra gli altri che però potrebbe usare il suo potere - quale giudice potrebbe dirimere una controversia il sovrano e un suddito? - per estendere la sua proprietà all'intero territorio. E un regime in cui la proprietà della terra fosse statale trasformerebbe i suoi sudditi in servi della gleba, vale a dire in possessori non liberi di suolo di proprietà di un padrone che è anche signore, perché detiene i poteri dello stato.
il suolo può appartenere, nel senso del dominium, solo al popolo, distributivamente o anche collettivamente, se si tratta di un popolo nomade. 184
Il signore di un paese non possiede nulla di suo, se non se stesso, e però possiede tutto, ma solo nel senso che ha il potere di attribuire, separatamente (divisim) a ciascuno il proprio.
Il fatto che la distribuzione perentoria della proprietà sia civile e non naturale implica che nello stato non ci possa essere "nessuna corporazione (Corporation), ceto e ordine il quale, come proprietario, possa trasmettere alle generazioni future (all'infinito) l'uso esclusivo del suolo."
Nel 1789 la Rivoluzione francese aveva abolito i diritti feudali e nazionalizzato i beni ecclesiastici. Riferendosi ai possedimenti ecclesiastici e nobiliari, 185 conferiti tramite benefici feudali individuali o di ceto, Kant sostiene che sono revocabili dallo stato, dietro indennizzo, e che possono sussistere solo provvisoriamente, finché l'opinione popolare riterrà essenziali alla salute dello stato l'onore guerriero della nobiltà o le messe di suffragio e le preghiere dei pastori. È invece lecito sopprimerli se l'opinione pubblica, anche come rappresentata da studiosi che la indirizzano tramite l'uso pubblico della ragione, si orienta diversamente.
La parola Corporation 186 designa, genericamente, le persone giuridiche. Kant, chiaramente, si riferiva a quelle di origine medioevale e feudale: il suo argomento potrebbe essere esteso anche anche a quelle create dal diritto societario come successivamente sviluppato in un mondo non più feudale bensì capitalistico? Anche in questo caso abbiamo a che fare con concrezioni proprietarie sovrapersonali, protette dai rischi del mercato e immortali: che cosa ne giustifica il potere? Per quale motivo l'opinione pubblica dovrebbe considerarle essenziali per la comunità politica, sebbene prive di onore e incapaci di salvare anime?
Tra tutte le caratteristiche della società d'affari moderna, tre hanno contribuito più delle altre al suo successo, tutte impossibili da ottenere solo in via contrattuale: lo scudo societario (entity shielding), lo spostamento delle perdite e il prospetto dell'immortalità. Lo scudo societario crea diritti di proprietà su determinati insiemi di cespiti, ognuno con i suoi creditori distinti che si possono limitare a monitorare un solo insieme, ma che non hanno accesso alla torta più ampia. Lo spostamento delle perdite consente ai proprietari di limitare il loro passivo trasferendo ad altri il rischio di fare affari: ai creditori extracontrattuali o contrattuali dell'azienda, o all'intera collettività richiedendo l'intervento del governo quando il fallimento costituirebbe una minaccia per l'intera economia. Questa opzione put è tipica delle società finanziarie, ma non è insolita anche per le società non finanziarie, come dimostra il salvataggio di molte grandi case automobilistiche durante la crisi del 2008 negli Stati Uniti. Infine, l'immortalità aumenta la vita delle entità poste in forma d persona giuridica estendendone pertanto la durata. Le persone giuridiche, come le altre aziende, non sono immuni al fallimento, ma devono essere condannate a morte dai loro creditori con un procedimento di bancarotta, o dagli azionisti tramite lo scioglimento volontario. 187
Poiché la proprietà è distribuita pubblicisticamente, lo stato ha diritto di intervenire nell'economia in una triplice forma:
tramite la tassazione dei proprietari terrieri privati, vale a dire l'imposizione di imposte, accise e diritti doganali, la richiesta di prestazioni (come fornire uomini per il servizio militare), 188 o il prestito forzato (se lo stato rischia la dissoluzione). In generale deve essere però il popolo a tassare se stesso con il potere legislativo.
tramite il diritto di amministrare l'economia, la finanza e la polizia (nel senso ampio di cura della sicurezza, quiete e decoro pubblici) 189
tramite il diritto di ispezione, per il quale può imporre la pubblicità degli statuti delle società segrete (di illuminati politici o religiosi) che possano aver influenza sul bene pubblico. 191
[ 167 ] Kant riprende quanto già scritto nel corollario alla seconda parte di Sul detto comune: questo può essere giusto in teoria ma non vale per la pratica (1793), AA VIII 297.
[ 169 ] John Locke, Due trattati sul governo, II, 14 § 168.
[ 170 ] Il conflitto fra i monarchi della dinastia Stuart, che aspiravano al potere assoluto, e il parlamento è fra le cause delle due rivoluzioni inglesi, la prima delle quali, più propriamente detta English Civil War, portò con sé la decapitazione di Carlo I (1649), e la seconda, la Glorious Revolution, la sostituzione del cattolico Giacomo II con la figlia protestante Maria e il consorte Guglielmo d'Orange.
[ 171 ] Si noti però che appena sopra Kant aveva scritto che la legittimazione o delegittimazione di una costituzione tramite la sua origine era una questione oziosa.
[ 172 ] Il V articolo preliminare della Pace perpetua, uscito due anni prima, dà alla questione una risposta negativa, chiarissima per chi conosce il significato teologico-morale della parola "scandalo".
[ 173 ] "Il regime whig era fortemente oligarchico. Una settantina di famiglie governavano il paese. I capifamiglia sedevano ai Lords, mentre i cadetti erano eletti ai Comuni e ne controllavano la maggioranza. Il governo prese la forma del «consiglio di ministri», presieduto da un «premier» che aveva la fiducia del Parlamento, era cioè espressione dell'oligarchia whig. I ministri avevano tutti un seggio ai Comuni, con i quali stabilivano un forte grado di intimità. Per tutto il ventennio in cui fu primo ministro, Walpole rifiutò di passare fra i Lords, la Camera alta, ereditaria, priva di contatti col paese. Quando invece accettò il seggio di conte di Oxford, smise di fare il primo ministro. I governanti whig sapevano che la loro forza profonda non era nella corte e nella Camera alta, ma nel paese che li eleggeva: erano un'oligarchia fondata sul consenso, sul radicamento country. Whigs e tories su questo punto si assomigliavano,condividevano questa regola, che era ormai la base del sistema politico britannico: l’aristocrazia non ha altra legittimazione a governare, se non il controllo che riesce ad esercitare sul paese. L'oligarchia manipolava ampiamente le elezioni, facendo largo uso della corruzione. Inoltre le circoscrizioni elettorali erano state tracciate due secoli addietro, e alcuni centri erano decaduti e svuotati di popolazione, «imputriditi»: erano detti rotten boroughs. Capitava che un deputato fosse eletto con pochissimi, perfino con un solo voto. Le clientele dominavano totalmente l’elettorato, e il signore di un «borgo imputridito», o anche di una qualunque sonnolenta cittadina di campagna, aveva la certezza di manipolare il consenso e di far eleggere il suo candidato ai Comuni. Comunque queste regole con cui l'oligarchia si manteneva al potere non vennero violate; e quando il nuovo re chiamò al governo i tories, e questi riuscirono a trovarsi una maggioranza parlamentare, i whigs andarono all'opposizione, dopo quasi cinquantanni di potere incontrastato. [...] Gli oligarchi andavano a chiedere i voti della gente comune ogni sette anni, e si inchinavano, non solo formalmente, alla volontà degli elettori, che erano manipolati, corrotti e comprati, ma pur sempre sovrani. Quando i tories, con l'appoggio del re, divennero piú bravi ad interpretare l’anima country, e la loro battaglia contro la corruzione whig persuase gli elettori, i whigs persero la maggioranza ai Comuni, e quindi il governo. Da allora la lotta politica fu per la riforma elettorale, per la revisione delle circoscrizioni e l'eliminazione dei collegi elettorali nei borghi imputriditi, cosa che si raggiunse solo nel 1832. " (A. Prosperi, P. Viola, Storia moderna e contemporanea, II, Torino, Einaudi, 2000, X.2)
[ 175 ] Un monarca di diritto divino non avrebbe titolo a "restituire" il potere al popolo, perché il suo potere viene da Dio e non dal popolo.
[ 176 ] Vorwand è una parola ambigua. Il suo significato è neutrale e designa un argomento impiegato per difendersi; ma a partire dal XVII secolo tende a essere usato nel senso peggiorativo di "pretesto" o "scusa".
[ 177 ] "Leggiamo dal Vangelo secondo Matteo: «Per questo vi dico: ogni peccato o bestemmia contro lo spirito non sarà rimessa. Se uno dice una parola contro il Figlio dell’uomo ne sarà perdonato, ma se la dice contro lo Spirito Santo non vi sarà più perdono per lui né in questo secolo né in quello futuro».[Mt.12: 31-32] Nel comportamento qui descritto come peccato contro lo Spirito Santo, si è soliti far rientrare l'atteggiamento di chi rifiuta di pensare e di ammettere che certi atti sono peccaminosi, di chi rifiuta il senso stesso del peccato. Può essere perdonato qualsiasi peccato, quale che ne sia la gravità; non può essere perdonato, né in questo mondo né nell'altro, il rifiuto del concetto stesso di peccato, come rifiuto dell'idea stessa di un Dio creatore del mondo e legislatore morale universale." G. Marini, La filosofia cosmopolitica di Kant, p. 127.
[ 178 ] Il testo originale dice: "sondern sogar abbruchsweise ( contrarie ) oder, wie man sich ausdrückt, diametraliter , als Widerspruch (gleichsam feindselig) dem Gesetz entgegen", cioè "ma anche contrariamente (contrarie) come infrazione o, come ci si esprime, diametraliter, come contraddizione (ostile, per così dire) alla legge". Come va interpretato "oder"? Come vel o come aut? Se si interpreta nel primo senso, diametraliter è da intendersi come un sinonimo di contrarie. Se nel secondo, avremmo invece due casi diversi di opposizione alla legge: il primo in cui la legge vigente viene negata per sostituirla con un'altra, il secondo, più grave, in cui viene negata la legge in quanto tale. G. Marini, in La filosofia cosmopolitica di Kant, p. 128, intende oder come aut e produce una tripartizione in luogo di una bipartizione. Tuttavia, ferma restando l'ambiguità del termine oder, se lo si interpreta come vel, si ottiene una bipartizione che, a differenza della tripartizione, non mette in crisi il discorso di Kant, e gli evita di riconoscere che i principi della Rivoluzione francese costituiscono una legge alternativa, ma ingiusta.
[ 179 ] E certamente i giacobini - assimilabili ai "moralisti dispotizzanti" della Pace perpetua - non ricadono in questa categoria.
[ 180 ] Domenico Losurdo, Autocensura e compromesso nel pensiero politico di Kant, Napoli, Bibliopolis, 2007, pp.179-188.
[ 181 ] Come indica un'opera uscita un anno dopo la Metafisica dei costumi, ancora poco compresa da quanti non ne avvertono il senso politico.
[ 182 ] L'aggregazione è empirica (e materiale) perché comporta che ciascuno metta nel mucchio la parte che ha in possesso (e possa evitare di farlo), la ripartizione è formale perché presuppone un'ideale comunione universale dei beni che si tratta di suddividere fra tutti.
[ 183 ] Kant si colloca in una posizione intermedia fra Locke e Hobbes: per Hobbes nello stato di natura "non c'è né proprietà, né dominio, né mio e tuo distinti" (Leviatano, I.XIII, I.XV), neppure provvisoriamente. "In settimo luogo, è connesso con la sovranità l’intero potere di prescrivere le regole per mezzo delle quali ogni uomo possa conoscere di quali beni può godere e quali sono le azioni che può fare senza essere molestato da alcuno dei suoi consudditi; questo è ciò che gli uomini chiamano proprietà." (Leviatano, II.XVIII). Per Kant invece la società civile politicizza ciò che nello stato di natura è solo provvisorio, e nel far ciò ha titolo a redistribuirlo, come mostra il caso delle corporazioni.
[ 184 ] Come già notato, Kant, rispetto a Locke, è agnostico in merito al carattere individuale o collettivo della proprietà: uno stato proprietario della totalità del suolo trasformerebbe i cittadini sedentari in servi, ma una proprietà individuale invece che collettiva non avrebbe senso per un popolo nomade.
[ 185 ] Kant chiama l'ordine nobiliare "ordine dei cavalieri" e l'ordine degli ecclesiastici "Chiesa".
[ 186 ] Corporation:"Unione di persone fisiche in un'unica persona giuridica; il patrimonio le appartiene esclusivamente; essa soltanto è creditrice e debitrice, non i membri (comunità, corporazioni, monasteri, università, associazioni private di vario genere). Di solito ha una propria costituzione e una propria direzione; cessa con l'estinzione, con lo scioglimento da parte dello Stato o della Chiesa, con delibera della maggioranza dell'assemblea."
[ 187 ] Katharina Pistor, The Code of Capital, Princeton University Press, 2019, p. 55 (trad.it Il codice del capitale, Luiss U.P., 2021, p.83 - con qualche modifica). L'opzione put è una scommessa finanziaria che comporta un acquisto obbligato: nel caso di salvataggio tramite denaro pubblico l'acquirente obbligato è il contribuente, che non ha affatto sottoscritto tale scommessa.
[ 188 ] A proposito del servizio militare, la Metafisica dei costumi sembra presupporre un sistema di rapporti servili, mentre la Pace perpetua si propone di superarlo.
[ 189 ] Polizei, dal greco politeia, indicava l'amministrazione dello stato come cura dell'ordine pubblico in senso ampio, vale a dire non solo e in primo luogo della repressione del crimine, ma di funzioni come il soccorso ai poveri 189 o lo smaltimento dei rifiuti.
[ 189189 ] La società civile, spiega Kant nella successiva sezione C (326) deve conservare se stessa: per questo i benestanti, in quanto anch'essi fruiscono della protezione e dell'assistenza della comunità, devono a loro volta contribuire con le loro imposte al compito dello stato di provvedere ai poveri e ai bambini abbandonati per bisogno o per vergogna.
[ 191 ] "Illuminato" e "illuminista" non sono affatto sinonimi. Kant, da illuminista, trattava il dibattito aperto e basato sulla libertà dell'uso pubblico della ragione come un mezzo di emancipazione individuale e collettiva e un contropotere. Invece gli illuminati, quali i massoni o i leggendari Rosacroce contavano sulla segretezza per orientare, paternalisticamente, la società. Kant stesso aveva avuto modo di assaggiarli grazie a Federico Guglielmo II, il monarca appassionato di occultismo che l'aveva censurato.
Immanuel Kant, La metafisica dei costumi
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at https://btfp.sp.unipi.it/dida/kant_mds