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L'Ippia minore di Platone |
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Copyright © 2016 Maria Chiara Pievatolo
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05-07-2016
Il dialogo viene solitamente inserito - per quanto valga questa cronologia in un mondo senza stampa - fra le opere giovanili di Platone, sia per il suo procedere "mimetico", cioè senza la mediazione di un narratore, sia per la sua conclusione aporetica. Le tesi espresse da Socrate in questo testo sono tali 1 che alcuni sono giunti a dubitare della sua attribuzione a Platone: Aristotele, 2 tuttavia, lo menziona senza porsi particolari problemi in merito alla sua autenticità.
Ippia di Elide, sofista noto per la sua erudizione tecnica e scientifica (polymathia), ha appena terminato una esibizione brillante e presumibilmente macrologica. Eudico, che ospita Ippia ad Atene e desidera assistere a una discussione filosofica, chiede a Socrate di rompere il suo silenzio o per esprimere la sua approvazione oppure per provare a confutarlo (363a).
Dalla risposta si indovina l'oggetto della conferenza appena terminata: la poesia di Omero e di altri autori (363c). Socrate desidera proporgli una questione apparentemente banale, e cioè se sia vero che l'Iliade sia migliore dell'Odissea, in quanto costruita in funzione di un protagonista migliore (363b). Achille, infatti, rappresentava tradizionalmente l'ideale dell'eccellenza aristocratica mentre Odisseo o Ulisse veniva spesso posto in situazioni in cui doveva fare di necessità virtù.
Eudico, che funge da mediatore, assicura che il celebre sofista sarà ben lieto di rispondergli. Ippia, autocompiaciuto come una academic star dei nostri giorni, replica che certamente non ha difficoltà a dar soddisfazione a Socrate: si sta infatti apprestando ad andare a Olimpia nel cui tempio, in occasione delle Olimpiadi, darà prova della sua eccellenza rispondendo a qualsiasi questione chiunque vorrà porgli (363d).
"Beato te" - commenta Socrate - "che hai tanta fiducia nella sapienza della tua anima da superare quella di qualsiasi atleta che si reca ai giochi!". Ippia risponde ancor più compiaciuto che è così sicuro perché, da quando ha cominciato a partecipare alle competizioni olimpiche, non ha mai trovato nessuno migliore di lui (364a).
Socrate si profonde in elogi: Ippia, da parte sua, non è sfiorato dal dubbio che il suo interlocutore faccia dell'ironia. È davvero eccellente come pensa di essere oppure conosce poco se stesso? Per capirlo, dovremo tornare retroattivamente qui una volta giunti alla fine del dialogo.
Ippia minore. Testo greco presso il Perseus Project.
[ 1 ] Trattare come una qualità positiva la capacità di fare il male volontariamente sembra incompatibile con l'intellettualismo etico socratico-platonico.
[ 2 ] Aristotele, in Metafisica, V.1025a, osserva - coerentemente con la propria teoria etica - che l'induzione, cioè l'inferenza dal particolare all'universale, dell'Ippia minore è sbagliata perché confonde la capacità di qualcuno di imitare una azione negativa, che è certamente un talento, con la capacità di commetterla, che non lo è affatto. Chi, essendo sano, sa imitare uno zoppo è un bravo attore; invece una persona che si azzoppa volontariamente rimane - anche moralmente - zoppa.
L'Ippia minore di Platone
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Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/ippiaminor