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L'Ippia minore di Platone |
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Senza obiezioni da parte di Ippia, Socrate può trasferire il suo argomento dalle tecniche all'anima: non è preferibile un'anima che commette volontariamente cose cattive e vergognose, piuttosto che una che le compie involontariamente? Ippia risponde di no, con sdegno. Socrate, con ironia, se ne stupisce (475d).
Socrate propone a Ippia l'analisi di una dote specifica dell'anima: la giustizia (dikaiosyne) come virtù personale (375d-e), che definisce come una dynamis (capacità) dell'anima. accompagnata da una scienza (episteme). L'anima più capace e più sapiente sarà più giusta dell'anima meno capace e più ignorante (375e).
La definizione proposta da Socrate e accettata da Ippia applica alla giustizia il modello della techne, che si compone di una capacità operativa e di una competenza scientifica settoriale. 13 Ma se capacità e competenza si intendono in questo senso, l'anima più giusta sarà anche quella che ha il maggior controllo sul suo fare il male o il bene, "per dynamis e per techne" (376a). L'essere umano giusto, dunque, sarà in grado di commettere ingiustizia volontariamente (376b).
Ippia esclama di non poter essere d'accordo con questa conclusione. Socrate gli risponde che neppure lui la condivide, ma si sente necessitato dalla loro argomentazione (376d). La conclusione del dialogo - almeno se lo trattiamo come un testo isolato e privo di collegamenti - è aporetica.
Per altro, come da un pezzo vado dicendo, io in questi argomenti oscillo in sù e in giù, e non sono mai della stessa opinione. E non c’è da stupirsi affatto che io, o un altro profano (idiotes), sia incerto. Ma se anche voi, i sapienti (sophoi), sarete incerti, anche per noi questa è, oramai, una situazione terribile, se neppure ricorrendo a voi riusciremo a liberarci dal nostro oscillare (376c). 14
I "sapienti" di cui parla Socrate sono coloro che, come Ippia, sono esperti di tecniche. L'aporia conclusiva mostra che, perfino quando l'esperto è un polymathes, la loro competenza trova il suo limite in un dilemma insuperabile:
se si tratta l'eccellenza tecnica come eccellenza umana, si deve riconoscere che un tecnico ingiusto o disonesto è tuttavia virtuoso in quanto in grado di dominare tutte le applicazioni della propria arte, nel bene e nel male;
se ci si rifiuta di adottare il modello della tecnica per giudicare il bene e il male, ci si trova ad abbracciare la morale ispirata dal senso comune di volta in volta dominante senza però saperla dimostrare. 15
Nel I libro della Repubblica a definire la giustizia come una techne - e precisamente come l'arte della custodia - prima che Socrate la critichi come qualcosa di ladresco, è l'imprenditore meteco Polemarco: qualcuno, quindi, che, per il suo stato, è confinato nel mondo dell'economia e non ha accesso alla politica. Un uomo non libero, perché né cittadino né filosofo, può trovarsi a proprio agio con una giustizia meramente tecnica e, in generale, con una formazione soltanto "professionalizzante". 16 Non sarà lui, infatti, a prendere le decisioni, né sarà lui a scegliere fra il bene e il male. Chi, però, vorrebbe essere qualcosa di più di un homo oeconomicus ha bisogno di un sapere che superi la tecnica. Di che genere di sapere si tratta? Questa è la sfida che l'aporia del dialogo platonico lascia al suo lettore. 17
[ 13 ] Su questo tema si rinvia a G. Cambiano, Platone e le tecniche, Roma-Bari, Laterza, 1991.
[ 14 ] Tutte le citazioni letterali dell'Ippia minore contenute in questo ipertesto provengono, con qualche modifica, dalla versione di F. Adorno per Laterza.
[ 15 ] In termini kantiani, Ippia non si sa orientare nel campo della filosofia morale perché conosce soltanto gli imperativi ipotetici tipici della tecnica: per questo Socrate riesce a farlo oscillare fra l'accettazione acritica dei costumi della società in cui si trova a vivere e una franca amoralità.
[ 16 ] Non è un caso che Ippia, ad Atene, scelga la piazza del mercato per far pubblicità alle proprie competenze.
[ 17 ] Per una risposta platonica alla questione, i collegamenti possibili sono almeno due: il Carmide, dove si discute l'ipotesi della sophrosyne come superscienza e la Repubblica, nella parte dedicata all'idea del bene.
L'Ippia minore di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/ippiaminor