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Lo Ione di Platone |
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Platone intende la poesia come un mezzo di comunicazione di massa e la critica in una prospettiva non tanto estetica, quanto cognitiva, pedagogica e politica. Per questo misura l'arte col concetto - pur essendo consapevole che l'illusione di realtà costruita dalla poesia è più forte di quanto si ottiene colla fatica della dialettica. In questa prospettiva, dire che poeti e politici non hanno scienza ma sono guidati da una theia moira non è - lo percepisce anche l'Anito del Menone - esattamente un elogio.
Poesia e filosofia, però, condividono una condizione preliminare: la mania, l'entusiasmo come possessione divina che trascende la razionalità calcolante. Sembrerebbe, dunque, che la scienza di Platone possa essere letta come affine e non come opposta alla poesia, per esempio così.
Le due manifestazioni della sua atopia, quella che rende [Socrate] affine alle creature dei poeti e quella che lo definisce come l'uomo del dialogo incessante, sono equivalenti: entrambe sono sottese da un radicale, essenziale uscir da sé che è il motore della vita di Socrate. Un uscir da sé che è la matrice del suo stesso, enigmatico sapere dialogico, negativo e onirico; 8 di questa matrice, ora lo si capisce più chiaramente, anche l'esser fuori di sé del poeta è un simbolo che all'interno della scrittura platonica invita a mettere in discussione il modello condiviso del sapere, quello che si lascia trasmettere dal monologico legein.
Inteso così, Platone non sarebbe più un razionalista e un critico della cultura, ma un mistico che, uscendo fuori di sé, non sarebbe in grado di istituire - e neppure cercherebbe - una verità al di fuori della propria prassi teoretica. Il sapere platonico diverrebbe qualcosa di risolto interamente in se stesso, da amare o lasciare, dipendente dal successo - o dall'insuccesso - della fascinazione personale ed esposto all'accidentalità della theia moira.
L'entusiasmo - è vero - è la condizione d'ingresso per il perseguimento disinteressato di una conoscenza che non si esaurisce nei suoi strumenti. Tuttavia, questi aspetti sono soltanto l'involucro del platonismo, come indicano le seguenti circostanze:
Platone, nonostante la sua critica alla scrittura, ne accetta la sfida, scrivendo i suoi testi, come chi desidera fare qualcosa di definito nel mondo.
in questa veste disegna progetti filosofico-politici, come, per esempio, la Repubblica.
quando, nel Simposio, Alcibiade paragona Socrate a entità di natura divina e musicale, lo fa unilateralmente. Socrate dice di sé «io non sono nessuno». Solo Alcibiade - politico, retore - crede che la filosofia sia interamente risolvibile in un atto erotico, e possa fare a meno dell'autodisciplina della dialettica.
Non è un caso che Socrate, nello Ione, non permetta mai al rapsodo di cantare. Il suo scopo non è né d'incantare né di lasciarsi incantare, ma d'indagare gli strumenti della conoscenza e della comunicazione. Rifiutare di farlo, in nome di una prassi entusiasta, significa esporsi al rischio di manipolare gli altri o di esserne manipolati. Questo è il poco divino destino degli umanisti che, non sapendosi confrontare con la tecnica, non riescono a trascendere - né in se stessi né negli altri - l'accidentalità della fascinazione retorica.
[ 8 ] Il carattere «onirico» del sapere di Socrate viene da un passo del Simposio, il quale, però, lo definisce così in opposizione all'esperienza poetica.
Lo Ione di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/ione