Tetradrakmaton

Il Fedone di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

La seconda navigazione (99d-102a)

Deuteros plous - seconda navigazione - è un'espressione proverbiale di origine nautica che indica una soluzione di riserva, a cui si ricorre qualora quella d'elezione non sia praticabile, com'è il passaggio dalle vele ai remi quando cade il vento. Socrate aveva scoperto che non basta assumere che il reale è spiegabile secondo un ordine intelligibile: un sistema di cause meccaniche, come quello di Anassagora, non riesce a comprendere il senso di ciò che spiega, ossia - avrebbe detto Aristotele - la sua causa finale.

La seconda navigazione comincia con la rinuncia a esaminare ta onta (letteralmente: gli enti o le cose che sono). Socrate giustifica la sua scelta con una analogia:

  1. per osservare il sole durante un'eclissi senza danneggiarsi gli occhi è consigliabile non guardarlo direttamente, ma fissarne l'immagine riflessa nell'acqua (99d);

  2. similmente, l'anima si accecherebbe se guardasse direttamente le cose con gli occhi o con un altro dei sensi: è meglio considerare la verità di ciò che è (ta onta) tramite le rappresentazioni razionali (logoi).

Forse - avverte Socrate - l'analogia non è del tutto appropriata. 47 Possiamo, tuttavia, tentare di svolgerla così: la percezione sensibile "acceca" non perché fa vedere poco o nulla, ma perché fa vedere troppo. Le sensazioni senza il logos sono molteplici e vivide, ma non producono sapere, finché non le si rappresenta astrattamente sotto forma di concetti. Il passo successivo, dunque, è assumere come ipotesi il logos che ci sembra più solido e considerare vero, rispetto alla causa e ad altro, tutto ciò che sembra accordarsi con esso. Cebete non capisce e chiede chiarimenti (100a).

Si tratta semplicemente - spiega Socrate - della nota teoria delle idee: Cebete concede che ci sia qualcosa come un buono, un bello, un grande in sé? (100b) Questa concessione - secondo Socrate - basta per dimostrare che l'anima è immortale. La sua argomentazione comincia con alcune illustrazioni dell'uso delle idee:

  1. tutto ciò che è diverso dal bello in sé è tale solo perché partecipa di questo (100c). Un oggetto non è bello per il suo colore brillante o per la sua forma, ma per la presenza o comunione 48 del bello in sé. In altre parole, per affermare che una cosa è bella occorre dare una definizione rigorosa di bellezza - scoprirne cioè l'idea o il paradigma - e applicarla all'oggetto che stiamo considerando. Chi dice che qualcosa è bello per il suo colore e per la sua figura procede a tentoni perché omette questa operazione preliminare. 49 (100d).

  2. quando faccio addizioni e divisioni, applico ai miei termini le idee di unità, dualità e così via: essi vengono ad essere come uno, due e così via tramite la partecipazione alle corrispondenti essenze (101c).

La seconda navigazione non indaga sulla spiegazione dei singoli fenomeni, ma usa la teoria delle idee per mostrare perché essi sono spiegabili. Posso render conto di ciò che è solo se gli applico dei paradigmi razionali. Platonicamente le idee non sono funzioni logiche, bensì realtà "più forti" di quella empirica: per questo Socrate può permettersi di concepirle come cause e di dire che gli oggetti particolari a cui si applicano partecipano o sono in comunione con esse.

Socrate chiama l'applicazione dell'idea "ipotesi". Se qualcuno la critica, occorre esaminarne le conseguenze e vedere se sono in accordo reciproco oppure no; e se vogliamo logon didonai (render ragione) di quella ipotesi dobbiamo connetterla ad altre di livello superiore (101d) fino a raggiungere quella adeguata. Questo procedimento è quanto altrove è denominato metodo dialettico. Socrate lo distingue da quello dei cosiddetti antilogikoi che mescolano le cose trattando assieme il principio e le sue conseguenze (101e).

L'antilogikos si distingue dall'erista, che discute per vincere usando qualsiasi argomento - fallace o no - gli risulti utile, in quanto usa una tecnica di discussione specifica: opporre logos a logos per il gusto d'indurre l'interlocutore in contraddizione 50 e di far bella figura, senza curarsi della verità. Per esempio, se si dicesse, sul modello di 97b, che una mela divisa in due metà è contraddittoriamente una e due, si procederebbe "antilogicamente", confondendo il principio e le sue conseguenze, perché si tratterebbero le idee di unità e di dualità come se fossero sulle stesso piano dei fenomeni a cui si applicano. Chi è filosofo però, conclude Socrate, non discute per compiacersi della propria abilità.

Simmia e Cebete manifestano insieme il loro accordo: - Verissimo! - Echecrate interrompe il racconto di Fedone con un commento ammirato sulla chiarezza di Socrate (102a). Ancora una volta, Platone usa la cornice narrativa per dare delle indicazioni al lettore: le osservazioni dell'ascoltatore fungono, metaforicamente, da segnalibri per suggerire che cosa merita di essere ricordato.



[ 47 ] Socrate spiega in che cosa consiste l'inadeguatezza, alla luce della teoria delle idee: chi considera le cose con i logoi non le vede sotto forma di immagini più di chi le considera nei fatti (100a).

[ 48 ] Aristotele, all'inizio della Politica (1.1252a) scrive che ogni polis è una sorta di koinonia (comunità o comunione). Possiamo paragonare il rapporto fra l'idea e l'oggetto a cui si applica a quello fra la città antica e il suo cittadino: è la partecipazione alla koinonia di Atene o di Sparta che fa di un essere umano qualsiasi un Ateniese o uno Spartano, e, nello spirito della libertà degli antichi, un uomo libero nella misura in cui la collettività che lo determina è libera.

[ 49 ] Socrate fa altri esempi, ripresi dalla digressione sul suo periodo "presocratico":

  • si è grandi o piccoli, e maggiori o minori, per l'idea di grandezza e di piccolezza (100e) e non per ciò che fisicamente sopravanza un corpo particolare rispetto a un altro: altrimenti si potrebbe obiettare che, se un uomo è più alto di un altro per la testa, allora, contraddittoriamente, il secondo è più piccolo di lui per la stessa cosa (101a), e che ciò che produce grandezza è, altrettanto contraddittoriamente, una cosa piccola come la testa (101a);

  • dieci è maggiore di otto non per il due, bensì per la quantità (plethos) (101b).

[ 50 ] Socrate stesso ricorre a questa tecnica nei confronti di Simmia.

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