Tetradrakmaton

Il Fedone di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Misologia (89c-91c)

Prima di ricominciare la discussione, Socrate mette in guardia da un pericolo: la misologia, che sta ai ragionamenti come la misantropia sta agli esseri umani.

La misantropia o odio per gli esseri umani nasce quando ci si fida di qualcuno cioè senza avere una conoscenza sistematica del genere umano. Ci potrà dunque capitare di ritenere una persona sincera e affidabile e di esserne delusi (89d), di incorrere più volte in simili disavventure e di finire per detestare tutti gli esseri umani in generale, non avendo trovato nulla di buono in nessuno dei nostri conoscenti. 36

La misantropia è frutto di una generalizzazione compiuta "senza techne" (89e): chi, infatti, possiede una conoscenza organizzata dell'umanità sa che gli estremi di bontà e di cattiveria sono rari e che molti di più sono i casi intermedi (metaxy) (90a).

Si incorre in delusioni analoghe quando, senza padroneggiare la techne dei discorsi, prima ci si fida di un argomento e poi si è indotti a cambiar parere. Si finisce così per concludere, 37 come se fosse una grande scoperta, che nessuna cosa è solida e stabile e tutte - argomentazioni comprese - sono esposte al mutamento come le maree dell'Euripo (90c).

Il misantropo diventa tale perché generalizza le sue esperienze e, non tenendo conto del loro carattere particolare e contingente, addossa la responsabilità delle sue delusioni all'umanità nella sua interezza. Il misologo, trovandosi di fronte a discorsi che gli appaiono ora veri e ora falsi, fra i quali non riesce a orientarsi per la sua propria atechnia (imperizia), attribuisce il suo smarrimento non alla sua incapacità, ma ai ragionamenti in quanto tali. In questo modo, rifiutando di lavorare su se stesso, si priva della possibilità di imparare a ragionare e di progredire nella scienza (90d). 38

Dobbiamo guardarci dal pericolo di pensare che la malattia stia nei ragionamenti e non in noi: chi professa una simile opinione (90e) blocca la propria ricerca e persiste, riflessivamente, nel suo errore. Occorre dunque impegnarsi con coraggio a lavorare su se stessi: i convenuti lo devono fare per la loro vita futura, Socrate per la morte che lo attende. Anch'egli, infatti, rischia, su questa particolare questione, di avere l'atteggiamento, poco filosofico e poco colto (apaideutos), di chi vuole in primo luogo prevalere nella discussione, senza preoccuparsi della verità del suo argomento. Infatti, chi discute per vincere si cura di quanto pensano gli altri e trascura se stesso e il proprio punto di vista (91a).

Non bisogna discutere guardando gli altri: bisogna discutere guardando se stessi. Il misantropo, il misologo e anche il retore competitivo che vuol vincere a ogni costo hanno un difetto comune: non prendono sul serio se stessi e quanto pensano e fanno. Rinunciano, dunque, a migliorare la porzione di realtà che è sotto il loro controllo - la loro anima, come direbbe Socrate - per scaricare la responsabilità su quanto è fuori del loro controllo.

Socrate conclude scherzosamente dicendo che, in punto di morte, si curerà in primo luogo di quanto pensa lui: se avrà ragione - e presto gli sarà dato modo di verificarlo - ne trarrà un guadagno; se invece è destinato a sparire, per lo meno avrà evitato di infastidire gli amici con le sue lamentazioni (91b).

E voi, se mi date ascolto, dovete preoccuparvi ben poco di Socrate e molto più invece della verità: e così, se vi pare che io dica il vero, datemi il vostro consenso; se non vi pare, datemi contro con ogni vostro argomento, e state attenti che io, per troppo zelo, non inganni me stesso e voi, e non me ne vada via di qui lasciandovi in cuore il pungiglione come fanno le api (91c).

Letture consigliate

Benedetto XVI. Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni. Aula Magna dell’Università di Regensburg, 12 settembre 2006.



[ 36 ] La tragedia di Shakespeare Timone di Atene offre una rappresentazione efficace del misantropo come descritto da Socrate.

[ 37 ] Socrate dice -alludendo agli esponenti della sofistica - che lo fanno soprattutto quelli che passano il loro tempo nelle dispute, o, meglio, negli antilogikoi logoi.

[ 38 ] Nel controverso discorso di Ratisbona Joseph Ratzinger sosteneva un'interpretazione del cristianesimo in continuità, e non in conflitto, con la filosofia greca: «Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio». È incluso fra le letture consigliate perché si conclude citando a memoria proprio questo brano del Fedone.

Nei colloqui precedenti si erano toccate molte opinioni filosofiche sbagliate, e allora Socrate dice: "Sarebbe ben comprensibile se uno, a motivo dell'irritazione per tante cose sbagliate, per il resto della sua vita prendesse in odio ogni discorso sull'essere e lo denigrasse. Ma in questo modo perderebbe la verità dell'essere e subirebbe un grande danno". L'occidente, da molto tempo, è minacciato da questa avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così potrebbe subire solo un grande danno. Il coraggio di aprirsi all'ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza – è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica, entra nella disputa del tempo presente. "Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio", ha detto Manuele II, partendo dalla sua immagine cristiana di Dio, all'interlocutore persiano. È a questo grande logos, a questa vastità della ragione, che invitiamo nel dialogo delle culture i nostri interlocutori. Ritrovarla noi stessi sempre di nuovo, è il grande compito dell'università.

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Il Fedone di Platone by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/fedone