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Il Fedone di Platone |
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I presenti - narra Fedone - erano rimasti turbati da queste parole. Erano infatti stati persuasi - nel senso della pistis - dalle dimostrazioni di Socrate. Ora, però, si sentivano ricadere nella sfiducia (apistia) non solo rispetto ai ragionamenti appena uditi, ma anche rispetto a quelli futuri, alla validità del proprio giudizio e alla credibilità dell'argomento stesso (88c).
L'ascoltatore del racconto, Echecrate, rimasto fino ad allora silenzioso, manifesta il suo disagio: dopo essersi sentito persuaso dalla dimostrazione di Socrate, che gli aveva fatto superare la sua teoria personale, simile a quella appena espressa da Simmia, l'ha vista cadere in discredito, e si trova a dover ricominciare da capo (88d). È dunque ansioso di sapere come Socrate aveva reagito e se aveva sostenuto adeguatamente il suo discorso (88e). 34
La cornice narrativa che racchiude le ultime ore di Socrate permette a Platone di far parlare Echecrate come una specie di portavoce dei lettori frustrati. Questa frustrazione - consapevolmente inflitta - ha però un intento filosofico. Il dubbio e la confutazione sono parte di una ricerca scientifica nella quale nessuno, neppure Socrate, può essere trattato come depositario della verità.
Fedone risponde che, pur avendo avuto spesso occasione di meravigliarsi di Socrate, non lo ammirò mai di più che in quella circostanza: non tanto perché, come gli era normale, disponesse di ragioni con cui rispondere, ma per altri motivi - di carattere non dianoetico, bensì etico:
Socrate è degno di attenzione filosofica non perché riesce a rispondere alle obiezioni, come sa fare qualunque retore, ma per la sua etica della ricerca. La scienza non è una competizione: chi ci critica va trattato come un compagno e non come un avversario. La confutazione non ci deve paralizzare: è un'occasione di apprendimento e di indagine.
Interrogato da Echecrate, il quale vuol sapere come Socrate avesse rinfrancato i suoi amici, Fedone prosegue il suo racconto.
Socrate, accarezzandogli i lunghi capelli, aveva osservato che forse il giorno dopo - si usava radersi il capo in segno di lutto - avrebbe dovuto tagliarli (89b). Aveva però spostato l'attenzione dal dolore, inevitabile, per lui, a quello, evitabile, per il suo argomento, impegnandosi a tagliarsi i capelli il giorno stesso e a non lasciarli ricrescere, come nel giuramento degli Argivi, 35 se, in una nuova battaglia, non fosse riuscito a sconfiggere le tesi di Simmia e Cebete. Fedone si offre di aiutarlo, al modo di Iolao con Eracle, dato che è uno contro due (89c).
[ 34 ] Il saper venire in aiuto al proprio discorso distingue, almeno secondo i fautori del primato delle dottrine non scritte di Platone, il filosofo dagli altri interlocutori: si veda per esempio la scheda Le dottrine non scritte di Platone, p. 2.
[ 35 ] Secondo Erodoto 1.82.7 i cittadini di Argo, dopo aver perso il dominio sulla Tireatide in seguito alla sconfitta contro Sparta nella Battaglia dei campioni, avevano approvato una legge che vietava loro di lasciarsi crescere i capelli finché non l'avessero riconquistata.
Il Fedone di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/fedone