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L'articolo 1.2 dell'accordo TRIPS raccoglie nella "proprietà intellettuale" il diritto d'autore e i diritti connessi, i marchi di fabbrica, le indicazioni geografiche protette, i disegni industriali, i brevetti, gli schemi per circuiti integrati, i segreti commerciali. Tutti questi diritti, a differenza di quelli derivanti da obbligazioni, sono assoluti e verso tutti (erga omnes). L'idea di una proprietà intellettuale che insiste su entità incorporee invece che corporee sembrerebbe dunque ben fondata. E però - osserva Antonio Gambaro - la tradizione civilistica italiana applicava la proprietà solo a oggetti materiali, trattando i diritti inclusi nella cosiddetta "proprietà intellettuale" come semplici diritti di monopolio entro la disciplina della concorrenza e del mercato. 45
In effetti, questi diritti hanno in comune con la proprietà di oggetti corporei lo ius excludendi, ma non il godimento diretto del bene. Traggo utilità dalla bicicletta - e ne godo direttamente - spostandomi in città, a prescindere dalle disposizioni di legislatori e giudici; ne traggo dal romanzo che ho pubblicato solo perché la legge mi concede di vietare la distribuzione delle sue copie a chi non ottiene il mio permesso, di solito a pagamento. In questo caso l'affermazione che il romanzo "produce" un'utilità e quindi è giusto proteggerlo con uno ius excludendi è un circolo vizioso: a differenza di quella della bicicletta, qui l'utilità segue dal monopolio conferito dalla legge. Chi mi prende la bicicletta me ne sottrae il godimento diretto; chi ristampa un mio romanzo non mi priva della possibilità di leggerlo, correggerlo o svilupparlo: si limita a violare un monopolio legale. Almeno per chi non frequenta circoli viziosi, i "pirati" non sono ladri: una cosa è violare monopoli legali, un'altra sottrarre oggetti altrui. 46
In un'economia agricola come quella medioevale la terra poteva essere rappresentata in due modi:
come parte del mondo fisico che produce frutti;
come territorio che fornisce utilità grazie alle attività di chi ci abita.
Secondo la prima concezione la terra è una cosa corporea: il dominium proprietario insiste su di essa ed è uno ius in re, come diritto su un oggetto corporeo. 47
La seconda concezione, tipica dell'ordine feudale, guarda ai diritti che un signore può vantare nei confronti di chi abita un territorio, quali pedaggi, giurisdizioni, monopoli. Tali diritti, come pretese di azioni da parte delle persone, sono tutti immateriali. La proprietà feudale è dunque un fascio di "diritti, poteri, privilegi" che diventa facile estendere agli esiti del lavoro intellettuale.
Questa "proprietà intellettuale" nata dalla signoria ha poco a che vedere con l'allodio che, nell'ordine feudale, designava la proprietà piena. 48 La "proprietà", quando è "intellettuale", non è allodiale: il lettore-vassallo che paga per ottenere un e-book in licenza non ne diventa proprietario e continua a essere vincolato nell'uso del testo che - impropriamente 49 - crede di aver acquistato.
Chi parla di una proprietà intellettuale che insiste su cose immateriali dovrebbe anche riconoscere la possibilità che la cosa immateriale sia oggetto di trasferimento di proprietà e non solo di licenza. Se non lo riconosce, non di proprietà sta parlando, bensì di un controllo di origine feudale che sarebbe più onesto - sul continente - chiamare "monopolio".
Su questo sfondo, non stupisce che l'attuale sistema tecno-feudale abbia fra i suoi fondamenti la "proprietà intellettuale", vale a dire uno strumento di controllo di carattere feudale che ha il pregio di essere forte con i deboli e debole coi forti.
Quando il licenziatario è la parte più forte, il licenziante può mantenere l'illusione della proprietà (e la responsabilità civile e penale che ne consegue) 50 pur cedendogli, anche in via non esclusiva, lo sfruttamento economico di tutti i diritti connessi. 51
Quando il licenziante è la parte più forte, questi può controllare il licenziatario e catturarne e sfruttarne i dati comportamentali, perfino qualora le licenze siano molto permissive, 52 o proibirgli, con licenze ad hoc, eventualmente protette da DRM, di intervenire sul software installato in un oggetto, anche materiale, da questi acquistato. 53
In questo sistema la "forza" consiste in una qualche forma di monopolio, compreso quello del controllo di spazi di transazione digitale totalmente privatizzati, quali Facebook o Amazon Marketplace. Questo controllo ha luogo tramite la proprietà intellettuale 54 e le sue protezioni supplementari introdotte dai TRIPS. 55
Questo fa sì che l'affermazione
La legge della proprietà intellettuale non si occupa del tuo diritto di controllare la tua copia della tua idea - diritto che [...] non ha bisogno di gran protezione. Ciò di cui si occupa veramente è il mio diritto di controllare la tua copia della mia idea. 56
sia vera ma parziale. Il monopolista in grado di indurre gli utenti a rinchiudersi in uno spazio di transazione privato non controlla solo la loro copia della sua idea, ma anche la sua copia della loro idea, grazie al potere combinato del diritto e del fatto.
La distinzione fra diritti reali e diritti personali, derivanti, questi ultimi, da obbligazioni che richiedono un formale consenso, fu, in astratto, una riconquista dei glossatori civilisti della scuola bolognese 57 E però, in mano ai signori dei tecnofeudi, a cui ci si assoggetta per lo più inconsapevolmente, tramite "contratti" non negoziati né negoziabili, l'uso della proprietà intellettuale ricorda molto di più la situazione altomedioevale, che Paolo Grossi descrisse così:
Non si smentisce il dominium dell’antico titolare catastale ma lo si devitalizza per dissanguamento lasciando che, senza eversioni clamorose, senza clamorose rivoluzioni culturali, venga espropriato nei poteri imprenditoriali da chi proprietario non è ma è il gestore dell'impresa. 58
Il nuovo dominium utile non insiste sulla terra ma sulle persone, e piace immaginarlo come proprietà per non scoprirlo come servitù.
Le lingue non morte sono sistemi storici di mediazione nei quali chi discorre dà forma al suo pensiero entro codici condivisi, i quali a loro volta rimangono vivi nella misura in cui ci sono persone che, parlando, li sviluppano. Come osservò Tullio De Mauro, l'idea che la lingua sia uno specchio, il quale riflette meccanicamente cose e concetti oggettivamente esistenti, non fu superata per la prima volta da Wilhelm von Humboldt, ma era già in crisi nella prima età moderna: la scienza si costruì una sua lingua per parlare di relazioni e di tassonomie non rintracciabili negli idiomi storici; per Lutero, traduttore della Bibbia in volgare, ogni lingua ha un suo modo di rappresentare le cose e tutte, con pari dignità, possono trasmettere la parola di Dio; per Hobbes e Locke i vocaboli, lungi dal rispecchiarne l'ipotetica natura, condizionano l'acquisizione dei concetti; il progetto di Leibniz di una lingua universale deriva dalla consapevolezza della storicità delle lingue comunemente parlate, e per Giambattista Vico le lingue non riflettono le categorie e i concetti universali cari ad aristotelici e razionalisti perché si sono formate nella poesia, ben prima di Aristotele, della scienza e della filosofia. 59 Il traduttore, dunque, non sostituisce meccanicamente vocaboli a vocaboli, ma compie un'operazione creativa, cercando di indovinare come sarebbe suonato il discorso originale se fosse stato pronunciato in un sistema linguistico e culturale diverso.
Kant, coerentemente, trattò le traduzioni come discorsi dei traduttori e non degli autori delle opere originali. i quali, come tali, non richiedono l'assenso dell'autore delle opere tradotte.
Se però si modifica il libro di un altro abbreviandolo, ampliandolo o rielaborandolo) tanto che si commetterebbe anche ingiustizia, se lo si facesse poi uscire in nome dell’autore dell’originale, allora la rielaborazione fatta a proprio nome dal curatore non è una ristampa e non è proibita. Infatti in questo caso un altro autore compie, rispetto al primo, un negozio tramite il suo editore e non si intromette nel suo negozio col pubblico; l’editore non presenta quell’autore come parlante attraverso di lui, bensì un altro. Neanche la traduzione in un’altra lingua può essere ritenuta una ristampa, perché non è il medesimo discorso dello scrittore, sebbene i pensieri possano essere gli stessi. (AK VIII, 86-87)
Oggi alcuni credono che le traduzioni possano essere fatte da programmi per computer
Ontologia dei beni e ius excludendi. Comparazione e diritto civile. 2010.
[ 45 ] Non è una sottigliezza scolastica: la cosiddetta proprietà intellettuale è un'invenzione storica, che comincia ad essere presa sul serio solo a partire dal XVIIi secolo
[ 47 ] Come ricorda Gambaro, nella tradizione romanistica, la distinzione di (Gaius, 2.12-14 fra res corporales e res incorporales) era fondata sulla convinzione che la proprietà, cioè il totale controllo sull'oggetto, ne esaurisse tutte le possibili utilità, mentre obbligazioni e diritti reali limitati facessero emergere dei diritti soggettivi come mediazioni per un'utilità parziale. Da qui deriva la nozione di res incorporalis, ma nel senso di un diritto e non di un bene immateriale.
[ 48 ] William Blackstone definisce la proprietà allodiale come quella che ciascuno "possesseth merely in his own right, without owing any rent or service to any superior. This is property in it's highest degree; and the owner thereof hath absolutum et directum dominium, and therefore is said to be seised thereof absolutely in dominico suo, in his own demesne."(Commentaries on the Law of England, Book II, VII, 105). Ma - si affretta ad aggiungere - in Inghilterra nessuno gode di una proprietà allodiale.
[ 49 ] Come hanno avuto modo di rendersi conto gli sfortunati clienti della libreria on-line della Microsoft, i cui libri sono stati cancellati quando l'azienda ha deciso di chiuderla. Signorilmente, la Microsoft li ha rimborsati: ma il denaro non può certo sostituire un libro che si è letto e si vorrebbe poter continuare a consultare, o che non si può più leggere.
[ 50 ] Daniel Defoe, anticipando Foucault, sostenne che "if an Author has not the right of a Book, after he has made it, and the benefit be not his own, and the Law will not protect him in that Benefit, 'twould be very hard the Law should pretend to punish him for it." ((An Essay on the Regulation of the Press, 1704). Oggi la responsabilità covile e penale, per chi è usato da Facebook, è di nuovo sconnessa dalla protezione della possibilità di trarne guadagno (Bellos, Montagu, Who owns this sentence?, IX).
[ 51 ] Si vedano per esempio i Terms of Service di Meta al punto 3.3 (1 e 2): l'utente mantiene la titolarità dei suoi diritti di proprietà intellettuale, ma dà alla multinazionale una licenza non esclusiva a sfruttare la sua opera in tutti i modi possibili.
[ 52 ] Così avviene nella cosiddetta editoria (scientifica) di sorveglianza
[ 53 ] Per esempio, John Deere usa le licenze contro i suoi stessi acquirenti, obbligandoli a un software che può rendere,da remoto, i "loro" trattori inutilizzabili e che impedisce loro di ripararli da sé. Cory Doctorow, The Internet Con. How to Seize the Means of Computation, Verso, 2023, c. 4 Cory Doctorow "questo processo si chiama VIN locking [blocco tramite Numero di Identificazione del veicolo o VIN]. VIN è un termine che viene dall'industria automobilistica e indica il numero di serie unico inciso sul telaio di ogni auto e inserito in fabbrica nel computer che opera come unità di controllo. I dispositivi con blocco VIN non solo verificano che tutte le loro parti provengano dal produttore originale, ma garantiscono anche che tali parti siano state installate dai tecnici ufficiali del produttore. Prima che un componente con blocco VIN possa essere usato da un dispositivo, un tecnico autorizzato deve inserire un codice di sblocco in modo che il dispositivo sappia che la nuova parte è stata installata da qualcuno che l'ha fatturata e ha trasferito il pagamento all'azienda e ai suoi azionisti. Ciò significa che quando a un contadino si rompe un trattore John Deere e ne viene sostituito un pezzo, il trattore resta immobilizzato fino a quando alla fine della solitaria strada di campagna non appare un tecnico Deere per dare un'occhiata alla riparazione e digitare un codice di accesso. I trattori John Deere sono tra i più famigerati utilizzatori del blocco VIN. L'azienda, una monopolista che ha acquistato quasi tutte le altre aziende del settore, è stata capofila mondiale della lotta contro il “diritto alla riparazione" nel periodo in cui la maggior parte delle forniture alimentari globali dipendeva dai suoi prodotti. Deere sostiene che i contadini siano fondamentalmente dei bifolchi a cui non si possono affidare le nuove meraviglie computerizzate da essa fornite. Il fatto che John Deere possa addebitare agli agricoltori un paio di centinaia di dollari ogni volta che i suoi trattori si rompono è, a suo dire, solo una coincidenza incredibile."
[ 54 ] Che Meta si tiene ben stretta (3.3 (4)), così come Amazon Marketplace (AWS Intellectual Property License, 3-4)
[ 55 ] Che Apple ha usato per impedire l'installazione di App Store altrui, non soggetti alle sue gabelle.
[ 56 ] "Intellectual property law is not about your right to control your copy of your idea – this is a right that [...] does not need a great deal of protection. What intellectual property law is really about is my right to control your copy of my idea." (Michele Boldrin, David K. Levine, Against Intellectual Monopoly, 2008, VII, p. 175, corsivo aggiunto).
[ 57 ] Emanuele Conte, Cose, persone, obbligazioni nel ragionamento dialettico medioevaleDiritto comune, Bologna. il Mulino. 2009, pp. 113-127.
[ 58 ] Paolo Grossi, «La proprietà e le proprietà nell'officina dello storico»Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, 17, 1988, p.392.
[ 59 ] Tullio De Mauro,Introduzione alla semiotica, Laterza, Roma-Bari 1970, pp. 52 ss.
Improprietà intellettuale
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