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Il Carmide di Platone |
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Socrate usa ancora il metodo ipotetico per immaginare un mondo in cui la sophrosyne funzioni effettivamente come una superscienza. Questa supposizione viene presentata come un sogno, che può essere venuto o dalla porta di corno, ed essere vero, o da quella d'avorio, ed essere falso (173a). 26
La sophrosyne così intesa ci farebbe compiere ogni azione secondo le scienze: nessuno potrebbe vantarsi di essere pilota (kybernetes), o medico, o stratega senza esserlo davvero: saremmo dunque più sicuri nella navigazione e in guerra, più sani (173b), meglio vestiti, calzati, e provvisti di abitazioni e di utensili, perché saremmo in grado di distinguere i tecnici veri. Ammettendo, per esempio, che la divinazione (mantiké) sia la scienza del futuro, con la sophrosyne riusciremmo a individuare e ad assumere i profeti autentici e a scartare gli imbroglioni (173c). Il genere umano vivrebbe, dunque, secondo scienza. Ma questo gli basterebbe per farlo agire bene e renderlo pienamente realizzato? 27
Mentre Crizia non riesce a immaginare una compiuta realizzazione umana che sia priva della scienza, Socrate - che altrove sostiene la tesi della scientificità della virtù - qui si dice scettico e chiede al suo interlocutore di quale scienza stia parlando (173d).
"Si tratta forse della scienza di tagliare il cuoio? Di lavorare il bronzo? Oppure la lana o il legno?" - chiede a bella posta Socrate, ricevendo dal suo aristocratico antagonista una serie di risposte negative piuttosto infastidite. 28 Se è così, però, contrariamente a quanto Crizia aveva detto prima, non è vero che tutti coloro che vivono secondo scienza sono pienamente realizzati (173e).
O forse Crizia pensa alla scienza della divinazione, che conosce il futuro? "Anche" - risponde Crizia - "ma non solo." "Forse" - replica Socrate - "intendi anche quella di conoscesse non soltanto il futuro, ma pure il presente e il passato?" Crizia risponde affermativamente. Socrate, di fronte a questo elenco promiscuo, gli chiede di precisare se qualche scienza più di altre contribuisce alla realizzazione umana, o tutte lo fanno allo stesso modo (174a), proponendo al suo interlocutore una serie di esempi, alcuni dei quali irritanti: forse contribuisce di più l'arte di giocare ai dadi? Il calcolo? O la conoscenza di ciò che fa bene alla salute? Crizia risponde che fra queste la conoscenza più utile è quella della salute. Ma allora, chiede Socrate, se è possibile fare una graduatoria delle scienze, qual è quella che contribuisce di più in assoluto? "La conoscenza del bene e del male" - replica Crizia, aggiungendo promiscuità a promiscuità (174b).
Sostenere questo, però, contraddice quanto Crizia ha, fino a quel momento, affermato, e cioè che per la realizzazione umana basti genericamente vivere secondo scienza, o secondo la scienza delle scienze detta sophrosyne, quando in realtà è necessaria una sola competenza: la conoscenza del bene e del male.
Questa conoscenza ha un suo oggetto, che la distingue dalle altre scienze: senza di essa, infatti, la medicina rimane capace di guarire, la calzoleria e la tessitura di produrre scarpe e vestiti, l'arte del pilotaggio e la strategia di salvare la vita in mare o in guerra (174c). Tuttavia, se essa manca, queste azioni non sono compiute né bene né utilmente: il medico, per esempio, potrebbe usare la sua scienza per avvelenare e non per guarire, così come il pilota potrebbe approfittare delle sue competenze per darsi alla pirateria. Ma la scienza del bene e del male non è affatto identica, osserva Socrate, alla sophrosyne definita da Crizia (174d).
Crizia non demorde: poiché la sophrosyne è al di sopra di tutte le scienze, può dominare, in virtù della sua posizione, anche la scienza del bene e del male. "Allora" - chiede Socrate - "è la sophrosyne a renderci sani al posto della medicina, pur essendo conoscenza di scienza e d'ignoranza e di null'altro?" Crizia è costretto a rispondere negativamente (174e). Allo stesso modo, la sophrosyne non può svolgere il compito della scienza che ha ad oggetto il bene e il male: siamo dunque, di nuovo, costretti a riconoscere che, definita così, è perfettamente inutile (175a).
[ 26 ] È un riferimento all'Odissea (19.562 ss.): i sogni che escono dalla porta di corno sono veritieri, quelli che escono dalla porta d'avorio sono ingannevoli.
[ 27 ] Il testo usa il verbo eudaimoneo, a cui corrisponde il sostantivo eudaimonia.
[ 28 ] Socrate vuole indurre il suo interlocutore a selezionare fra scienza e scienza, in modo da obbligarlo a specificare le sue asserzioni generiche. A questo scopo, gli presenta esempi di discipline poco nobili - che Crizia non può fare a meno di scartare.
Il Carmide di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/carmide