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Il Carmide di Platone |
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Se prendiamo per buona la definizione di sophrosyne offerta da Crizia, dobbiamo ammettere che è una scienza delle scienze la quale ha per oggetto sia se stessa, in quanto scienza, sia tutte le altre scienze. Quindi, chiede Socrate, è anche scienza della mancanza di scienza (anepistemosyne) (166e)? Se la risposta è affermativa, allora solo chi è dotato di sophrosyne conoscerà se stesso, sarà in grado di discernere che cosa sa e che cosa non sa e di giudicare anche gli altri su quanto sanno, credono di sapere o non sanno (167a). Crizia si dichiara d'accordo.
Socrate, allora, confessa a Crizia che una simile conclusione lo mette in imbarazzo (167b). Infatti, se applicassimo questa affermazione ad altri casi, ne seguirebbe qualcosa che sembra impossibile (167c).
Questa tesi viene illustrata con esempi di termini che, come l'eros nel Simposio, si definiscono tramite relazioni con oggetti diversi da se stessi (167c).
Ci può essere una vista che, senza vedere quanto vedono le altre viste, sia vista di se stessa e delle altre viste, nonché della mancanza di vista?
Ci può essere un udito che, senza udire nulla, oda se stesso e gli altri uditi, nonché la mancanza di udito?
Ci può essere, in generale, qualsiasi altro dei nostri sensi che, senza sentire ciò che sentono gli altri, sia però senso di se stesso e degli altri sensi (167d)?
Ci può essere un appetito (epithymia) che non abbia a oggetto nessun piacere, ma solo se stesso e gli altri appetiti?
Ci può essere una volontà che non voglia nessun bene, ma solo se stessa e le altre volontà?
Ci può essere un eros che non desideri nessuna bellezza, ma solo se stesso e gli altri eros?
Ci può essere una paura che non tema niente, se non se stessa e le altre paure (167e)?
Ci può essere un'opinione di se stessa e delle altre opinioni, che non abbia opinioni sugli oggetti a cui le altre opinioni si applicano? 19
Crizia è obbligato a rispondere negativamente; mantiene però ferma la tesi che la sophrosyne fa eccezione (168a). Socrate ricorre a un'argomentazione più formale, illustrando le conseguenze dell'applicazione della proprietà riflessiva a relazioni che non la godono: 20 le relazioni di "maggiore di" e "minore di" (168b), nonché di "doppio di...". Se un termine è maggiore degli altri termini e di se stesso, allora, essendo maggiore di se stesso, dovrebbe anche essere, contraddittoriamente, minore di se stesso; 21 se un termine è doppio degli altri termini e di se stesso, allora, essendo doppio di se stesso, dovrebbe anche essere la metà di se stesso (168c). 22 Conseguenze analoghe si hanno con relazioni del tipo "essere più pesante di", "essere più vecchio di" e così via: se qualcosa è più pesante di se stesso è anche più leggero, se è più vecchio è anche più giovane e così via.
In generale, se un termine applica a se stesso la propria dynamis (facoltà, potenzialità), allora dovrà avere anche l'ousia (essenza) a cui quella facoltà si applica . 23 Per esempio: l'udito come tale è udito di qualcosa, che deve essere un suono: se è anche, riflessivamente, udito di se stesso, allora l'udito deve avere un suono. Se la vista è anche vista di se stessa, allora deve avere un colore (168d-e), e così via.
La sophrosyne è stata definita come una scienza riflessiva. La riflessività però, presa sul serio, conduce ora a conseguenze impossibili, ora a conseguenze incredibili. L'argomentazione di Socrate ha infatti messo in luce che, contenutisticamente, una disciplina riflessiva rischia di essere o vuota, perché si ritira in se stessa privandosi del proprio oggetto, oppure, al contrario, interamente risolta nell'oggetto, perché per riflettere su se stessa deve attribuirsi la sostanza del suo oggetto; e che, formalmente, applicare la proprietà riflessiva a una relazione che non la gode conduce alla contraddizione. Rimane dunque da dimostrare se e come sia possibile una scienza riflessiva, cioè una scienza della scienza, se questa scienza sia proprio la sophrosyne e se sia qualcosa di utile e buono per noi (169a). Socrate, al momento, può solo presagirlo, perché Crizia non è stato in grado di risolvere le difficoltà connesse alla sua definizione (169b).
[ 19 ] «Nessuna attività mentale è il suo proprio oggetto. Questo è evidentemente vero per la conoscenza dell'epistemologo come per ogni altra attività. Se c'è una conoscenza come la 'teoria della conoscenza', il suo oggetto sarà 'le condizioni alle quali è possibile la conoscenza'. Ma queste condizioni non sono identiche alla conoscenza che qualcuno ne può avere. Per esempio, le dottrine della Critica della ragion pura sono una cosa e il fatto che Kant le conosca e ne sia persuaso un'altra» (A.E. Taylor, Plato. The Man and his Work, London, Methuen, 1949, p. 55).
[ 20 ] Si veda C. De Fusco, Relazioni e loro proprietà, p. 9 ss.: una relazione R su un insieme X si dice riflessiva se ogni elemento dell'insieme è in relazione con se stesso. Per esempio, in un insieme che ha come elementi dei numeri, la relazione di uguaglianza è riflessiva perché ogni numero è uguale a se stesso.
[ 21 ] Se a>b, allora b<a; analogamente, se a>a, allora a<a.
[ 22 ] Se a=2b, allora b=a/2; analogamente, se a=2a, allora a=a/2.
[ 23 ] Una qualsiasi relazione, prima di essere applicata a dei termini, è una mera facoltà o potenzialità, che si attua solo al momento dell'applicazione. Un termine, perché vi possa essere applicata una particolare relazione, deve essere di un certo tipo. Per esempio, la relazione "essere moglie di" può essere applicata solo a chi è donna: quindi, tutte le volte che predico quella relazione a proposito di qualcuno, devo presupporre che sia donna.
Il Carmide di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/carmide