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Il Carmide di Platone |
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Confutato il primo tentativo di definizione, Socrate esorta Carmide a guardare in se stesso riflettendo sulla qualità di quanto la presenza della sophrosyne produce in lui e su come essa deve essere per agire così e gli chiede di dirgli per bene e con coraggio che cosa gli sembri essere (160d).
Carmide si sforza di esaminare se stesso e gli dà una risposta sincera, che indica quanto sia influenzato della morale della vergogna: la sophrosyne è appunto la vergogna o aidos (160e).
Anche in questo caso Socrate confuta Carmide indicando semplicemente un contro-esempio: se apprezziamo la sophrosyne come qualcosa di bello e di buono, essa dovrà costantemente rendere buone le persone. Omero, però, dice che «l'aidos non è buona per un uomo bisognoso» (Odissea, 17.347). 9 Carmide s'inchina all'autorità di Omero (161a).
Se, dunque, la vergogna non è necessariamente sempre una cosa buona, non può identificarsi con la sophrosyne, che, in quanto virtù, è sempre buona (161b).
[ 9 ] Sono le parole che Telemaco, nell'Odissea, indirizza a Ulisse, quando il padre entra nella reggia occupata dei Proci travestito da mendicante. Se Ulisse si fosse vergognato e avesse reagito alle provocazioni dei Proci come sarebbe stato spontaneo a un nobile, il suo tentativo - meno aristocratico, ma più efficace - di riconquistare il regno sarebbe fallito. Socrate, quindi, a differenza di quanto fa successivamente Crizia con Esiodo, non forza a proprio favore l'interpretazione del poeta.
Il Carmide di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/carmide