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Il Carmide di Platone |
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Per sapere di non sapere bisognerebbe conoscere quello che non si conosce: una simile impresa, intesa alla lettera, è contraddittoria. Tuttavia, alla fine del dialogo Socrate, Crizia e Carmide riconoscono di non sapere che cosa sia la sophrosyne: sanno, dunque, di non sapere. Come ci sono arrivati?
Il paradosso del Carmide è simile a quello di Menone e si risolve in modo analogo. La parola sophrosyne appartiene al patrimonio di conoscenza incorporato nella lingua greca, comune a tutti loro. Gli interlocutori, nel corso della discussione, hanno usato la loro capacità di ragionare per tentare di definirla in modo universale e coerente. Alla fine, ricapitolando i loro tentativi, hanno constatato il loro fallimento. Questa constatazione non è propriamente un conoscere quello che non si conosce, ma un avanzamento nella conoscenza come liberazione dell'errore: un elemento della loro cultura in apparenza ovvio si è mostrato più debole di quanto si potesse immaginare. Solo chi interpreta la ricerca come una competizione può dimenticare che, per l'avanzamento della scienza, i risultati negativi sono tanto cruciali quanto quelli positivi. Se trattiamo il riconoscimento dell'errore come una componente della conoscenza, il "sapere di non sapere" si può intendere senza contraddizione.
Nel Fedro Socrate, dopo aver manifestato la volontà di seguire il comandamento delfico, conosce se stesso solo raccontando un mito - una storia - che offre una rappresentazione dell'anima, incentrata su una similitudine. L'anima, in quanto immortale e soggetta alla reincarnazione, trascende l'individualità umana. La riflessione comporta una forma di alienazione: quando racconto la mia storia distinguo il mio passato dal presente e lo tratto come un oggetto; quando isolo la mia capacità di ragionare per analizzarla, la costituisco come un oggetto altro da me. Nei dialoghi di Platone, la filosofia non supera la riflessione perché rimane un'indagine compiuta da persone particolari, collocate nel tempo e nello spazio: è ricerca delle idee, e non movimento dell'idea.
Crizia associa la scienza di tutte le scienze compresa se stessa a una virtù personale, la sophrosyne. Nelle sue mani questa virtù è una superscienza in grado di superare il divario fra la pretesa di un sapere totale e la finitezza delle conoscenze particolari. La specializzazione tecnico-scientifica si basa su una suddivisione degli studi che ci metta in grado di sapere molto di qualcosa, essendo impossibile sapere tutto di tutto. La superscienza, all'opposto, presume di possedere la formula per sapere tutto senza occuparsi di niente e per dominare tutte le scienze disciplinari pur ignorando gli oggetti di competenza di ciascuna. Socrate dimostra che questa pretesa conduce, se non vengono compiute le debite distinzioni, al paradosso e alla contraddizione.
Crizia, da aristocratico antico, immagina la superscienza come un'eccellenza personale, che permetterebbe al gran signore di dirigere tutto senza studiare nulla e di continuare a disprezzare le tecniche. In altre epoche alcune discipline hanno preferito legittimare la propria supremazia sulle altre scienze non su una qualità personale, ma in base al loro oggetto, rappresentandolo come in grado di governare tutti gli altri studi. Per esempio contro le pretese della teologia, nella prima modernità, Alberico Gentili dovette rivendicare l'indipendenza del diritto e Galileo Galilei quella della scienza fisica.
Oggi aspira al rango di superscienza la corrente della teoria economica convinta che l'homo oeconomicus, in quanto massimizzatore razionale di utilità, sia un'astrazione in grado di spiegare e prevedere la totalità del comportamento umano. Come ha osservato l'economista Tomas Sedlacek 31 se per utilità si intende solo quanto deriva da beni commerciali, questo modello è esplicativamente limitato; se invece essa include tutto ciò che desiderano gli esseri umani, si produce una spiegazione tautologica e non falsificabile per la quale chiunque, in quanto fa ciò che vuole, massimizza comunque la sua utilità, anche quando è un martire o un pauperista. Più in generale:
per quanto ricchi siano i nostri schemi concettuali essi non abbracciano mai tutta la realtà. Questa considerazione è interessante per lo scienziato perché ́è proprio il fatto che la realtà sia molto più ampia delle nostre conoscenze ci induce a tentare sempre di allargare il campo della nostra riflessione scientifica, ad ampliare l'angolo della realtà illuminato dalle nostre teorie.[...]
Nel campo della matematica e della logica, i vari paradossi logici, le varie antinomie, dalla antica antinomia del mentitore alle moderne antinomie di Cantor, Burali-Forti, Russel, eccetera sono conferme del fatto che, comunque sia delimitato il concetto di scientificità, comunque venga delimitato il campo metodologico in cui si muovono le scienze, se non si vuole cadere in contraddizione si deve ammettere che qualcosa resta fuori da tali limitazioni. 32
Socrate, facendo professione d'ignoranza, rinuncia alla superscienza. Non rinuncia, però, a discutere le pretese di conoscenza delle persone e delle scienze settoriali e s'interessa del problema del bene e del male, facendo uso della peculiare sapienza che gli aveva attribuito l'oracolo di Delfi. Il sapere di un essere finito non può consistere nel dominio della totalità del reale, ma in un costante tentativo di imparare dai risultati negativi e di superare i limiti del noto. In questo senso, i dialoghi aporetici non sono inconcludenti: legittimano, anzi, la filosofia di Socrate come una specie di arte dell'attenzione.
[ 31 ] T. Sedlacek, Economics of Good and Evil The Quest for Economic Meaning from Gilgamesh to Wall Street, Oxford, Oxford University Press, 2011, pp. 223-226.
[ 32 ] Così scriveva, nel 1994, il matematico Ennio De Giorgi. Si veda, per i riferimenti bibliografici, A. Marino, «Matematica e sapienza. Su alcune riflessioni di Ennio De Giorgi», 2013, p. 13, http://www.scienzafedesocieta.it/page2/page25/styled-24/styled-28/files/Marino-2013.pdf.
Il Carmide di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/carmide