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Sommario
Il tardo Streit der Fakultäten 1 è l'unica opera di Kant dedicata all'istituzione universitaria: alla sua organizzazione interna e ai rapporti tra questa e il potere politico. Nel 1798, quando giunse a pubblicare i tre saggi sulle facoltà universitarie, la sua carriera volgeva ormai al termine: aveva insegnato per quasi cinquant'anni, era stato eletto due volte rettore dell'Università di Königsberg e, per diversi mandati, preside della facoltà filosofica 2 . Salì per l'ultima volta in cattedra nell'estate del 1796, e nello stesso anno rifiutò, a causa dell'età, l'incarico di rettore; ma non aveva per questo cessato le sue attività: a metà degli anni Novanta accettava di divenire membro delle Accademie delle scienze di San Pietroburgo e di Siena e nel 1798 difendeva la propria presenza nel senato accademico dell'università da un tentativo di limitare le sue funzioni.
Kant era diventato professore di ruolo solo nel 1776, a cinquantadue anni, e la sua carriera di scienziato e di professore non era stata priva di ostacoli e turbamenti. Al di là del prestigio di cui godette e dei riconoscimenti anche internazionali che ottenne, la sua vita universitaria risentì di alcune delle difficoltà in cui versavano le università degli stati tedeschi nella seconda metà del Settecento.
Nel corso dell'intero diciottesimo secolo, le università attraversarono una fase di declino che fu, è vero, interrotta da qualche movimento di riforma 3 ; le riforme, tuttavia, non interessarono direttamente Königsberg che, pur conservando fino a fine secolo un ruolo di rilievo, in seguito all'acquisto di importanza dell'università di Halle perse il suo primato tra le università prussiane e a partire dalla prima metà del secolo attraversò una fase di declino 4 . Escluse poche eccezioni (tra cui proprio Halle in Prussia e Göttingen nello stato di Hannover), la crisi fu una tendenza generale: calavano gli studenti 5 , la maggior parte del corpo docente aveva incarichi precari ed era costretto, spesso illegalmente 6 , a svolgere un secondo lavoro e, presi nell'insieme, gli accademici del Settecento si limitavano a scrivere libri di testo ripetitivi che spesso venivano stampati ad uso di colleghi e studenti senza mai essere pubblicati 7 . Negli stati tedeschi, per tutto il Settecento si sviluppò un dibattito sul senso e sul futuro dell'università in cui illustri scienziati giunsero persino a proporne l'abolizione a vantaggio delle accademie scientifiche 8 o di quelle militari. Le critiche principali all'istituzione universitaria, mosse dai docenti ma soprattutto dagli amministratori delle università, riguardavano l'obsolescenza di corsi e programmi, la pigrizia e la corruzione del corpo insegnante, e la scarsa motivazione scientifica degli studenti, che si iscrivevano solo per ottenere il “titolo” necessario ad accedere alle professioni. Nonostante gli esami di ingresso ai posti statali incoraggiassero a frequentare le università, nella pratica per lavorare era più importante l’esperienza acquisita sul campo che non la teoria appresa nelle aule accademiche.
Le cause della crisi che investì le università tedesche erano molteplici: 1. le guerre, che decimarono la popolazione; 2. il fatto che le università non fossero scientificamente all’avanguardia, ma producessero sapere ripetitivo e poco rilevante; 3. la forte crisi economica (aumento del costo della vita, scarso potere d'acquisto dei salari che restavano invariati, crisi del mercato del lavoro); e 4. l'opinione diffusa che il titolo di studio non garantisse condizioni di vita migliori 9 . Gli studenti potenziali non si iscrivevano all'università, ritenendo che sarebbe stata una perdita di tempo anche in virtù della fondata convinzione che l’accesso ai posti nelle amministrazioni pubbliche non dipendesse solo da merito e talento. Inoltre, le università adottavano una politica sempre più liberale nel rilascio dei titoli di studio, licenziando professionisti di ogni tipo – impiegati e funzionari dello stato, avvocati, medici, professori 10 - e in quantità maggiore di quanto il mercato del lavoro fosse in grado di assorbire; un fenomeno che legittimava le proposte di chi chiedeva una drastica riduzione dei fondi per la formazione in generale, e in particolare per le università. Si aggiunga a questi dati il fatto che le università degli stati tedeschi erano poste sotto la protezione dello stato in modo più diretto ed esplicito di quanto non avvenisse nel resto d'Europa; in particolare in Prussia, che sotto Federico II aveva per prima introdotto l'istruzione elementare obbligatoria, la formazione accademica era di monopolio statale e serviva ad alimentare la burocrazia: «Il ruolo cruciale delle università nell'evoluzione della burocrazia statale tedesca derivava dal monopolio delle prime sulla formazione dei funzionari di rango elevato della seconda» 11 .
Un meccanismo siffatto non limitava in quel contesto specifico lo sviluppo delle arti e delle scienze, come osservava Kant nel 1784, ma piuttosto ne garantiva l'indipendenza 12 . Fino alla metà degli anni '80 del secolo il regno di Prussia (e Königsberg in particolare) costituì per le università una sorta di isola felice. L'ascesa al trono di Federico II nel 1740, lo stesso anno in cui Kant si iscriveva all'università, coincise con l'inizio di un periodo di espansione territoriale che, nei quarantasei anni successivi, vide raddoppiare la superficie del regno e triplicarne la popolazione 13 . Dell'università alma mater albertina di Königsberg sappiamo che nel 1744, a duecento anni dalla fondazione, aveva più di mille matricole, un numero elevato se rapportato alla cifra totale degli iscritti alle università tedesche, circa ottomila. Degli iscritti alla albertina, solo una metà era prussiana; l'altra proveniva dal Brandeburgo, dalla Slesia, dalla Pomerania e dalla Polonia.
Con l'ascesa al trono di Federico Guglielmo II nel 1786, la politica prussiana cambiò radicalmente. Il gabinetto del nuovo re, il quale viene descritto come una persona dal carattere debole e oscillante, si trovò quasi subito in gravi difficoltà; probabilmente furono anche tali difficoltà a favorire l'emergere di Johann Christoph Wöllner come ministro degli interni de facto. Nel 1788, il ministro del culto e dell'educazione, l'illuminato barone von Zedlitz, fu sostituito da Wöllner, che iniziò il suo ufficio emanando l'editto sulla religione del luglio 1788. All'editto, che imponeva una rigida interpretazione delle sacre scritture e una conseguente restrizione della libertà di insegnamento, seguirono l'editto sulla censura del dicembre dello stesso anno e, a ruota, l'istituzione di una speciale commissione. Le limitazioni nella libertà di ricerca, di insegnamento e di stampa furono chiari segni del perentorio cambio di rotta che Federico Guglielmo II mise in atto per mano del nuovo ministro del culto. Nel maggio 1791 furono prese ulteriori misure destinate a limitare l'indipendenza dei Gelehrter introducendo nuovi libri di testo nella scuola secondaria, ordinando ispezioni nelle scuole di ogni provincia e sottoponendo tutti i pastori a un esame svolto da una commissione speciale, reclutata dal sovrano tra ecclesiastici “di fiducia”. Gli sforzi del governo prussiano di Federico Guglielmo II, che miravano inoltre a ridurre la popolazione universitaria e a disincentivare i giovani dall'iscriversi alle università, portarono al risultato sperato.
Tale politica non tardò ad avere effetto anche sull'attività di ricerca e di insegnamento di Kant. All'inizio, il nuovo governo aveva prestato molto riguardo nei confronti del professore di filosofia dell'Albertina. Ma negli anni la sua posizione si fece via via più difficile. L'elezione del celebre filosofo a rettore nel 1786, riferisce Hamann, non era stata priva di difficoltà 14 ; e nella sua stessa facoltà, Kant aveva pochi seguaci. La filosofia critica non fu oggetto di corsi universitari fino alla morte del successore di Federico II, che avvenne nel 1797, e anche la ricezione degli insegnamenti kantiani nelle facoltà di medicina e di legge fu modesta e limitata; nell'agosto 1786 le lezioni sulla sua filosofia furono proibite anche nell'Hesse-Cassel.
Ciononostante, alla cerimonia di incoronazione di Federico Guglielmo II svoltasi a Königsberg nel settembre 1786, a Kant veniva assegnato un riconoscimento per mano del ministro von Hertzberg. Nel novembre dello stesso anno, l'ultra sessantenne professore di filosofia fu nominato membro corrispondente della Accademia delle scienze di Berlino. E quando alla fine del 1789 von Zedlitz e gli amministratori della Prussia orientale indussero Wöllner e il sovrano ad aumentare lo stipendio di Kant di una somma consistente in quanto membro anziano della facoltà filosofica, egli diventò il professore più pagato dell'Albertina 15 . Che si tratti di una serie di riconoscimenti a una già lunga carriera o del tentativo di condizionare l'attività del filosofo, resta il fatto che dalla metà degli anni '80 Kant aveva raggiunto la celebrità letteraria. Il filosofo critico, come scrive Cassirer, si era fatto pubblicista. Egli si era unito «alla filosofia illuministica berlinese, che aveva il suo organo principale nella Berlinische Monatsschrift diretta dal Biester, per iniziare insieme con questa la lotta contro la reazione politica e intellettuale prussiana di cui egli ravvisò gli indizi prima e più nettamente di chiunque altro» 16 . Anche se il filosofo prussiano non fu mai preso dalla smania di pubblicare e, come testimonia sempre Cassirer, conservò fino alla morte una profonda modestia, i periodici scientifici che divennero portavoce della filosofia kantiana sono numerosi e rilevanti 17 . Nell'Albertina, inoltre, tra il 1755 e il 1796 Kant tenne oltre duecentocinquanta corsi sui molteplici insegnamenti della facoltà filosofica, che spaziano tra le seguenti materie: logica, metafisica, filosofia morale, diritto naturale, enciclopedia filosofica, teologia naturale, pedagogia, antropologia, geografia fisica, fisica teorica, matematica, scienze meccaniche e mineralogia; la sua attività di docente fu molto intensa, e lo impegnò per una media di ventisei ore di lezione a settimana (cui si debbono sommare le ore impiegate in esercitazioni e disputationes) 18 .
Il ruolo di professore universitario, i riconoscimenti e la celebrità di Kant non impedirono tuttavia ai suoi scritti di cadere sotto i controlli e le restrizioni della censura. Nel 1792 il censore Gottlieb Friedrich Hillmer permise la pubblicazione del saggio sul male radicale 19 nel numero di aprile della Berlinische Monatsschrift. Ma il saggio successivo, 20 di cui prese visione anche il censore teologico, incorse nel divieto di stampa. La protesta di Biester, direttore della rivista, fu inutile. Kant fu costretto a ricorrere a una strategia che gli permise di pubblicare il saggio in un libro, dapprima assicurandosi che la facoltà teologica di Königsberg non ne avrebbe rivendicato la censura, e poi rivolgendosi alla facoltà di filosofia dell'università di Jena, il cui decano, Justus Christian Hennings, concesse l'imprimatur 21 . L'escamotage messo in atto da Kant non aveva tuttavia risolto le difficoltà del professore. Il governo prussiano reagì infatti nell'ottobre del 1794 alla pubblicazione, sempre sulla rivista di Biester, del saggio Das Ende aller Dinge inviando al filosofo una lettera in cui lo invitava a non trattare più argomenti teologici, minacciandolo di ricorrere, in caso contrario, a ulteriori misure.
Questo significativo periodo che ne turbò la lunga carriera di professore universitario, viene denunciato dal filosofo ormai in pensione in apertura del Conflitto delle facoltà del 1798, quando, nella prefazione all'opera, Kant dà alle stampe la corrispondenza di quattro anni prima col ministro Wöllner.
Le lettere sono introdotte da una breve narrazione storica dei fatti in cui il filosofo esprime in primo luogo il proprio apprezzamento nei confronti del «governo rischiarato» di Federico Guglielmo III, salito al trono nel 1797, cui riconosce obbedienza poiché «libera lo spirito umano dalle sue catene», consentendogli di pubblicare una corrispondenza assai particolare che egli restituisce al pubblico, in qualità di autore (Verfasser) di un’opera scientifica, vale a dire als Gelehrter (Streit A V, tr. it. p. 231). Riferendosi agli editti sulla religione e sulla censura del 1788, che avevano prodotto effetti molto restrittivi nei confronti dell'attività scientifica (Schriftstellerei) limitando lo spazio dell’uso pubblico della ragione in generale, e in particolare in materia religiosa, a dieci anni di distanza Kant ribadisce che, anche se il motivo di tali restrizioni («certi segnali») era comprensibile e giustificato ex post dagli eventi rivoluzionari che, di lì a poco, avrebbero scosso l’Europa, il rimedio adottato dal ministro del culto era tuttavia sbagliato: l’effetto desiderato non si sarebbe prodotto limitando l'uso pubblico della ragione, bensì «attraverso la via silenziosa delle lezioni universitarie (akademischen Unterrichts) ai futuri maestri ufficiali del popolo» (Ibidem). Kant fa proprio un argomento diverso da quello utilizzato nel saggio sull'illuminismo, in cui la libertà nella sfera dell'uso pubblico della ragione era una condizione necessaria e sufficiente al processo di rischiaramento; lasciata la libertà di espressione e di stampa al cittadino als Gelehrter, vale a dire in qualità di studioso che si rivolge ai lettori tramite scritti, il rischiaramento per il pubblico non sarebbe stato solo possibile, ma inevitabile 22 . In questo frangente, invece, il filosofo anticipa un argomento centrale dell'opera del 1798, cioè la necessità di un anello ulteriore, l'università, al fine di ottenere il rischiaramento del popolo e di impedirne derive violente.
Nella sua lettera, Wöllner accusava Kant di essersi comportato in modo irresponsabile essendo andato contro il proprio dovere di “maestro della gioventù” (als Lehrer der Jugend) e contro gli intendimenti sovrani. Con un'implicita giustificazione dell’ingerenza statale nella sfera di pertinenza della scienza, inoltre, il ministro gli chiedeva di fornire una giustificazione dell’accaduto e di impegnarsi a non ricadere più in errori simili a quello commesso, pena l'adozione di provvedimenti spiacevoli nei suoi confronti 23 . Nel respingere ogni accusa e nel difendere il suo operato, Kant fa riferimento alla sua duplice funzione di professore e insieme di studioso (Streit, A XIV-XV, tr. it. pp. 232-33). Als Lehrer der Jugend (come maestro della gioventù), cioè in qualità di professore, egli risponde chiarendo come, nei suoi corsi, avesse utilizzato libri di testo e manuali (tra cui cita quello, al tempo assai noto, di Baumgarten) comunemente adottati, e di non aver affrontato nelle sue lezioni questioni di teologia, essendosi limitato ad affrontare argomenti filosofici. Il professore dell'Albertina dà per scontata la libertà d'insegnamento (considerando come unico vincolo l'uso dei libri di testo di uso comune) e la difende implicitamente da qualsiasi ingerenza. Als Volkslehrer (come maestro del popolo), vale a dire come ricercatore, scienziato, studioso che si rivolge ad un pubblico di lettori tramite scritti, precisa il fatto che il destinatario della sua opera sulla religione non fosse il popolo intero, bensì soltanto il sotto-insieme degli eruditi. Si tratta di un argomento curioso e poco convincente, perché gli scritti vanno dove vogliono o, come afferma Platone nel Fedro «una volta messo per iscritto, ogni discorso circola per le mani di tutti, tanto di chi l'intende quanto di chi non c'entra nulla, né sa a chi gli convenga parlare e a chi no» (Fedro 275 e). L'argomento di Kant anticipa, tuttavia, un punto importante, vale a dire l'evoluzione della riflessione del filosofo sullo statuto del Gelehrter.
[1] I. Kant, Der Streit der Fakultäten in drei Abschnitten (1798) in KGS, VII, Berlin-Leipzig, W. de Gruyter, 1907, 1914, trad. it. di A. Poma, Il conflitto delle facoltà, in I. Kant, Scritti di filosofia della religione, a cura di G. Riconda, Mursia, Milano 1989-94. Nel seguito, si farà riferimento alle pagine dell'edizione tedesca e della traduzione italiana.
[2] Cfr. S. Dietzsch, “Il conflitto delle facoltà” e la facoltà filosofica dell’università albertina di Königsberg, in C. Bertani, M.A. Pranteda (a cura di), Kant e il conflitto delle facoltà. Ermeneutica, progresso storico, medicina, Il Mulino, Bologna 2003, p. 322.
[3] Nel corso del Settecento, vi furono due movimenti di riforma: il primo coinvolse le università nuove tra cui in primo luogo Göttingen (cfr. la riforma ad opera di Gerlach Adolf Münchhausen); il secondo movimento interessò università vivaci, ma tradizionali e con un’identità più resistente al cambiamento, ed ebbe un successo limitato. Entrambi, tuttavia, non furono in grado di invertire la tendenza di declino e la crisi che interessò le università tedesche. Cfr. C. McClelland, State, Society and University in Germany 1700-1914, Cambridge University Press, Cambridge 1980, in particolare pp. 34-93.
[4] Fino alla fondazione della università di Halle, che avvenne nel 1694, le università prussiane erano tre: Frankfurt a.d. Oder, Königsberg e Duisburg. Cfr. N. Hammerstein, Zur Geschichte der deutschen Universität im Zeitalter der Aufklärung, in Res publica litteraria: Ausgewählte Aufsätze zur frühneuzeitlichen Bildungs-, Wissenschafts- und Universitätsgeschichte, Dunker & Humblot, Berlin, 2000, pp. 11 – 42; sulla crisi dell'università di Königsberg all'inizio del secolo, cfr. R. Pozzo, M. Oberhausen, “The Place of Science in Kant's University”, History of Science, XI 2002, p. 2, online a http://www.shpltd.co.uk/pozzo-place-of-science.pdf.
[5] Tra il 1700 e il 1755 gli iscritti alle università tedesche oscillarono tra gli otto e i novemila, nel 1760 calarono a settemila, nel quinquennio 1791-95 giunsero a perdere altre mille unità per crollare a quattromilanovecento nel 1815. Cfr. C. McClelland, State, Society and University in Germany 1700-1914, cit, pp. 63-4.
[6] In Prussia, in particolare, ai professori era vietato svolgere un secondo lavoro. A ciò non si accompagnava tuttavia un trattamento economico che permettesse loro di condurre una vita agiata. Molti di essi – soprattutto i giovani – avevano occupazioni aggiuntive, tra cui spiccavano le collaborazioni con i periodici scientifici e politico-culturali. Si veda su questo C. McClelland, State, Society and University in Germany 1700-1914, cit., pp. 80-88.
[7] Su questo, cfr. C. McClelland, State, Society and University in Germany 1700-1914, cit., pp. 58-79. Di diversa opinione sono Pozzo e Oberhausen, che ritengono infondata una tale posizione e che sostengono che le università prussiane, in particolare l'albertina fossero tutt'altro che scadenti sul piano scientifico (v. R. Pozzo, M. Oberhausen, “The Place of Science in Kant's University”, cit, p. 9). Per un elenco di interpretazioni in accordo con la posizione di McClelland si veda R. Pozzo, M. Oberhausen, ibidem, nota 39.
[8] Tra questi Leibniz, che fu tra i padri dell'Accademia delle scienze di Berlino; cfr. McClelland, State, Society and University in Germany 1700-1914, cit, p. 27; sul ruolo delle accademie scientifiche e sulla posizione al riguardo di Leibniz, vedi anche M. Ornstein, The role of scientific societies in the seventeenth century, University of Chicago Press, 1913, 1928.
[9] C. McClelland, State, Society and University in Germany 1700-1914, cit, p. 66.
[10] L'incremento dei laureati, nel quinquennio tra il 1774 e il 1790, fu di un terzo; cfr. C. McClelland, State, Society and University in Germany 1700-1914, cit, p. 67.
[11] C. McClelland, State, Society and University in Germany 1700-1914, cit, pp. 66-7, trad. mia.
[12] I. Kant, Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo?, A 492.
[13] Sotto Federico II la popolazione del regno passò da 2,250,000 a sei milioni di abitanti.
[14] Le difficoltà che incontrò Kant nell'elezione a Rettore nel 1786 potrebbero essere state dovute a un piccolo scandalo che scoppiò nell'estate-autunno 1785, quando alcuni studenti di teologia e un tutore furono accusati di dedurre principi antireligiosi dai suoi insegnamenti. Come Hamann ebbe modo di riportare a Jacobi e Herder tra gli altri, nei confronti degli studenti fu necessario un intervento del concistoro di Königsberg. L'elezione di Kant fu assicurata grazie all'intervento di Kraus, allievo dello stesso Kant che era al tempo professore di filosofia pratica nella medesima facoltà. Cfr. S. Lestition, “Kant and the End of Enlightenment in Prussia”, The Journal of Modern History, 65, 1, 1993, p. 70.
[15] Cfr. S. Lestition, “Kant and the End of Enlightenment in Prussia”, cit, p. 73. Lo stipendio di Kant fu elevato di 220 talleri, e raggiunse così la cifra di 725 talleri l'anno. Si noti che i professori ordinari nella medesima università percepivano un salario medio assai inferiore, che arrivava a un massimo di 500 talleri.
[16] E. Cassirer, Kants Leben und Lehre, Berlino 1918-21, trad. it. di G.A. De Toni, Vita e dottrina di Kant, La Nuova Italia, Firenze 1977 e segg, p. 436.
[17] Tra le voci del criticismo vale la pena ricordare il Teutsche Merkur, la Jenaische Allgemeine Literaturzeitung (fondata da Schuetz e Hufeland), e la Berlinische Monatsschrift, il periodico su cui Kant pubblicò numerosi saggi negli anni Ottanta e Novanta. Cfr. anche su questo E. Cassirer, Vita e dottrina di Kant, cit, p. 431.
[18] Cfr. K. Lawrynowicz, Albertina. Zur Geschichte der Albertus-Universität zu Königsberg in Preussen, Duncker&Humblot, Berlin 1999; cfr. anche W. Stark, “Die Formen von Kants Akademischer Lehre”, in Deutsche Zeitschrift fuer Philosophie, 40, 1992, pp. 543-562.
[19] I. Kant, "Ueber das radikale Böse in der menschlichen Natur", Berlinische Monatsschrift, 1792, pp. 323 – 384, online a <http://www.ub.uni-bielefeld.de/diglib/aufkl/berlmon/berlmon.htm>
[20] Si tratta del saggio “Della lotta del buon principio col cattivo per il dominio sull'uomo”, poi pubblicato come secondo capitolo della Religione entro i limiti della semplice ragione.
[21] E. Cassirer, Vita e dottrina di Kant, cit, p. 452.
[22] I. Kant, Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo?, A 483, tr. it. p. 1.
[23] Il rescritto regio è pubblicato nella prefazione: «La Nostra persona ha già notato da molto tempo con grande riprovazione come Voi abusiate della Vostra filosofia per travisare e svalutare alcune importanti dottrine fondamentali della Sacra Scrittura e del Cristianesimo. [...] Noi ci aspettavamo di meglio da Voi, dal momento che Voi stesso dovete rendervi conto del modo irresponsabile in cui così vi comportate contro il Vostro dovere di maestro della gioventù e contro i Nostri a voi ben noti intendimenti sovrani. Noi esigiamo al più presto la Vostra più scrupolosa giustificazione e ci aspettiamo che Voi, per evitare il nostro supremo sfavore, in futuro non vi rendiate più colpevole di nulla di simile, ma invece, conformemente al Vostro dovere, applichiate il Vostro credito e i Vostri talenti a che la Nostra sovrana intenzione giunga sempre più a realizzazione. In caso contrario, se persisterete nella renitenza, dovrete aspettarvi infallibilmente provvedimenti spiacevoli». (Streit A XII, tr. it. p. 232)
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