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Il Simposio di Platone |
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Copyright © 2012-2013 Maria Chiara Pievatolo
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30-05-2016
Il dialogo comincia con un discorso di Apollodoro di Falero indirizzato a degli interlocutori anonimi, i quali gli hanno chiesto qualcosa che - a suo dire - gli è ben noto, ma che al lettore non viene presentato immediatamente (172a). Apollodoro afferma di non essere impreparato sull'argomento perché un suo conoscente - che scopriamo chiamarsi Glaucone 1 - l'aveva fermato mentre saliva 2 in città interrogandolo proprio sul celebre banchetto e sui discorsi d'amore (erotikoi logoi) fatti dal poeta tragico Agatone, da Socrate, da Alcibiade e da altri (172b). 3
Glaucone, che ha sentito del banchetto da un tale Fenice figlio di Filippo, è così mal informato da credere che Apollodoro stesso vi avesse preso parte (172c). Apollodoro lo corregge, spiegandogli che Agatone, il quale aveva festeggiato così la vittoria della sua prima composizione negli agoni tragici delle Dionisie, 4 manca da Atene ormai da molto tempo, e che lui stesso - avendo incominciato a frequentare Socrate e a fare filosofia solo da tre anni - all'epoca era giovanissimo (173a).
Fenice e Apollodoro attingono da una fonte comune, Aristodemo di Cidateneo, un erastes o ammiratore di Socrate, e dallo stesso Socrate, con il quale Apollodoro dice di aver controllato la narrazione che gli è stata riferita (173b).
Avendo già riportato la storia a Glaucone strada facendo, Apollodoro è contento di ripeterla ai suoi interlocutori, perché gli piace fare discorsi filosofici, mentre trova irritanti altre conversazioni e specialmente quelle dei suoi amici, ricchi finanzieri, che credono di occuparsi di cose importanti quando in effetti non fanno nulla (173c).
Apollodoro ha una passione recente per la filosofia, e si trova a presentare il suo racconto di seconda mano ad ascoltatori dediti alla vita economica e molto diversi da lui. I suoi amici - aggiunge polemicamente - lo considerano un disgraziato (kakodaimon), e forse hanno pure ragione, ma, dal suo punto di vista, loro sono con certezza quanto lui è solo dubitativamente.
Uno dei presenti ribatte finalmente che se Apollodoro si comporta sempre così, allora la sua fama di malakos - morboso, molle, o anche effeminato - irritato con tutti tranne che con Socrate, è ben meritata (173d).
Siamo, dunque, in una situazione letteraria complessa: da una parte il discorso sull'eros è affrontato col duplice distacco di farlo riferire da qualcuno che l'ha a sua volta solo sentito raccontare, per evitare la trappola dell'immedesimazione mimetica criticata nella Repubblica; dall'altra, però, il narratore si contrappone a chi persegue l'utile economico, anche a rischio di passare per pazzo, replicando, nella vita quotidiana, l'opposizione fra utilitarismo e mania trattata anche nel Fedro. Quanto, e come, possiamo credergli? L'uso di cornici narrative messe l'una dentro l'altra 5 sembra pensato proprio per suscitare nel lettore un dubbio sistematico sui mezzi di comunicazione e su coloro che ne fanno uso. Il racconto di Apollodoro - come l'arte nel X libro della Repubblica - è l'imitazione di un'imitazione. È compito del lettore trar vantaggio delle memorie dei narratori per avviare un processo di anamnesis. 6
Simposio. Testo greco presso il Perseus Project.
[ 1 ] Più probabilmente il padre di Carmide che il fratello di Platone protagonista della Repubblica.
[ 2 ] Il movimento del Simposio è ascensionale - Apollodoro sta salendo dal vecchio porto di Atene alla città - e dunque opposto a quello della Repubblica, che inizia con una discesa di Socrate dalla città al nuovo porto di Atene, il Pireo. Il tragitto fra la città e il porto e la presenza di un altro Glaucone suggeriscono l'associazione con la Repubblica: qui, però, non si tratta di abbassare la filosofia all'economia, ma, all'opposto, di elevare - con una forma di retorica filosofica - l'economia alla filosofia.
[ 3 ] Fedro e Erissimaco sono rappresentati, nel Protagora, intenti ad ascoltare il sofista Ippia di Elide che discetta di questioni astronomiche, mentre Pausania e Agatone pendono dalle labbra di Prodico di Ceo ( 315c-d). I personaggi che prendono la parola nel Simposio - ne siamo avvertiti - sono dunque allievi di sofisti.
[ 4 ] Dunque intorno al 416 a.C.
[ 5 ] Questa è una complicazione ulteriore, rispetto a dialoghi come il Protagora o la Repubblica, in cui Socrate riferisce conversazioni a cui ha partecipato di persona. Il testo dedica molto spazio alla presentazione del narratore e del suo rapporto polemico con i compagni non filosofi, indicandoci, dunque, che la prospettiva della sua narrazione è fortemente caratterizzata.
[ 6 ] Come si nota in Anne-Marie Bowery, «Responding to Socrates’ Pedagogical Provocation», Twentieth World Congress of Philosophy, 1998, Platone fa raccontare il Simposio da seguaci di Socrate troppo entusiasti per essere filosofi proprio per mettere in guardia il lettore dal culto della personalità di un maestro - di qualsiasi maestro: non si può fare filosofia ponendosi al seguito di una autorità.
Il Simposio di Platone
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Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/simposio