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Home > Che cos'è il social software? Architettura delle reti e politiche del nuovo discorso scientifico |
Copyright © 2009 Francesca Di Donato
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06-08-2009
Sommario
«Il social software - ha affermato Clay Shirky, docente di New Media alla New York University - è l'ala sperimentale della filosofia politica, una disciplina inconsapevole di avere un'ala sperimentale». E prosegue: «nei nostri strumenti (tools) stiamo letteralmente codificando i princìpi di libertà di parola e di libertà di espressione. Abbiamo perciò la necessità di discutere gli obiettivi espliciti di quello che stiamo sostenendo e tentando di fare, poiché si tratta di una discussione importante».
Ma che cos'è il social software? Con l'espressione si intendono applicazioni orientate ad aiutare la collaborazione fra gruppi che lavorano a distanza, includendo tanto le tecnologie sottostanti, quanto gli aspetti sociali implicati. Da un punto di vista tecnico, sono applicazioni che comprendono sia mezzi relativamente antichi (come le mailing list o Usenet, la cui invenzione risale agli albori di Internet) sia le più recenti piattaforme del cosiddetto Web2.0, come i blog o i wiki. Esso è riferito a numerosi modelli di interazione in cui gli utenti possono formare comunità on-line usufruendo di modelli di comunicazione “uno-a-uno” (e-mail), “uno-a-molti” (blog) e “molti-a-molti” (wiki, peer to peer). Infine, il processo di creazione del software sociale è basato su un modello “bottom-up”, in cui gli obiettivi e l’organizzazione dei contenuti sono stabiliti dai membri della stessa comunità. Ma che cosa significa tutto questo, in termini socio-politici?
Per rispondere a questa domanda, la rete dev'essere considerata come sistema socio-tecnico in cui gli elementi tecnologici si combinano con quelli sociali. È stato osservato che l'architettura è politica, e certamente la struttura di comunicazione determina tanto l'architettura della rete quanto la modalità di partecipazione al suo interno. Ad esempio, la legge di Sarnoff ci dice che nelle reti che obbediscono al modello uno-molti, noto anche come modello broadcast, il valore cresce linearmente con il numero degli utenti. Mentre in una rete peer to peer (molti-molti) il valore cresce secondo il quadrato del numero degli utenti, come dimostra la legge di Metcalfe. Internet è stata concepita considerando il rapporto tra reti matematiche e reti fisiche tenendo conto anche dei gruppi che condividono idee e interessi comuni. 1 Social software è dunque un'espressione complessa che non ha una semplice connotazione tecnica, ma anche culturale, sociale e, appunto, politica.
Nell'intervento da cui è tratta l'osservazione in apertura, Shirky invita ingegneri del software, sviluppatori e web designer a puntare a un obiettivo pratico e assieme elevato: trovare i modi migliori per la collaborazione online, così da produrre tecnologie in grado di contribuire in modo virtuoso alla formazione culturale dei loro utilizzatori. Più in generale, il mass-mediologo li richiama a occuparsi delle implicazioni politiche delle loro applicazioni, ritenendo che sia compito dell'ala sperimentale della filosofia politica costruire una sorta di contratto sociale che veda sancire i diritti dell'individuo, pena il rischio di precipitare, tanto nello spazio virtuale quanto nell'arena politica, in un dispotismo. “Code is law”, scriveva nel 1999 Lawrence Lessig. «Il controllo del codice è potere. Per i cittadini del cyberspazio, il codice – testo arcano scritto in linguaggio altamente formalizzato, tipicamente accessibile a pochi privilegiati - è il nesso attraverso cui le intenzioni si realizzano e il design prende forma. Esso sta diventando un tema cruciale nel contesto politico» 2 .
Ma perché delegare ai tecnici l'ala sperimentale di una disciplina, la filosofia politica, che ha una forte impronta teorica e possiede tutti gli strumenti per comprendere i meccanismi di potere che il software nasconde o manifesta? È convinzione di chi scrive, infatti, che filosofi e scienziati politici e sociali abbiano in merito molto da dire.
Questo contributo prende sul serio l'affermazione di Shirky e considera le tecnologie del software sociale da un punto di vista filosofico, sociale e politico a partire da un'analisi della sua filosofia tecnica. L'obiettivo delle pagine che seguono è infatti duplice: in primo luogo, definire le caratteristiche filosofiche, socio-culturali e politiche del social software. In secondo luogo, fare da sponda all'invito di Shirky affrontando la questione del modo in cui si definisce il rapporto tra gli utenti e i produttori (architetti) di tecnologie web.
Il paragrafo 1 ripercorre dunque le tappe fondamentali della storia di Internet e della filosofia alla base della sua architettura (i princìpi architettonici), precondizione essenziale alla nascita delle applicazioni e delle pratiche che ricadono nella definizione di software sociale. L’infrastruttura fisica che collega in rete tramite cavi un insieme di calcolatori; il software (protocolli e programmi) che permette lo scambio di informazioni tra computer, e le comunità che interagiscono tramite la rete sono infatti un momento preliminare fondante e fondativo di tale processo.
I paragrafi 2, 3 e 4 concentrano poi l'attenzione sul World Wide Web, culla del social software in quanto luogo e condizione in cui le reti sociali on-line sono nate e si sono sviluppate. Il Web viene qui considerato adottando una prospettiva interdisciplinare che si colloca tra la storia delle idee e la filosofia della tecnica nell'ambito della cosiddetta scienza del Web, una disciplina nata allo scopo di stabilire una corrispondenza tra la progettazione di architetture informative e il modo in cui le infrastrutture tecniche e sociali dell'informazione strutturano i processi culturali e comunicativi. 3
Il paragrafo 5 è quindi dedicato alla topologia di Internet e del Web, mentre un'apposita successiva sezione, il paragrafo 6, si occupa delle sfide filosofiche che si accompagnano alle recenti evoluzioni tecnologiche del Web (note come web semantico).
Il paragrafo 7 prende in esame un aspetto particolare e relativo al metodo tramite cui si è andata definendo l'architettura delle reti telematiche, vale a dire la politica della comunicazione scientifica sottostante allo sviluppo delle reti (dalle RFC all'open access), passando per alcuni momenti importanti: la nascita del free software e di linux, il progetto creative commons, e la diffusione del concetto di copyleft.
Infine nell'ultimo paragrafo si arriva a definire il software sociale, la tecnologia sottostante e le trasformazioni socio-culturali legate alla diffusione delle reti e delle applicazioni sul web. «Le reti telematiche, combinandosi con le reti sociali, hanno le potenzialità di far crescere una nuova organizzazione e un nuovo sistema dinamico di relazioni nella società, che ridefiniscono aree, strategie e poteri. Il risultato di queste trasformazioni non è univoco e determinato, ma ambivalente e segnato da contraddizioni.» 4
[1] M. Berra, Sociologia delle reti telematiche, Laterza, Roma-Bari, 2008, pp. 17-20.
[2] L. Lessig, Code and other laws of cyberspace, Basic books, 1999, p. XX.
[3] La scienza del Web si vale di un approccio interdisciplinare e risulta essenziale a comprendere come i collegamenti informali tra persone, agenti software, basi di dati, organizzazioni e risorse possano condizionare tanto l'e-science quanto l'e-government. Si vedano T. Berners-Lee, W. Hall, J. Hendler, N. Shadbolt, and D. Weitzner, «Web Science», Science, vol. 313, August 11th 2006 e soprattutto T. Berners-Lee, W. Hall, J.A. Hendler, K. O’Hara, N. Shadbolt and D.J. Weitzner, A Framework for Web Science, Foundations and Trends in Web Science, Vol. 1, No 1 (2006) 1–130, p. 72 online all'URL:
[4] M. Berra, Sociologia delle reti telematiche, cit., p. VI.
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