Tetradrakmaton

La Repubblica di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Il piacere più grande

Socrate propone un ultimo argomento a favore della superiorità della vita filosofica. Se confrontiamo fra due stati opposti dell'anima, il piacere e il dolore, ci rendiamo conto che ne esiste anche uno intermedio, e cioè una sorta di quiete. Questa condizione appare comparativamente piacevole quando segue alla cessazione di un dolore, o spiacevole quando segue alla fine di un piacere. Chi attraversa l'esperienza di un mutamento di stato proverà dunque piacere e dolore, ma solo relativamente alla sua condizione precedente (584b-e).

Le condizioni di indigenza, come la fame e la sete, sono forme di privazione per quanto concerne la situazione del corpo; analogamente, l'ignoranza e l'insensatezza sono forme di privazione per quanto concerne lo stato dell'anima (585b). Tali mancanze si riempiono, rispettivamente, con il nutrimento e con l'intelligenza (nous). Ma il nutrimento che è più vero e che partecipa di più dell'essenza, ed è quindi maggiormente stabile, è quello dell'intelletto (585c ss): i piaceri dell'anima appetitiva e di quella irascibile, oltre ad essere relativi, sono anche contingenti. Imparare non significa riempire una lacuna, provando piacere finché non si raggiunge un certo limite, con la certezza che questo vuoto si ripresenterà uguale, ma permette di acquisire un patrimonio di conoscenze durevole; il conoscere, inoltre, può crescere e rimanere piacevole indipendentemente dalla condizione di partenza in cui ci troviamo.

Il piacere dell'anima razionale è dunque superiore perché, a differenza degli altri, non è né relativo né contingente.

Bibliografia e URL rilevanti

Platone. La Repubblica 583b-588a.

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