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La Repubblica di Platone |
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La questione della felicità del tiranno era un problema urgente per la morale greca, che si ispirava a una tradizione etica agonistica come quella omerica. Socrate stesso, nel primo libro, aveva suggerito che la tirannide fosse l'esito inevitabile di questa tradizione - un esito esaltato spregiudicatamente da Trasimaco. Per questo Platone, nel nono libro, sente la necessità di diffondersi nella descrizione dell'anima tirannica e della sua infelicità.
I nostri appetiti (epithymiai) sono numerosi; alcuni di essi sono necessari alla nostra sopravvivenza fisica, altri no. Fra questi ultimi, ve ne sono alcuni che Socrate chiama paranomoi, 65 cioè, letteralmente, contrari alle leggi o, ancor meglio, incostituzionali 66 (571a-b).
Questi appetiti smodati si manifestano nei sogni, quando l'elemento razionale e civile che ci governa dorme, e quello ferino e selvaggio si scatena. Ed esistono perfino nelle persone apparentemente normali e misurate (metrios), tanto che Socrate suggerisce di dedicarsi, prima di andare a letto, a pratiche di igiene psichica, come la meditazione, un moderato soddisfacimento dei bisogni corporei e l'ammansimento delle passioni dell'elemento irascibile o animoso (571c ss).
L'uomo democratico era il figlio di un oligarchico, allevato nella grettezza, che incontra persone raffinate e piene di desideri smodati e cade sotto la loro influenza. Ma, essendo migliore dei suoi cattivi compagni, era riuscito a conseguire una certa qual moderazione e a vivere una vita non indegna di un uomo libero né contraria alla norma (paranomos) (572c-d).
Immaginiamo, ora, il figlio del democratico. Anche lui frequenta compagnie simili a quelle del padre, e se ne fa influenzare al punto che nella sua anima si insedia un eros che si mette a capo di tutti i suoi desideri, e li fa suoi satelliti, sopprimendo, come un prostates psichico, tutto ciò che lo contrasta, fino alla mania (invasamento, follia). 67 Questo desiderio dominante e ossessivo lo porterà a consumare il suo patrimonio, a sfruttare e ad abusare dei genitori, a adulare gli amici finché non ottiene ciò che vuole e poi trattarli come estranei, a rubare, a uccidere. Il suo comportamento, in altri termini, può essere paragonato a quello di una persona gravemente tossicodipendente: Socrate stesso suggerisce che un uomo dedito all'ubriachezza ha, in questo senso, una mentalità tirannica (573b-c). Se in una città ci sono pochi uomini così, questi diventano semplici criminali; se ce ne sono molti, si crea il terreno per la nascita del tiranno - colui che più di tutti abbia nell'anima il tiranno maggiore (575a ss). Il tiranno sarà dunque una persona massimamente ingiusta, ossessionata dal potere, e incapace di libertà e di amicizia vera (576a-b).
[ 65 ] Nel Gorgia, Callicle produce un'etica degli appetiti che sembra disegnata proprio sull'anima tirannica.
[ 66 ] Ad Atene esisteva una forma di controllo di costituzionalità ex post a democrazia diretta. Tutti i cittadini godevano dell'isegoria, cioè del diritto di fare proposte in assemblea. Ma l'istituto, appunto, della graphe paranomon prevedeva che il proponente fosse punito e la legge approvata abrogata, qualora un'ampia giuria popolare selezionata mediante sorteggio, stabilisse che era "contro le leggi". In questo modo si disciplinava l'isegoria e si permetteva al demos di tornare sulle sue decisioni.
[ 67 ] Se adottiamo la partizione dell'eros del Fedro, l'eros tirannico si distingue nettamente dall'eros filosofico in quanto ricade dal lato della malattia umana.
La Repubblica di Platone
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