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La Repubblica di Platone |
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Nel’ottavo e nel nono libro della Repubblica Socrate può riprendere la disamina politologica sui differenti tipi di politeia o costituzione che era stata interrotta all'inizio del quinto libro. La classificazione delle costituzioni è presentata in parallelo a quella delle personalità umane, secondo il principio che la giustizia per il singolo ha il medesimo significato della giustizia per la polis: le politeiai, in altre parole, derivano dai costumi (ethe) vigenti nelle città. Socrate, ricorda Glaucone, aveva detto che considerava buona la polis (aristocrazia 57 ) conforme alla descrizione che ne aveva dato e l'uomo che le somigliasse, «pur essendo, a quanto pare, in grado di parlare di una città e di un uomo ancora più belli» (543c-d); le altre, invece, erano da ritenersi sbagliate (544a).
Le quattro costituzioni sbagliate corrispondono a quattro tipi costituzionali storicamente esistenti in Grecia, che solitamente, dice Socrate, i più apprezzano in quest'ordine (544c-d):
timocrazia (costituzione spartana e cretese)
Per quanto ad esse si aggiungano le signorie (dynasteiai) e i regni che possono essere acquistati, nonché le forme costituzionali intermedie, Platone analizza nei particolari esclusivamente le politeiai che riposano - almeno nella loro origine - su una qualche forma di consenso da parte dei cittadini, e che quindi possono dirsi frutto di una deliberazione politica.
Questo elenco viene illustrato tramite un racconto nel quale la vicenda della città si intreccia a una storia di mutazione individuale, narrata nella forma di una saga familiare, che mostra come si possano allevare figli peggiori dei padri. Socrate fa il verso all'incipit dell'Iliade di Omero, invocando ironicamente la Musa perché gli canti come irruppe la stasis nella città (546a ss). Aggiungendo ironia a ironia, spiega che i reggitori della città un giorno sbaglieranno il complicato calcolo del numero che regola il ciclo delle riproduzioni umane e decreteranno accoppiamenti in periodi sbagliati, che produrranno figli degeneri. Questi provocheranno, a loro volta, un ulteriore rimescolamento nella riproduzione, mischiando oro a argento, a bronzo e a ferro in una medesima persona. Ciò determinerà un'intima anomalia e discordia, dalla quale avranno origine le costituzioni attuali.
Socrate pone la città ideale nel passato, perché questo permetteva al suo uditorio di pensarla come già avvenuta e dunque ripetibile: nella mentalità di una cultura orale, noi possediamo veramente solo ciò che è avvenuto ed è divenuto archetipico tramite la ripetizione. Ma «tutto ciò che viene ad essere è esposto alla dissoluzione» (546a): nessuna realizzazione storica può coerentemente aspirare al rango di modello ideale sovrastorico e immutabile. La narrazione storica non può essere dunque oggetto di filosofia, ma soltanto di poesia.
La Repubblica 543a-547c.
La Repubblica di Platone
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Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/resp