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La Repubblica di Platone |
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I filosofi si distinguono dagli amanti degli spettacoli perché desiderano imparare ciò che mostra loro l’ousìa o essenza, la quale è sempre e non erra secondo la vicenda del nascere e del perire (485b): e, amando la sapienza, tendono verso la verità e odiano la menzogna. Il loro eros, dunque, è tutto indirizzato all’apprendere; per questo praticano la sophrosyne o temperanza senza sforzo, perché il loro desiderio è rivolto altrove. Al filosofo, semplicemente, interessano poco le ricchezze, le meschinità e la vita stessa. Per questo sarà anche coraggioso, e dotato di armonia interiore (485c ss.).
Questa caratterizzazione dei filosofi come ostili alla menzogna giunge dopo che Platone l’ha teorizzata sia per il momento costituente della città, nel racconto fenicio, sia per la polis costituita, nelle giustificazioni propagandistiche degli accoppiamenti eugenetici suggerite nel V libro. In quest’ultimo caso, l’eros era stato considerato un fattore privatizzante così potente e refrattario all’argomentazione, da giustificare il suo controllo tramite ciò che i filosofi odiano, la menzogna. Ora, di contro, si dice che anche i filosofi sono ispirati da una forma di eros – quello per la verità. Come si spiegano queste contraddizioni?
Si potrebbe essere tentati di dire che i filosofi, con il loro eros, pur rivolto ad un oggetto inconsueto, sono dei privatizzatori del sapere, a favore della loro corporazione; in quanto tali, si permettono di mentire agli altri. Se così fosse, però, come converrebbe lo stesso Trasimaco, non avremmo più un metro comune per distinguere il sapiente, che vuole vincere avendo ragione, dall’incompetente che vuole semplicemente soverchiare gli altri. In più, questo progetto di supremazia è contraddetto, dal punto di vista esterno, dal fatto stesso di essere scritto in un testo destinato a circolare per le mani di tutti. Dobbiamo allora ipotizzare che l’eros privatizzante, refrattario al discorso, e l’eros filosofico siano due cose diverse.
L’eros si definisce, come termine, in base a una relazione con un oggetto. L’eros privato e quello filosofico hanno oggetti diversi e dunque, se si definiscono sulla base della relazione con il loro oggetto, vanno trattati come diversi l’uno dall’altro. 42 Una simile deduzione non contrasta con il canone di economicità delle definizioni stabilito nel IV libro (437b ss.). L’eros sessuale, nel senso comune del termine, è privatizzante; ma da questo non segue che anche l’eros per la scienza sia tale. Il fatto che i paradigmi concettuali propri del sapere scientifico richiedano una forma di méthexis, sia sul piano oggettivo, sia sul piano soggettivo, indica che l’eros filosofico – l’unico eros che vale la pena perseguire – non può essere privatizzato senza tradire se stesso. Di questo Platone è talmente consapevole da accettare una contraddizione gravissima ed evidente al solo scopo di render pubblico il codice della vita, ingannando l’eros privato.
La Repubblica di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/resp