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La Repubblica di Platone |
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Socrate prosegue nella sua critica ai contenuti della tradizione poetica, insistendo sulla teologia poetica, che rappresenta le divinità - gli stessi dei cui Cefalo faceva sacrifici - come amorali, capricciose, sensuali, e quindi facilmente sottopononibili a un rapporto di do ut des - (390e) e soprattutto mentitrici.
Ma anche la verità va tenuta in gran conto. Se infatti abbiamo detto giusto, poco fa [cfr. 382d] e la menzogna è in effetti inutile agli dei e utile agli uomini solo come pharmakon, è chiaro che esso va assegnato ai medici e i profani non devono mettervi mano (389b).
Pharmakon, in greco, è una parola ambigua, che può designare sia un veleno sia una medicina. Lo stesso termine, nel Fedro, viene usato per caratterizzare il testo scritto - un medium che Platone sceglie di usare, pur denunciandone i limiti. Analogamente, nella città, la menzogna può essere di un qualche uso solo in mano agli asperti che governano, a vantaggio della città (389b), ma non in mano ai semplici cittadini. In che modo questa tesi, che ammette un impiego tecnocratico della menzogna, si concilia con la critica platonica all'indottrinamento?
La Repubblica di Platone
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