Tetradrakmaton

La Repubblica di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Introduzione storico-bibliografica

La Repubblica richiese a Platone una lunga gestazione, come si può vedere dalla sua stratificazione stilistica. Il primo libro, probabilmente risalente al 390 a. C. potrebbe essere letto come un dialogo elenchico a sé, un ideale Trasimaco o "sulla giustizia", nello stile delle opere giovanili; ma i nove libri successivi vedono il Socrate platonico impegnato in una impresa enorme, quella di costruire una città con la forza del discorso. 4 La composizione di questi ultimi può presumibilmente essere collocata intorno al 387, al rientro di Platone ad Atene, dopo il primo dei suoi tre sfortunati viaggi in Sicilia, rientro che coincide con la fondazione dell' Accademia. Per quanto nel primo libro ci siano elementi tipici dei dialoghi giovanili - l'ambientazione, l'élenchos e la conclusione aporetica - le anticipazioni di temi riproposti successivamente fanno pensare che sia stato rielaborato per connetterlo agli altri nove libri, anche perché la scrittura platonica non conosceva la "pubblicazione" nel senso degli accademici moderni.

Nella VII Lettera (328c), Platone racconta di aver lasciato Atene per andare a vivere sotto una tirannide come quella siracusana, perché si vergognava di passare, di fronte a se stesso, come un uomo capace solo di parole e perché pensava che fosse più facile convertire alla filosofia un uomo solo, il tiranno Dionisio il vecchio, piuttosto che una moltitudine. La Repubblica è dunque opera di un filosofo che ha un rapporto insieme di fascinazione e di repulsione per la vita politica. Ove personalità come Machiavelli o Tucidide compongono, in seguito a disavventure politiche, opere crudamente realistiche, Platone compie uno sforzo grandioso di riflessione e di costruzione teorica. Il Socrate del I libro, che ci ha introdotto con il suo élenchos al problema della giustizia, prende congedo da noi, e si trasforma, nelle mani di Platone, in un costruttore di città che si misura con idee radicali ed audaci.

La scena del dialogo si colloca fra il 420 e il 425. Gli stranieri (meteci) traci residenti al porto celebrano per la prima volta la festa della loro dea Bendis. Socrate racconta di essere sceso al Pireo per assistere ai festaggiamenti, e di aver conversato, nella casa del ricco meteco Cefalo, un anziano proprietario di una manifattura di scudi, con suo figlio Polemarco, i fratelli di Platone Glaucone e Adimanto e con il sofista Trasimaco. Polemarco, come il fratello Lisia, sono della parte democratica; essendo stranieri, per quanto insigniti del privilegio di possedere beni immobili in Atene, sono esclusi dalla partecipazione al governo della città, e sono dunque essenzialmente homines oeconomici, cui è richiesto un maggiore conformismo politico. Glaucone e Adimanto, aristocratici, sono vicini a Crizia, futuro capo dei Trenta Tiranni. Trasimaco è un esponente della sofistica nella sua versione "immoralistica". Fra i personaggi secondari spiccano Nicerato figlio di Nicia, vittima dei Trenta Tiranni, e Clitofonte, seguace di Teramene nel tentativo di colpo di stato oligarchico del 411.

Ma tutto questo appartiene al passato: Polemarco ora è morto, condannato a bere la cicuta sotto i Trenta Tiranni, che miravano al suo patrimonio; Lisia, che si è salvato a stento, è diventato loro accusatore implacabile. Anche Socrate è morto, condannato, allo stesso modo, dalla parte democratica. Mentre le utopie moderne guardano o al futuro o a un "altrove" geografico, lo sguardo di Platone è rivolto al passato. Il passato, però, proprio per il fatto di essere ricordato e ricostruito, non è qualcosa che non c'è più, ma è un patrimonio che possiamo far rivivere: ci è possibile criticare il presente e cercare di cambiarlo proprio perché abbiamo, nel nostro passato, un bagaglio di possibilità. Si tratta di farle oggetto di anamnesis e di farle diventare attuali.

Il titolo di quest'opera, normalmente tradotto come "repubblica" (dal latino res publica) suona in greco come Politeia. La parola politeia, resa di solito con "costituzione" ha uno spettro semantico complesso. Politeia indica sia la cittadinanza come condizione, sia la cittadinanza come complesso di cittadini. I due sensi si conciliano perché la comunità dei cittadini è tale in quanto si struttura secondo condizioni costituzionali e personali di cittadinanza. Quando si parla di politeia nel senso di "costituzione" non si allude semplicemente al complesso di leggi, in senso formale e materiale, che regola la vita pubblica, ma anche e nello stesso tempo alle persone che vivono e partecipano alla città. La costituzione esiste perchè ci sono i cittadini, e non viceversa.

Bibliografia e URL rilevanti

Platone. La Repubblica. Versione greca lemmatizzata e traduzione inglese presso il Perseus Project.



[ 4 ] Il primo libro della Repubblica è tuttavia fortemente connesso agli altri nove. Si veda per esempio C.H. Kahn,«Proleptic Composition in the Republic, or Why Book 1 Was Never a Separate Dialogue», The Classical Quarterly, New Series, Vol. 43, No. 1 (1993), pp. 131-142.

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La Repubblica di Platone by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
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