Tetradrakmaton

La Repubblica di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

B. L'argomento del terzo uomo

Il problema dell'autopredicazione

L’interpretazione della teoria delle idee che abbiamo proposto ne accentua il carattere pratico. Tuttavia, essa ha anche un carattere metafisico, come è mostrato dalla cosiddetta autopredicazione, per la quale l’idea di letto non è semplicemente uno schema o una struttura conoscitiva. L’idea, cioè, non è soltanto un predicato che si applica a qualche altra cosa e non a se stesso, bensì essa stessa è un letto, anzi è il letto per eccellenza. L’autopredicazione dà origine a note difficoltà logiche, che Platone stesso smaschera nel dialogo Parmenide (132a-133a), ove si espone il cosiddetto argomento del terzo uomo.

Se l’idea dell’uomo è, per autopredicazione, essa stessa un uomo, anzi è l’uomo per eccellenza, come possiamo pensare che gli uomini sensibili siano sue copie? Perché sia così, occorre che fra i vari uomini sensibili u1, u2... un e l’idea di uomo U ci sia un elemento in comune Ua. Questo elemento è, appunto, il terzo uomo, che è ciò che gli uomini sensibili e l’uomo ideale hanno in comune. Ma come si può dire che Ua ha qualcosa in comune con u1, u2… un e U? Solo indicando un elemento Ub che è in comune con i precedenti. E si può andare avanti così, producendo un regresso all’infinito. Quindi si può concludere che la teoria delle idee, escogitata per dare un senso unitario al molteplice, lo rende, a rigore, indefinito, perché è possibile ripetere infinitamente il ragionamento che la fondava: io posso chiamare “uomini” i differenti uomini sensibili, perché essi partecipano tutti dell’idea di Uomo, che è l’uomo per eccellenza; ma questa partecipazione – visto che l’Uomo è esso stesso un uomo – richiede che Uomo e uomini partecipino di una terza idea fra loro comune, e così via, all’infinito.

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