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Il Protagora di Platone |
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Socrate prosegue raccontando che, essendosi trattenuto con Ippocrate all'ingresso della casa di Callia per concludere una discussione, il portinaio li scambia per sofisti e, evidentemente convinto che all'interno ce ne siano fin troppi, si rifiuta di farli entrare finché non gli è spiegato che non sono sofisti e che non vengono per il suo padrone, ma per Protagora (314d).
Socrate si diverte a descrivere lo spettacolo di Protagora che passeggia nel porticato del cortile interno, seguito, come una academic star, da un codazzo di seguaci e ammiratori, fra i quali il padrone di casa, Paralo e Santippo figli del primo matrimonio di Pericle, Carmide zio di Platone che in futuro sarebbe stato uno dei Trenta Tiranni, due brillanti discepoli del sofista, Filippide figlio di Filomelo e Antimero di Mende, e altri ancora (314e-315a). Protagora, che ammalia il suo pubblico con la sua voce, viene paragonato al mitico poeta Orfeo, mentre i suoi seguaci, i quali eseguono una bella coreografia per stargli dietro senza calpestarsi a vicenda, sono descritti come un coro - elemento tipico del teatro greco (315a-b).
Alla luce della critica alla poesia del terzo libro della Repubblica, Socrate, rappresentando Protagora come un poeta e come un corifeo, lo tratta come un propagandista prezzolato e ne nega la competenza scientifica. Alla sua narrazione si aggiunge una sfumatura spettrale con una citazione - «e dopo di lui riconobbi» (315b-b) - dal canto XI dell'Odissea, nel quale Ulisse, disceso nell'Ade, riconosce via via fra le ombre molte personalità note. In un luogo assimilato al regno dei morti Protagora si trascina dietro una corte di fantasmi, come Orfeo con Euridice, presumibilmente con il medesimo insuccesso. 5
Al teatro delle ombre si aggiungono il sofista Ippia di Elide, intento a discettare di questioni astronomiche, il medico Erissimaco, il retore Fedro, Androne figlio di Androzione (315c), un altro grande sofista come Prodico di Ceo, il poeta Pausania con il suo giovanissimo amato Agatone (315d) e altri ancora, fra i quali i sopravvenuti Alcibiade 6 e Crizia, futuro capo dei Trenta Tiranni (316a). Buona parte degli spettri della casa di Callia sono dunque sofisti, tiranni e politici di reputazione equivoca.
Socrate e Ippocrate riescono finalmente ad avvicinarsi a Protagora, il quale chiede loro se preferiscono una conversazione privata o pubblica (316b). Socrate propone la sua questione - Ippocrate desidera diventare allievo del sofista per conquistare una buona reputazione in città - e lascia la scelta al suo interlocutore (316c).
Alcune fonti antiche riferiscono, con una certa vaghezza, che Protagora, come Socrate, fu accusato di empietà e lasciò Atene per sfuggire al processo. Se la tradizione antica ha un fondamento fattuale, il discorso che Platone mette in bocca al sofista suona tragicamente ironico - cosa, questa, in armonia col tono in cui sono state descritte le coreografie sofistiche.
Protagora ringrazia Socrate per il suo scrupolo. L'istruzione sofistica aveva introdotto la novità di un'educazione impartita in un ambiente artificiale e appositamente finalizzato, da parte di un estraneo, contro la synousia, lo stare insieme con gli altri cittadini che era alla base della pedagogia tradizionale. Questo provocò - dice Protagora - malevolenze e invidie, 7 tanto che alcuni sofisti antichi preferirono travestirsi da poeti, come Omero, Esiodo o Simonide, altri, come i seguaci di Orfeo e Museo, si nascosero sotto i culti misterici, e altri ancora sotto la ginnastica (316d), come Icco di Taranto ed Erodico di Selimbria, o la musica, come Agatocle e Pitoclide di Ceo (316e). 8 Protagora, però, pensa che non valga la pena nascondersi, perché è facile farsi scoprire per aggiungere alla propria cattiva reputazione anche la fama di dissimulatore, e preferisce ammettere di essere un sofista e di educare (paideuein) gli uomini (317b), fiducioso che non gli accadrà nulla di male. Così si decide - racconta Socrate (317d) - di discutere la questione pubblicamente in consiglio (synedrion), 9 in modo da offrire a Protagora l'occasione di far bella figura con i colleghi Prodico e Ippia (317c).
[ 5 ] Per i dettagli di questa allusione mitologica maligna si veda A. Capra, «Platone e la storia. La fine di Protagora e lo statuto letterario dei dialoghi socratici», Acme, 53:2 (2000), pp. 11 ss.: il combinato disposto col canto XI dell'Odissea suggerisce che Protagora sia assimilato a Sisifo, Ippia a Eracle e Prodico a Tantalo.
[ 6 ] Fra gli ascoltatori appaiono ben quattro personaggi - cinque con Alcibiade - che prendono la parola nel Simposio
[ 7 ] Anito, che nel Menone li accusa di corrompere i giovani, offre un esempio dell'ostilità a cui potevano andare incontro i sofisti.
[ 8 ] Protagora, con queste affermazioni, è già molto distante da Platone, per il quale la cultura poetica, per il suo dispositivo di comunicazione, era strutturalmente incapace di celare un senso diverso da quello apparente.
[ 9 ] Il sinedrio è un consiglio o un'assemblea che si riunisce formalmente, come un tribunale o un parlamento. L'uso di questa parola dà al confronto una solenne connotazione politica.
Il Protagora di Platone
by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/protagora