Tetradrakmaton

Il Menone di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Il paradosso di Menone

Menone, dopo i ripetuti fallimenti dei suoi esercizi di definizione, si sente frustrato, e paragona se stesso a chi, venuto a contatto con una torpedine, rimane intorpidito a causa della scossa elettrica. Socrate risponde che accetta il paragone con la torpedine solo se si riconosce che la torpedine fa intorpidire gli altri perché è torpida essa stessa:

...non è che io sia euporòn (certo) e faccia aporein (dubitare) gli altri, ma io più di chiunque altro aporòn (incerto), faccio si che anche gli altri aporein (dubitino). (80c)

Aporein, il verbo usato da Socrate, significa essere in dubbio o in difficoltà; ma il suo significato primario è essere povero, senza risorse. L'esperienza del dubbio è una esperienza di impoverimento e di spossessamento. Si credeva di avere in mano qualcosa, e ci si ritrova senza nulla. Si tratterà di capire se questo spossessamento sia o no una fase utile e salutare nel processo della conoscenza.

Menone, pur essendo fino a quel momento andato in cerca di qualcosa che ha mostrato di non sapere 7 , tenta di trarsi dall'imbarazzo con un argomento sofistico alla moda:

- Ma in quale modo, Socrate, andrai cercando quello che assolutamente ignori? E quali delle cose che ignori farai oggetto di ricerca? E se per un caso l'imbrocchi, come farai ad accorgerti che è proprio quella che cercavi, se non la conoscevi?

- Capisco quello che vuoi dire, Menone! Vedi un po' che bel discorso eristico proponi! l'argomento secondo cui non è possibile all'uomo cercare né quello che sa né quello che non sa: quel che sa perché conoscendolo non ha bisogno di cercarlo; quel che non sa perché neppure sa che cosa cerca. - (80d-e)

Il paradosso di Menone, pur essendo controintuitivo, pone un problema serio: come è possibile l'avanzamento della conoscenza? Socrate designa questo argomento come eristico, e non come dialettico, perché esso dà per noto qualcosa che invece non è stato convenuto: che imparare significhi trasferire meccanicamente - alla maniera dei sofisti - delle nozioni separate e discrete da una mente all'altra. Perché questo paradosso sia proponibile, la mente va pensata come una cassapanca, che può essere o piena o vuota: se è già piena, non serve riempirla, e, se è vuota, non può riempirsi da sé.

Se il paradosso di Menone fosse vero, un insegnamento di tipo socratico sarebbe impossibile, perché non ci sarebbe spazio per il dubbio come principio di una ricerca autonoma, che si cerca di suscitare con l'elenchos. La sua confutazione è dunque decisiva.



[ 7 ] Menone dice di avere fatto con successo molti discorsi pubblici sulla virtù (80b): Platone ha scelto di mettere in scena un allievo, anziché il maestro, perché voleva discutere l'insegnamento sofistico a partire dai suoi effetti.

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Il Menone di Platone by Maria Chiara Pievatolo is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License.
Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/menone