Tetradrakmaton

L'Ippia minore di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Un'interpretazione di Omero (369c-371e)

Come altri interlocutori di Socrate che si trovano in difficoltà, Ippia lo accusa di perdersi in cavilli e di non considerare la questione nel suo complesso, 8 e torna a ripararsi dietro l'autorità di Omero, dicendosi in grado di provare con un ragionamento adeguato fondato su molte prove che il poeta rappresenta Achille veridico e migliore del bugiardo e ingannevole Ulisse e sfidando Socrate a contrapporgli un discorso diverso e a lasciare che siano i presenti a stabilire chi ha parlato meglio (369c).

Il sofista, con questa strategia, vorrebbe riportare la conversazione sul terreno a lui più congeniale di una gara retorica fra macrologie basate su endoxa (opinioni autorevoli), il cui esito dipende dal favore del pubblico. Socrate, però, si sottrae di nuovo alla competizione, spiegandogli che lo sta interrogando per capire bene quanto dice e imparare da lui, proprio perché è convinto della sua superiore sapienza (369d).

Quanto a Omero, si può dimostrare che Achille, a dispetto delle sue dichiarazioni del canto IX, risulta nell'Iliade molto più bugiardo di Ulisse (370a). Infatti, dopo aver dichiarato all'ambasceria dei capi achei (Iliade,9.357 ss) di avere intenzione di ritornare a Ftia e averlo ancor prima annunciato ad Agamennone davanti a tutto l'esercito (Iliade,1.169 ss), non si mosse affatto dall'assedio di Troia (370d). Quindi Achille e Ulisse sono entrambi ottimi per veridicità, mendacità e ogni altra forma di eccellenza (370e). 9

Ippia difende Achille: l'eroe sembra mentire non perché lo abbia deliberatamente progettato, ma involontariamente: sono stati, infatti, i rovesci dell'esercito acheo e la morte di Patroclo ad averlo indotto a cambiare idea e non, come sarebbe stato nel caso di Ulisse, un piano fin dall'inizio finalizzato all'inganno (370e).

Socrate gli cita i versi 650 ss. del canto IX in cui Achille, subito dopo aver annunciato a Ulisse che vuole tornare a Ftia, dice ad Aiace che parteciperà alla guerra solo quando Ettore arriverà a minacciare le tende dei Mirmidoni, interpretandoli non, al modo di Ippia (371e), come una maniera diversa di dire la stessa cosa - cioè di rifiutarsi di tornare a combattere - ma come indice di un atteggiamente menzognero anteriore agli eventi che avrebbero condotto al suo ritorno al combattimento (371d).

Mettendo le mani sull'esegesi di Omero, Socrate ha sottratto a Ippia l'autorità su cui si voleva appoggiare: i discorsi dei poeti, per la loro fissità, sono, al modo dei testi scritti, esposti all'abuso interpretativo, come mostra l'esibizione dello stesso Socrate, nel Protagora, a proposito di alcuni versi del poeta Simonide.



[ 8 ] Ippia persegue il sapere enciclopedico della polymathia proprio perché, non essendo un dialettico, è incapace di analizzare e di classificare il mondo riconducendolo a sistema, ma si limita ad collezionare tecniche, nella convinzione che per avere una visione complessiva sia sufficiente averne una cumulativa.

[ 9 ] Veridicità e mendacità sono trattate indifferentemente come forme di arete o eccellenza sulla base dell'esito paradossale della confutazione precedente.

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