Tetradrakmaton

L'Ippia minore di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Achille e Ulisse: chi è il migliore? (364b-365c)

"Chi è dunque il migliore fra Achille e Ulisse, e rispetto a che cosa?" chiede di nuovo Socrate. Con una mossa, consueta nei suoi confronti con i sofisti, egli dice di aver fatto fatica a seguire la lunga conferenza di Ippia, e di non essere intervenuto per timore di rovinarla: ora però, con meno gente e per l'insistenza di Eudico, può finalmente chiedere i chiarimenti di cui ha bisogno (364b). Ippia, condiscendente, gli ripete che Omero ha costruito poeticamente Achille come il migliore (aristos) fra quanti parteciparono alla guerra di Troia, Nestore come il più sapiente e Ulisse come il più polytropos (364c). 3

Socrate lo prega di aver pazienza perché non riesce a capire. Ippia lo asseconda volentieri, dicendosi pronto a rispondergli gentilmente - come, a pagamento, insegna a fare agli altri (364d).

Rappresentandosi come inferiore e dunque agonisticamente non pericoloso Socrate sta inducendo il sofista a giocare il gioco della discussione secondo le sue regole: brachilogicamente e non macrologicamente; in un confronto faccia a faccia invece che davanti a un pubblico numeroso.

"Mi è chiaro" - dice Socrate - "che Achille è presentato da Omero come il migliore, e Nestore il più sapiente. Ma in che senso solo Ulisse è il più polytropos? Forse non lo è anche Achille?" (364e)

Ippia lo nega con enfasi: l'Achille di Omero è molto semplice e veritiero, come testimonia una citazione dell'Iliade (9.308) nella quale Achille apostrofa Ulisse così: 4


O figlio di Laerte, divino di stirpe, molto ingegnoso Ulisse, 
francamente bisogna ch’io ti dica quello che penso, 
che farò e come credo che giungerò al mio scopo. 
Come le porte dell’Ade, odioso mi è chi una cosa nasconda 
nel proprio pensiero e altra, invece, dica. 
Io dirò, invece, come andrà a finire.

Ulisse, dunque - conclude Ippia appellandosi all'autorità di Omero - rispetto ad Achille è polytropos e bugiardo. Socrate ne deduce che per Omero polytropos significa bugiardo (365b). E che per Omero un uomo non può essere veritiero e bugiardo nello stesso tempo.

Quando Socrate chiede a Ippia se anche lui è d'accordo con Omero, il sofista risponde affermativamente (365c). Socrate ne approfitta per lasciar perdere il poeta e continuare a interrogare direttamente Ippia, non più al riparo di un'autorità altrui. Ancora una volta, è lui a dettare le regole della conversazione: dire quello che si pensa, invece di ometterlo o dissimularlo strategicamente come nella competizione retorica.

Letture consigliate

La politica prima della polis: l'etica dei poemi omerici.

"Sofistica" nell'enciclopedia Treccani.



[ 3 ] Questo aggettivo, che significa "versatile", "multiforme" o "ricco di espedienti", è l'epiteto formulare con cui Ulisse viene qualificato fin dal primo libro dell'Odissea.

[ 4 ] La divisione del poema omerico in libri è stata fatta dai grammatici alessandrini, in epoca ellenistica; Ippia, nel dialogo, individua il passo indicando, com'era tradizionale, un titoletto descrittivo, le Suppliche. Si sta citando, infatti, la parte del poema in cui una delegazione di capi achei, dopo che la coalizione ha subito una serie di rovesci militari dovuti allo sciopero di Achille, viene inviata a pregare l'eroe perché ritorni a combattere.

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