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Online Journal of Political Philosophy

Wilhelm von Humboldt: un frammento di università

Maria Chiara Pievatolo

Questo documento è soggetto a una licenza Creative Commons.

DOI: 10.5281/zenodo.1302781

Ultima modifica: 27-02-2022


Indice

Il contesto storico: l'università e le sue crisi

Il frammento Über die innere und äussere Organisation der höheren wissenschaftlichen Anstalten in Berlin fu composto da Wilhelm von Humboldt nel periodo fra il 1809 e il 1810, mentre era - pur avendo accettato l'incarico con molta riluttanza 1 - direttore della sezione del ministero degli interni prussiano dedicata al culto e all'istruzione. Incompiuto e inedito, conobbe fortuna e fama solo a partire dalla fine del XIX secolo, quando lo storico Bruno Gebhardt lo riscoprì in un archivio. La mozione ufficiale che condusse alla fondazione dell'università di Berlino e alla riforma dell'università prussiana fu invece l'Antrag auf Errichtung der Universität Berlin, indirizzato a Federico Guglielmo III, la quale suggeriva di rendere l'università finanziariamente indipendente dal potere esecutivo tramite la concessione di beni demaniali 2 e la contribuzione della cittadinanza. 3

Paradossalmente, dunque, questo scritto è divenuto noto soltanto in concomitanza con l'inizio di una crisi che ha condotto alla demolizione dell'università humboldtiana e alla sua trasformazione in un'azienda capitalistica di stato, i cui docenti sono per lo più proletarizzati e i cui studenti sono clienti - crisi di cui Max Weber, già nel 1917, appariva consapevole. 4

Possiamo ora osservare con chiarezza che da noi il più recente sviluppo della struttura universitaria procede, in vasti settori della scienza, nella direzione di quella americana. I grandi istituti di medicina o di scienze naturali sono imprese di “capitalismo di stato”. Non possono venir amministrati senza cospicui mezzi imprenditoriali. E anche qui si presenta la medesima situazione che si ha dove s’insedia l’impresa capitalistica, cioè la “separazione del lavoratore dai mezzi di produzione”. Il lavoratore, vale a dire l’assistente, è vincolato agli strumenti di lavoro che sono messi a sua disposizione dallo stato; in conseguenza di ciò egli viene a dipendere dal direttore d’istituto allo stesso modo dell’impiegato in una fabbrica – infatti il direttore s’immagina, in perfetta buona fede, che l’istituto sia «suo» e lo governa a piacimento – e la sua posizione è spesso precaria al pari di qualsiasi esistenza «proletaroide» o dell’assistente di un’università americana.

La nostra vita universitaria tedesca si va americanizzando, come la nostra vita in generale, in punti molto importanti, e questo sviluppo – ne sono convinto – si estenderà in seguito anche a quelle discipline dove, come avviene ancor oggi in larga misura nella mia, l’artigiano stesso possiede lo strumento di lavoro (essenzialmente la biblioteca), in modo del tutto corrispondente al vecchio artigiano nell’ambito del suo mestiere. Lo sviluppo è in pieno corso.

I vantaggi tecnici sono del tutto indiscutibili, come in tutte le imprese capitalistiche e al tempo stesso burocratizzate. Ma lo “spirito” che in esse domina è ben diverso dall’atmosfera tradizionale delle università tedesche. C’è un abisso quanto mai profondo, esteriormente e interiormente, tra il dirigente di una grande impresa universitaria di stampo capitalistico e il solito ordinario di vecchio stile – anche nell’atteggiamento interiore. Ma non vorrei qui soffermarmi ulteriormente su questo punto. Tanto all’interno quanto all’esterno l’antico ordinamento universitario è diventato fittizio. Ma è rimasto, e anzi si è sostanzialmente accresciuto, un elemento proprio della carriera universitaria: che un libero docente del genere, e per di più un assistente, riesca finalmente a insediarsi nella posizione di ordinario e perfino di direttore d’istituto, è una questione che dipende soltanto dal caso. Certamente, non domina soltanto il caso, ma esso domina tuttavia in misura insolitamente elevata. Non conosco quasi altra carriera sulla terra in cui abbia un ruolo così grande. 5

Per Weber il docente universitario è esposto, come tutti coloro che sono chiusi nella gabbia d'acciaio del sistema capitalistico, alla precarietà e all'alienazione: come per l'operaio in catena di montaggio, anche per il ricercatore sono altri a stabilire il senso e la destinazione di un lavoro che ha smesso di essere suo, perché non è più lui a scegliere che cosa cercare, in che modo cercarlo e in che modo comunicarlo. 6

Il frammento di Humboldt è stato variamente ripreso in mano, nel corso del XX secolo, allo scopo di rivendicare la libertà della ricerca e delle didattica universitaria. 7 Ma la sua stessa redazione si colloca in un momento di crisi: Humboldt, sebbene liberale, era infatti funzionario di una monarchia assoluta di ancien régime costretta ad auto-riformarsi perché investita da un impero che, all'epoca, poteva passare per una prepotente forza modernizzatrice. La Prussia di Federico Guglielmo III, sconfitta da Napoleone a Jena e ad Auerstädt, aveva infatti dovuto sottomettersi all'umiliante pace di Tilsit, che l'aveva privata della porzione occidentale del suo territorio dove avevano sede le sue università più grandi.

L'università, a sua volta, era affetta - non soltanto in Germania - da una crisi ormai secolare. 8 Dell' istituzione originaria, l'università (universitas magistrorum et scholarium) ormai conservava soltanto il nome, avendo da tempo perso l'autonomia resa possibile dal pluralismo giuridico medioevale 9 per finire assoggettata allo stato, alla chiesa o alle élite locali. Per quanto un professore universitario, Martin Lutero, 10 sia stato all'origine di una delle grandi rivoluzioni dell'età moderna, la Francia rivoluzionaria e imperiale preferì adottare, per la formazione delle sue classi dirigenti, un sistema di grandes écoles, la prima delle quali fu l'Ècole polytechnique, pensate come immediatamente funzionali all'interesse dello stato. Fra queste due opzioni, una non più praticabile senza il pluralismo giuridico medioevale, l'altra controproducente - se s'identificava la causa dell'arretratezza della Prussia con la sua mancanza di libertà - Humboldt inventò una terza via.

La genialità della proposta di Wilhelm von Humboldt, concretatasi nel 1808-10 con la fondazione dell’Università di Berlino, consisteva nell’inserire l’università nella nuova architettura costituzionale dello Stato della nazione prussiana che rinasce dalla sconfitta di Jena da parte di Napoleone (1806): non sono i professori ad essere dipendenti dello Stato ma è l’università come corpo a garantire alla nazione non soltanto il progresso e la trasmissione della scienza (sulla base delle libertà di insegnamento e di ricerca) ma anche la garanzia e la certificazione delle abilità professionali e dell’efficienza del sistema pubblico e produttivo nel suo insieme. L’università tedesca (e in forma diversa le università che ad essa si sono ispirate) è divenuta quindi uno dei poteri dello Stato, dotato di una sua specifica posizione e di un'autonomia protetta, come la magistratura, all’interno del sistema politico complessivo. 11

Testi di riferimento

Wilhelm von Humboldt. L'organizzazione interna ed esterna degli istituti scientifici superiori a Berlino. Traduzione italiana di Maria Chiara Pievatolo (2017).

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[ 1 ] Christopher Clark, Iron Kingdom: The Rise and Downfall of Prussia, 1600-1947, Cambridge (Mass.), Belknap Press of Harvard University Press, 2009, ch. 10.

[ 2 ] Questo modello fu applicato negli USA con i Morrill Land-Grant Acts (1862, 1890). Non fu invece applicato in Prussia: il ministro Friedrich von Schuckmann, successore di Humboldt, pensava che l'indipendenza economica avrebbe reso difficile tenere l'università sotto il controllo dello stato (Adolph Wagner, Die Entwicklung der Universität Berlin, 1810-1896, Becker, Berlin, 1896, p. 10).

[ 3 ] Le riforme del ministro Stein miravano a estendere la cittadinanza e a promuovere le autonomie locali. Humboldt ne condivideva lo spirito: le sue Idee per un saggio sui limiti dell'attività dello stato (Ideen zu einem Versuch, die Gränzen der Wirksamkeit des Staats zu bestimmen (1792), in Wilhelm von Humboldts Gesammelte Schriften 1. Abteilung, hrsg.v. Albert Leitzmann. Königlich-Preussische Akademie der Wissenschaften, Bd. I. Berlin, Behr, 1903, ss.131 ff.; trad.it. pp. 110 ss.) suggerivano di devolvere le funzioni organizzative statali non connesse con la sicurezza a Nationalanstalten, ossia a istituzioni civili fondate su contratti, la cui autorità dipendesse dal consenso degli associati e non dalla coercizione. Quest'ultima, infatti, produce eteronomia e uniformità, perché non propone alla nostra libertà il ventaglio delle soluzioni possibili, ma decide che cos'è meglio e lo impone. Il liberalismo etico-culturale di Humboldt ammette tuttavia una Nationalerziehung (educazione nazionale) positiva, per coloro che sono ancora all'inizio della loro formazione (ibidem, pp. 114 ss.), che però non è un'"educazione pubblica" ordinata e impartita direttamente dallo stato (ibidem, p. 143). Diciassette anni dopo Humboldt dovette articolare la sua visione amministrando una riforma nella quale attribuì allo stato un ruolo a un tempo pericoloso e indispensabile.

[ 4 ] Max Weber, Wissenschaft als Beruf,, 1919: la conferenza dedicata alla scienza come professione risale però al 1917.

[ 5 ] Ibidem,s. 5, trad. it. di Pietro Rossi, La scienza come professione. La politica come professione, Torino, Einaudi, 2004, pp. 23-24.

[ 6 ] Il richiamo di Weber - morto nel 1920 - alla perdita della proprietà della propria biblioteca anticipa profeticamente la cosiddetta crisi dei prezzi dei periodici scientifici dell'ultimo terzo del XX secolo.

[ 7 ] J.C. De Martin, Università futura, Torino, Codice, 2017, pp. 95 ss.;163 ss.; la versione ad accesso aperto è in fondo a questa pagina. Chi invece è favorevole alla modernizzazione dell'università - per esempio Hans Pechar, The Decline of an Academic Oligarchy. The Bologna Process and ‘Humboldt’s Last Warriors’, 2012 - vede il richiamo a Humboldt come espediente per una difesa conservatrice di privilegi non più giustificabili.

[ 8 ] Per uno sguardo d'insieme si veda M.C. Pievatolo, «L'università e le sue crisi: una riflessione storica», Bollettino telematico di filosofia politica, 2012. La crisi dell'università moderna è rappresentata efficacemente da Carlo Goldoni nel XXII capitolo delle sue Memorie per l’istoria della sua vita e del suo teatro che narra della sua laurea in giurisprudenza in un'università - quella di Padova - nella quale "si facevan dottori senza dottrina".

[ 9 ] Paolo Grossi, «Un diritto senza stato (la nozione di autonomia come fondamento della costituzione giuridica medioevale)», Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno 25, 1996, pp. 267-284.

[ 10 ] Come scrive Paolo Prodi (Università e città nella storia europea § 3, in Id. Università dentro e fuori, Bologna, il Mulino, 2013), "Lutero è professore universitario e in quanto tale ottiene udienza e credibilità presso i principi e l’opinione pubblica, prevalendo in quanto universitario sui prelati della Chiesa ufficiale: la Riforma può attecchire perché da tempo ormai l’università si è affermata come un magistero di tipo nuovo, in collusione o collisione con il nuovo potere politico statale, e il sacerdozio gerarchico può essere attaccato con successo anche perché lo si può sostituire con una figura nuova di protagonista-professionista il cui paradigma più alto è costituito dal professore universitario".

[ 11 ] P. Prodi, op.cit. § IV.

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Based on a work at https://btfp.sp.unipi.it/dida/humboldt