Tetradrakmaton

Il Carmide di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
btfp

Quinta definizione: la sophrosyne è scienza di se stessa e delle altre scienze (164c-166e)

È possibile ignorare se stessi e avere sophrosyne? Crizia lo nega enfaticamente: sophrosyne è conoscere se stessi (164d), secondo l'invito dell'iscrizione gnothi sauton, posta sul tempio di Apollo a Delfi. Queste parole vanno interpretate come un saluto del dio - profetico e quindi enigmatico - a chi entra, in luogo del tradizionale chaire (164e): 14 qualcosa di simile, dunque, ad "abbi sophrosyne" o "sii assennato". 15 Chi le ha scambiate per un consiglio, aggiungendovi altre ammonizioni come «Nulla di troppo» 16 e «Garanzia porta disgrazia», le ha dunque fraintese (165a).

Crizia, dicendosi addirittura disposto a ritrattare tutto quello che ha detto prima e ad ammettere che ragione e torto sono equamente divisi fra lui e il suo interlocutore, sfida Socrate a contestare che la sophrosyne sia conoscere se stessi (165b).

Socrate si sottrae alla sfida facendogli notare che non solo ignora le questioni su cui lo interroga, ma, soprattutto, non può dichiararsi d'accordo semplicemente volendolo. Sta facendo una ricerca con Crizia (165b) e soltanto alla sua conclusione potrà stabilire se è d'accordo con lui o no. Crizia considera ogni obiezione come un ostacolo perché il suo scopo è vincere la partita piegando il suo interlocutore. Socrate, invece, persegue il fine, scientifico e sovrapersonale, di approssimarsi alla verità tramite un'indagine comune.

Ottenuto il permesso di proseguire, Socrate deduce che, se la sophrosyne è conoscenza, allora deve essere una scienza (episteme). Una scienza, in quanto tale, deve essere scienza di qualcosa, cioè deve avere un oggetto: la medicina, per esempio, è la scienza della salute. Crizia risponde che la sophrosyne è scienza e ha come oggetto se stessi (165c).

La medicina, prosegue Socrate, in quanto scienza della salute, ci è utile in quanto la sua funzione (ergon) è produrre salute. Analogamente, la funzione della scienza delle costruzioni è costruire case. Qual è la funzione della sophrosyne come scienza di sé (165d)?

Crizia contesta l'impostazione della domanda: la sophrosyne non è una scienza come le altre, con una sua funzione, al modo in cui la scienza delle costruzioni ha per funzione l'edificazione di case, e la tessitura la produzione di vestiti. È più simile all'aritmetica e alla geometria, che sono scienze, ma non hanno un loro proprio ergon (165e). 17

Socrate gli dà ragione, ma gli fa notare che, anche nel caso di una scienza teorica come l'aritmetica, si è in grado di individuarne l'oggetto: così, per esempio, l'aritmetica è la scienza dei numeri e di come queste quantità stiano in rapporto con se stesse e reciprocamente; mentre la statica è la scienza che si occupa del peso. Questi oggetti sono distinti, in quanto tali, dalle scienze che li studiano (166a). Qual è l'oggetto della sophrosyne?

Crizia si irrita: secondo lui Socrate, chiedendosi che cosa distingue la sophrosyne dalle altre scienze, ne cerca invece la somiglianza (166b), 18 facendo finta di non sapere che essa è peculiare proprio perché, a differenza delle altre, è scienza di tutte le scienze e anche di se stessa. Il suo scopo, in realtà, non è seguire la discussione, ma umiliarlo con una confutazione (elenchos) (166c).

Crizia, con quest'ultima mossa, ha alterato, ampliandolo, il senso dell'iscrizione delfica: in 165c egli affermava che la sophrosyne è conoscenza di se stesso (eautou), mentre subito dopo, in 166c diventa scienza di se stessa (eautes) e di tutte le altre scienze. Nel primo caso abbiamo una conoscenza riflessiva sulla propria persona, nel secondo una sorta di superscienza che conosce, oltre se stessa, anche tutte le altre scienze.

Socrate gli spiega che non cerca di confutarlo per umiliarlo: fa esattamente quanto farebbe nei confronti dei suoi propri discorsi, per il timore di trovarsi a credere di sapere quello che in realtà non sa. La sua ricerca non è contro di lui, ma è per il bene comune di Socrate e di tutti gli altri: non sarebbe un bene se si conoscesse con chiarezza com'è tutto quello che è (166d)?

Crizia non può dire di no e acconsente a proseguire la conversazione considerando solo il ragionamento, senza preoccuparsi se a essere confutato sarà Socrate oppure lui (166e).

In effetti, nel Fedro Socrate stesso cita l'iscrizione delfica per spiegare al suo interlocutore che considera molto più importante conoscere se stesso piuttosto che perder tempo a cercare interpretazioni naturalistiche del mito tramandato dalla tradizione. Nel dialogo della maturità manca l'alterazione interpretativa compiuta qui da Crizia: non si parla, dunque, di una scienza della scienza. Il collegamento, però, suggerisce una domanda che investe lo stesso Socrate: come e in che senso è possibile conoscere se stessi?

Riferimenti

L'elenchos nel Gorgia.



[ 14 ] L'imperativo presente chaire ("sii lieto"), analogamente al latino salve ("stai bene") era una forma di saluto; Crizia, similmente, interpreta come un saluto anche l'imperativo aoristo gnothi.

[ 15 ] Crizia usa il verbo sophronein, che indica tanto l'essere temperato quanto l'essere sano di mente: in questo secondo significato può essere avvicinato all'imperativo del verbo gignosco (conosco) impiegato nell'iscrizione delfica.

[ 16 ] Meden agan, attribuito da Aristotele a Chilone di Sparta (Retorica 2.12,14), da Demetrio Falereo a Solone, e da Pausania genericamente ai Sette Sapienti (10.24.1), è attestato per la prima volta in Teognide, 335 e successivamente nel frammento 35b Mahler di Pindaro, citato da Plutarco in Consolatio ad Apollonium, 28.

[ 17 ] La distinzione di Crizia anticipa quella, sistematizzata nel Politico, fra scienze cognitive e scienze pratiche.

[ 18 ] La definizione tassonomica si basa sulla distinzione e sul concorso di una somiglianza (il genere prossimo) e di una differenza (la differenza specifica): Crizia tratta, a bella posta, questo concorso come se fosse contraddittorio.

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