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Il Carmide di Platone |
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Carmide si avvicina, provocando trambusto fra gli astanti, che fanno a gara per sedersi vicino a lui, spingendosi a vicenda (155c). Socrate stesso si sente affascinato (155d) e riesce a malapena a dire che il suo farmaco contro il mal di testa è una certa erba che però, per essere efficace, va assunta col canto di una formula magica (155e). Carmide allora chiede a Socrate di dettargliela, per metterla per iscritto. Socrate gli domanda se vuole ottenere la formula convincendolo a cedergliela, oppure con la forza. Carmide, a cui il nome e la fama di Socrate sono già noti, dice che non vuole costringerlo. Questi, dunque, può parlare più liberamente e spiegargli che, secondo i medici, ogni parte del corpo è connessa alle altre: l'organismo deve essere curato come un intero (holon). Carmide conviene con lui (156c).
Socrate prosegue raccontando che, grazie al suo servizio nel Nord, ha conosciuto dei medici traci di Zalmosside, dei quali si dice che sanno rendere gli uomini immortali (156d). 5 Questi medici sostengono che non solo l'organismo va curato come un tutto, ma che neppure il corpo - e questo sfugge ai loro colleghi greci - può essere curato senza prima trattare anche l'anima. 6 La terapia dell'anima, a sua volta, può aver luogo solo tramite incantesimi - i «discorsi belli» o i bei ragionamenti (kalous logous) - i quali, dopo aver assicurato la sophrosyne all'anima assicurano anche al corpo salute (157a). E Socrate si è impegnato a seguire i loro insegnamenti: dunque a non rivelare a nessuno - per quanto nobile, ricco e bello - l'incantesimo per la terapia del mal di testa senza prima averne curato l'anima (157b-c).
La figura di Carmide è associata al potere incontrollabile dell'eros, che nella Repubblica e nel Gorgia è il contrassegno dell'anima tirannica. Come Dionisio il giovane, tiranno di Siracusa, anche Carmide crede sia possibile impadronirsi del sapere di Socrate trasformandolo in una formula da mettere per iscritto. Socrate, invocando una divinità straniera e una promessa da mantenere, non si piega al potere e al prestigio sociale e cerca di discutere sull'autocontrollo o sophrosyne - virtù più vicina alla democrazia che alla tradizione aristocratica. Anche qui i collegamenti con altri testi platonici arricchiscono il senso di queste prima battute di sfumature filosofiche e politiche tutt'altro che banali.
Crizia, che si atteggia a garante del giovane cugino, risponde che la terapia di Socrate potrebbe essere un bel colpo di fortuna: Carmide, però, eccelle fra i coetanei non solo per la bellezza, ma anche per sophrosyne - e, in ogni altro aspetto, non è inferiore a nessun altro (157d).
Socrate asseconda l'albagia di Crizia apostrofando il ragazzo con un elogio troppo sperticato per non essere ironico: Carmide da parte di padre, appartiene a una famiglia che risale a Crizia figlio di Dropide, celebrata da Solone, Anacreonte e molti altri poeti come illustre per bellezza, virtù ed eudaimonìa (157e), mentre da parte di madre ha come zio il nobilissimo Pirilampo, più volte ambasciatore presso il Gran Re 7 e altri sovrani d'Asia. 8 Con tanto lignaggio, non può che essere in tutto eccellente (158a).
[ 5 ] Zalmosside, racconta Erodoto con un certo scetticismo (4.93-4.96), era il dio di una popolazione della Tracia, i Geti. I Greci, però, narravano che fosse un ex-schiavo trace. Questi aveva fatto ritorno in patria ricco delle cognizioni apprese dagli Ioni - in particolare dal suo padrone, Pitagora - e di un cospicuo patrimonio, e aveva preso a predicare l'immortalità propria e altrui. Aveva provato la sua affermazione rimanendo nascosto in una camera sotterranea, che aveva fatto scavare nella sua abitazione, e risorgendo dopo tre anni. Anche Socrate, presentandosi come allievo di Zalmosside, compie un'impostura inconsueta rispetto alla sua abituale professione d'ignoranza: si fa passare per un tecnico, dotato di un sapere settoriale al servizio di uno scopo limitato, per compiere un esame filosofico che teme di rivelare come tale e traveste alla maniera dello Zalmosside del resoconto di Erodoto.
[ 6 ] Una teoria simile si ritrova nel III libro della Repubblica (III, 403d ss).
[ 7 ] Con questo nome i Greci indicavano l'imperatore persiano.
Il Carmide di Platone
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Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/carmide